Disastro di Stava, i geologi a Trento: «Quelle 268 morti sono state inutili?»
La tragedia alle ore 12 e 22’ e 55”: era il 19 luglio del 1985
[20 Luglio 2015]
Quelle morti, e il dolore che accompagna da trent’anni coloro che a buon diritto possono essere definiti sopravvissuti , sono state inutili? Se dovessimo soffermarci a considerare come e perché quei 268 persero la vita , dovremmo concludere che sì , sono morti inutili , nel senso che potevano essere evitate. Dopo Stava molte leggi e normative tecniche sono state emanate da allora e oggi sarebbe oggettivamente più difficile costruire e gestire impianti come quelli di Stava così come furono costruiti e gestiti all’epoca. Talora però, anche ai giorni nostri, scopriamo che c’è qualcuno che riesce ad eludere procedure e controlli, spesso con la compiacente disattenzione di Amministrazioni o di funzionari poco rigorosi.
Ben 268 furono le vittime ma la vita da quel giorno, è stata però irrimediabilmente compromessa per un numero ben più alto di persone. Una vera e propria folla di sopravvissuti che in qualche caso hanno dovuto letteralmente rifarsi una vita perché l’onda di fango aveva portato via in pochi minuti tutto il loro orizzonte di affetti.
Oggi non è diverso da 30 anni fa. Noi riproponiamo la tragica storia di Stava per più motivi: perché nulla è più importante della sicurezza, nella scelta del luogo, nel progettare l’intervento e nel controllarlo in fase di realizzazione ed in fase di esecuzione, perché questi cortocircuiti nella pubblica amministrazione non debbano più ripetersi né possa avvenire che non si sappia a chi attribuire le responsabilità ; perché i professionisti chiamati a progettare siano capaci , preparati e aggiornati e perché abbiano sempre a mente il valore dell’etica nella professione ; infine perché le imprese che costruiscono siano affidabili e non guardino solo al profitto. Ma vi è anche un’altra ragione: vogliamo ricordare le molte morti innocenti alla cui memoria tributiamo il nostro omaggio ed i loro parenti e amici che vogliamo abbracciare simbolicamente con tutto l’affetto di cui siamo capaci.
Tutti coloro che hanno a cuore un Paese più serio e attento alle vere priorità della vita, che non si rassegnano a vivere nello squallore che emerge anche in questi giorni, sono caldamente invitati a partecipare a questi appuntamenti.
di Vittorio D’Oriano , presidente della Fondazione centro studi del Cng