Dissesto idrogeologico: l’Italia è il paese europeo più esposto alla forza erosiva della pioggia
Ci sono 528.903 frane, 12.218 km2 a pericolosità elevata
[16 Settembre 2016]
Mentre il sud dell’Italia si lecca le ferite delle prime perturbazioni di fine estate e l’Italia intera guarda preoccupata al passaggio della nuova perturbazione che apre l’autunno, il Joint research center (Jrc) dell’Unione europea conferma che le precipitazioni hanno più probabilità di causare l’erosione del suolo nelle regioni mediterranee e alpine che nel Nord Europa, con l’Italia che emerge tra tutti nella cartografia del rischio.
Domenico Guida, professore di geomorfologia dell’università di Salerno, conferma che questo avviene in un territorio già molto fragile e in pieno dissesto idrogeologico: «In base ai dati complessivi non aggiornati al 2016 di Fonte Ispra, in Italia le frane sono ben 528.903. Nel solo 2015 abbiamo avuto oltre 200 eventi principali. Le aree a pericolosità da frana elevata in Italia sono pari a 12.218 km2. Più di cinque milioni di persone risiedono in aree a rischio elevato, mentre le imprese che sono in aree a pericolosità da frana elevata e molto elevata sono più di 79.000 ed il 18% dei Beni Culturali italiani è a rischio frane, mentre sono 40.000 i Beni Culturali in aree a pericolosità idraulica e 9 milioni di persone risiedono in aree a pericolosità idraulica. Complessivamente, le imprese esposte a rischio alluvioni in Italia sono più di 576.000. Il dissesto idrogeologico porta via suolo che non recupereremo più con pesanti conseguenze per l’economia del Paese. Per recuperare un solo centimetro di suolo occorrono, in alcuni casi, ben 100 anni. Lo stato di dissesto idrogeologico non può essere affrontato in termini riduzionisti e settoriali, altrimenti si rischia di non tenere conto delle altre pericolosità e rischi naturali. Condizioni che in altre nazioni vengono definite “multi-rischio».
Tornando al nuov dataset dell’Jrc , fornisce parametri essenziali per stimare la perdita eil rischio di erosione del suolo in Europa, ma in futuro potrebbe servire proprio a valutare e prevedere frane e alluvioni e per la gestione degli ecosistemi e l’agricoltura.
L’Agenzia regionale per la protezione ambientale della Toscana (Arpat) che dedica un approfondimento al rapporto, sottolinea che «La pioggia è uno dei principali fattori di erosione del suolo, influisce sulla qualità del suolo, riducendo nutrienti e materia organica e producendo strati di terreno più sottile. L’indicatore “forza erosiva delle precipitazioni” combina diversi fattori (durata, ampiezza e intensità delle precipitazioni) e dipende anche dalla variabilità delle precipitazioni durante le stagioni, dalla temperatura e dalla loro localizzazione (latitudine, longitudine)».
I ricercatori Jrc hanno raccolto dati provenienti dalle stazioni di monitoraggio delle precipitazioni degli Stati membri dell’Ue e della Svizzera e hanno prodotto una banca dati dell’erosività delle precipitazioni (Redes – Rainfall Erosivity Database on the European Scale) e una mappa dell’erosività della pioggia.
All’Arpat sottolineano che «Oltre ad essere utili per la valutazione della perdita di suolo e del rischio di erosione del suolo, questi strumenti possono essere utilizzati dagli esperti anche per valutare la predisposizione di specifiche aree a rischi naturali, come le inondazioni (associate con precipitazioni brevi e intense), nonché le siccità. Possono essere utilizzati anche per la gestione agricola in aree che devono affrontare episodi di piogge particolarmente intense e concentrate in brevi periodi su terreni asciutti. In particolare, i dati possono essere utili per la pianificazione delle colture di rotazione per evitare la pioggia estrema e l’elevata erosività che può ridurre o distruggere completamente colture permanenti come l’olivo, vigneti e alberi da frutto, che sono particolarmente importanti nella regione del Mediterraneo. In definitiva, Redes può anche essere utilizzato per identificare alcune tendenze e rischi del cambiamento climatico».