Indonesia: il mega progetto turistico di Lombok da 3 miliardi di dollari viola i diritti umani

Un circuito di gare motociclistiche Grand Prix, parchi divertimento, hotel di lusso e resort da realizzare accaparrandosi terre indigene e sfollando le popolazioni locali

[2 Aprile 2021]

I relatori speciali ed esperti indipendenti dell’Onu Olivier De Schutter (estrema povertà e diritti umani), Francisco Cali Tzay (diritti dei popoli indigeni), Mary Lawlor (situazione dei difensori dei diritti umani), Obiora Okafor (diritti umani e solidarietà internazionale), Balakrishnan Rajagopal (abitare adeguato come componente del diritto a uno standard di vita adeguato e diritto alla non discriminazione in questo contesto), Livingstone Sewanyana (promozione di un ordine internazionale democratico ed equo) e l’United Nations Working Group on human rights and transnational corporations and other business enterprises (Working Group on Business and Human Rights) costituito da Dante Pesce, Surya Deva, Elżbieta Karska, Githu Muigai e Anita Ramasastry, hanno  esortato il governo dell’Indonesia a rispettare i diritti umani e lo stato di diritto riguardo a un mega progetto turistico da 3 miliardi di dollari che dovrebbe essere realizzato sull’isola di Lombok e che «ha comportato accaparramenti aggressivi di terre, sgomberi forzati di popolazioni indigene Sasak e intimidazioni e minacce contro i difensori dei diritti umani».

De Schutter ha denunciato che «Agricoltori e pescatori sono stati espulsi dalla loro terra e hanno subito la distruzione delle loro case, campi, fonti d’acqua, siti culturali e religiosi, mentre il governo dell’Indonesia e l’ITDC (Indonesia Tourism Development Corporation) hanno promosso Mandalika  per farla diventare una “New Bali”. Fonti credibili hanno scoperto che i residenti locali sono stati soggetti a minacce e intimidazioni e sono stati sgomberati con la forza dalla loro terra senza alcun risarcimento. Nonostante questi risultati, l’ITDC non ha cercato di pagare un risarcimento o di risolvere le controversie terriere».

Mandalika, nella povera provincia occidentale di Nusa Tenggara di Lombok, è destinata a essere trasformata in un “complesso turistico integrato” che dovrebbe comprendere un circuito di gare motociclistiche Grand Prix, parchi divertimento, hotel di lusso e resort, tra cui Pullman, Paramount Resort e Club Med. Il progetto è in parte finanziato dalla Asian Infrastructure Investment Bank (AIIB) e ha attirato più di 1 miliardo di dollari di investimenti da parte di imprese private. Il principale investitore è il gruppo francese VINCI Construction Grands Projets e realizzerà il Circuito di Mandalika, hotel, un ospedale, un parco di divertimenti acquatico e altre strutture.

Già a marzo, diversi esperti delle Nazioni Unite avevano evidenziato le loro preoccupazioni in comunicazioni congiunte al governo dell’Indonesia, all’ITDC e all’AIIB, nonché a società private interessate come VINCI Construction Grands Projets, Club Med, Accor, Dorna Sports e EBD Paragon e ai Paesi dove queste multinazionali hanno sede (Francia, Spagna e Stati Uniti d’America). Le comunicazioni all’Indonesia, all’ITDC e all’AIIB e qualsiasi risposta ricevuta saranno pubblicamente disponibili nello Special Procedures communications database il 3 maggio 2021 e il 25 maggio 2021 per le comunicazioni alle società private e ai loro Stati d’origine.

Gli esperti Onu hanno anche criticato «La mancanza di due diligence da parte dell’AIIB e delle imprese private per identificare, prevenire, mitigare e rendere conto del modo in cui affrontano gli impatti negativi sui diritti umani, come stabilito nei Principi guida delle Nazioni Unite su imprese e diritti umani. Alla luce dell’oscura storia di violazioni dei diritti umani e di accaparramento di terre nella regione, l’AIIB e le imprese non possono guardare dall’altra parte e dedicarsi al business as usual. La loro incapacità di prevenire e affrontare i rischi di violazioni dei diritti umani equivale a essere complici di tali abusi».

De Schutter fa notare che «Il progetto Mandalika mette alla prova i lodevoli impegni dell’Indonesia verso gli Obiettivi di sviluppo sostenibile e i suoi obblighi in materia di diritti umani. Lo sviluppo del turismo su larga scala che calpesta i diritti umani è fondamentalmente incompatibile con il concetto di sviluppo sostenibile». La dichiarazione congiunta conclude: «E’ passato il tempo dei circuiti da corsa e dei grandi progetti di infrastrutture turistiche multinazionali a beneficio di una manciata di attori economici piuttosto che della popolazione nel suo insieme. Le economie post-Covid dovrebbero concentrarsi sull’empowerment delle comunità locali, sul miglioramento dei loro mezzi di sussistenza e sulla partecipazione al processo decisionale. Esortiamo il governo indonesiano a garantire che l’ITDC rispetti i diritti umani e lo stato di diritto, così come l’AIIB e le imprese private a non finanziare o impegnarsi in progetti e attività che contribuiscono a violazioni e abusi dei diritti umani».