Città: causa e possibile soluzione del cambiamento climatico (VIDEO)
UN-Habitat: città ben progettate e low-carbon per la resilienza climatica globale
[19 Settembre 2019]
Secondo la direttrice esecutiva di UN-Habitat, Maimunah Mohd Sharif, «In tutto il mondo le città sono la principale causa dei cambiamenti climatici, ma possono anche fornire una parte della soluzione per ridurre i gas serra nocivi che stanno causando un aumento delle temperature globali»
La Sharif, che parteciperà, insieme ai leader mondiali, al prossimo Climate Action Summit convocato a New York dal segretario generale dell’Onu António Guterres, ha detto che «UN-Habitat sostiene una delle 9 tracce di azione designate dal segretario generale: “Infrastrutture, Città e Azioni locali”, sotto la guida dei governi del Kenya e della Turchia».
Intervistata da Un News, la direttrice esecutiva di UN-Habitat ha ricordato che «Oltre la metà della popolazione mondiale vive nelle città, e questo probabilmente aumenterà a oltre i due terzi entro il 2030. Le città utilizzano gran parte dell’approvvigionamento energetico mondiale e sono responsabili di circa il 70% delle emissioni globali di gas serra legate all’energia che intrappolano il calore e provocano il riscaldamento della Terra. I livelli di anidride carbonica, il gas serra più diffuso, sono ai massimi livelli di sempre, soprattutto a causa della combustione di combustibili fossili per produrre energia. L’enorme impronta di carbonio creata dalle nostre città deriva da una scarsa pianificazione e layout. L’espansione suburbana a bassa densità con scarso trasporto pubblico e case lontane dal posto di lavoro e dai negozi significa più auto sulle strade che emettono anidride carbonica. Inoltre, la maggior parte del numero sempre crescente di edifici utilizza ancora combustibili fossili per le proprie esigenze energetiche. Le città, pur essendo la principale causa dei cambiamenti climatici, sono anche le più colpite. La maggior parte delle città sono situate vicino all’acqua mettendole a rischio a causa dell’innalzamento del livello del mare e delle tempeste. Tuttavia, dato il loro ruolo di hub di innovazione e creatività, guardiamo anche alle città per avere delle risposte. Le soluzioni energetiche, edilizie, di mobilità e di pianificazione e le innovazioni nelle città hanno il potenziale per produrre importanti riduzioni delle emissioni».
Un News ha chiesto alla Sharif: «in che modo le città possono contribuire a ridurre i cambiamenti climatici?» e lei ha risposto: «Enormi guadagni, in termini di riduzione dei gas nocivi, possono essere fatti cambiando il modo in cui pianifichiamo, costruiamo, gestiamo e alimentiamo le nostre città. Città ben progettate, compatte e percorribili con un buon trasporto pubblico riducono notevolmente la nostra impronta di carbonio pro capite e sono fondamentali per raggiungere molti degli Obiettivi di sviluppo sostenibile dei quali l’azione climatica è una parte fondamentale.
Dobbiamo urgentemente ridurre la quantità di anidride carbonica prodotta dalle nostre case e uffici andando verso edifici zero carbon, che non utilizzano carbonio per riscaldamento, illuminazione, raffreddamento o elettricità. Possiamo gestirle facendole diventare più efficienti dal punto di vista energetico e utilizzando fonti di energia rinnovabili. Le nostre città, paesi e villaggi in espansione possono creare edifici e infrastrutture altamente efficienti dal punto di vista energetico e progettati tenendo conto del clima locale, utilizzando tecnologie innovative. Ad esempio, la maggior parte dei nuovi edifici nei prossimi 30 anni sarà costruita in Africa e in Asia, che dovrebbero abbandonare l’aria condizionata e massimizzare la ventilazione naturale. Per alimentare le nostre città dobbiamo produrre energia pulita, efficiente sotto il profilo delle risorse e allontanarci dai combustibili fossili. Dal 2009, il costo dell’elettricità rinnovabile è diminuito sia per l’energia solare che per quella eolica e continuerà a diminuire man mano che la maggior parte di noi la utilizza. L’estrazione e la produzione di materiali per gli edifici, come l’acciaio e il cemento, e i procedimenti di costruzione producono anidride carbonica, quindi l’utilizzo di infrastrutture low-carbon ridurrà anche le emissioni. Anche i trasporti producono quantità significative di emissioni. Le città non devono essere pianificate intorno alle automobili ma alle persone e dovrebbero investire in trasporti pubblici zero-carbon, strade pedonali e piste ciclabili protette. I trasporti pubblici elettrici, alimentati con energia rinnovabile, potrebbero prevenire 250 milioni di tonnellate di emissioni di carbonio entro il 2030, nonché migliorare la salute delle persone e ridurre il rumore e l’inquinamento atmosferico nelle nostre città. Quando si decompone, la sostanza organica emette metano, che a breve termine è un gas serra molto più potente rispetto all’anidride carbonica, quindi è fondamentale per ridurre al minimo i rifiuti organici migliorando i metodi di gestione dei rifiuti e adottare misure per stoccare e utilizzare le emissioni di metano delle discariche. E, oltre alle soluzioni a lungo termine che richiedono un cambiamento nel modo in cui operano le nostre economie, possiamo fare tutti delle scelte personali per modificare il nostro stile di vita e i nostri modelli di consumo».
I cambiamenti climatici già in corso e i futuri rischi hanno spinto circa un migliaio di città di tutto il mondo a dichiarare l’emergenza climatica. La Sharif evidenzia che «L’adattamento climatico, in base al quale le città si adeguano al clima attuale o previsto in futuro, è un investimento valido. Questo può includere sistemi di allerta precoce, infrastrutture e abitazioni resilienti al clima e investimenti nelle risorse idriche. Il 2019 Global Commission on Adaptation Report dimostra che un investimento di 1,8 trilioni di dollari nell’adattamento climatico può generare 7,1 trilioni di dollari di benefici totali. Un rifugio resiliente funzionerà solo se abbiamo comunità resilienti. Di recente ho incontrato la Segretaria generale del Commonwealth, Patricia Scotland e altri leader mondiali e ci siamo impegnati a lavorare insieme per assicurare che venga ricostruito meglio. Il nostro focus su “Infrastructure, Cities and Local Action” fa parte de più ampio UN-Habitat Strategic Plan per costruire la resilienza climatica in tutto il mondo».
Ma l’urbanizzazione che attira sempre più persone nelle città apre un altro gigantesco problema: ad essere più colpite dal cambiamento climatico nelle metropoli sono le persone più povere e vulnerabili. Un disastro sociale e umano del quale la Sharif è ben consapevole: «Chi sta bene nelle nostre città e comunità sopporterà il peso del cambiamento climatico sottoforma di alluvioni, frane e caldo estremo. Questo perché vive spesso in alloggi inadeguati in luoghi fragili come i versanti delle montagne o le pianure alluvionali, senza infrastrutture per la riduzione del rischio come casse di espansione funzionanti. A livello globale, ci sono circa 880 milioni di persone che vivono in insediamenti informali che sono altamente vulnerabili ai cambiamenti climatici. Stiamo esortando i governi a pianificare meglio e a ricostruire meglio».
Poi ci sono le sfide diverse che dovranno affrontare le brulicanti città dei paesi in via di sviluppo rispetto a quelle dei Paesi sviluppati e la Sharif conclude facendo notare che «Il mondo intero è minacciato dai cambiamenti climatici, ma i paesi in via di sviluppo sono spesso i più colpiti. Spesso non hanno la capacità di affrontare eventi meteorologici estremi e hanno strutture di governance insufficienti per gestire le sfide climatiche. Le città dei Paesi in via di sviluppo devono anche affrontare ostacoli nell’accesso ai finanziamenti per il clima, compresa una mancanza di attenzione alle città come priorità strategica. Ma alla fine il cambiamento climatico non rispetta i confini: tutti saranno colpiti e tutti dobbiamo agire insieme per fermarlo adesso».