Kanal Istanbul, come Erdogan vuole distruggere una città. Il regime in affari edilizi col Qatar
Wwf, Greenpeace, sindaco di Istanbul e opposizione: creerà grandi rischi per la natura
[3 Gennaio 2020]
Secondo Greenpeace Türkiye, «Istanbul, una delle città per molti aspetti più importanti e uniche al mondo, è destinata a essere trascinata in un disastro con un progetto imprevedibile e imprevedibile chiamato Kanal Istanbul». Greenpeace è infatti convinta che questo mastodontico e costosissimo progetto dimostri che il governo di destra islamista di Recep Tayyip Erdoğan pensi a tutto meno che ad affrontare la crisi climatica e sottolinea che «Il progetto Kanal Istanbul influenzerà profondamente la natura, l’ecosistema e la società di Istanbul e renderà la già vulnerabile Istanbul ancora più vulnerabile agli effetti della crisi climatica». Per questo l’associazione ambientalista ha lanciato una petizione indirizzata al governo e alla direzione provinciale dell’ambiente e dell’urbanizzazione e a accompagnata da un documento nel quale spiega che il 23 dicembre 2019 sul sito web della direzione provinciale dell’ambiente e dell’urbanizzazione di Istanbul è stata presentata la valutazione di impatto ambientale del progetto Kanal Istanbul che prevede infrastrutture costiere (porti turistici. porti per portacontainer e centri logistici, espansioni a mare, dragaggi di fondali e impianti di betonaggio s di calcestruzzo) pianificato dalla direzione generale degli investimenti in infrastrutture del Ministero dei trasporti e delle infrastrutture.
Il nuovo Kanal Istanbul prevede soprattutto l’apertura di un canale lungo circa 45 km, profondo 20,75 metri e largo 275 metri che dovrebbe essere realizzato sventrando l’area che costeggia la parte orientale del lago Küçükçekmece, per poi proseguire verso la Diga Sazlıdere e il Lago Terkos nella provincia di Istanbul.
Greenpeace Türkiye dice che con il progetto Kanal Istanbul «1- Le foreste del Nord, i bacini idrici, le risorse idriche che alimentano i bacini idrici, le aree agricole e dei pascoli che sono i sistemi di supporto vitale di Istanbul saranno distrutti; 2- La diga di Sazlıdere, che è una delle risorse idriche importanti di Istanbul, sarà distrutta; 3- Gli habitat naturali e l’ecosistema saranno degradati; 4- Siti naturali e archeologici, parchi naturali, parchi nazionali e così via. le aree di protezione saranno distrutte; 5- L’agricoltura e l’allevamento non saranno possibili nella regione, poiché le aree agricole alimentate da acqua dolce saranno distrutte non solo a Istanbul ma anche in Tracia; 6- L’ecosistema degradato dal trasporto di 1.155.668.000 m3 di materiale di scavo, secondo il Rapporto VIA, minaccia la salute pubblica; 7- Aumenterà il rischio di disastri mettendo sotto una pressione la popolazione in una regione in cui passano tre linee di faglia attive».
Secondo Greenpeace la VIA presentata dal governo è carente, non prevede l’eliminazione degli impatti negativi del progetto, è scientificamente inadeguato e viola diverse leggi, in particolare l’Articolo 3 della Legge Ambientale e l’articolo 56 della Costituzione turca che recita: «Ogni individuo ha il diritto di vivere in un ambiente sano ed equilibrato. È dovere dello Stato e dei cittadini migliorare l’ambiente, proteggere la salute ambientale e prevenire l’inquinamento ambientale».
E’ più o meno quanto si legge nel corposo rapporto “Ya Kanal Ya İstanbul: Kanal İstanbul Projesinin Ekolojik, Sosyal ve Ekonomik Değerlendirmesi” pubblicato il 10 dicembre 2019 dal Wwf Türkiye, sendo il quale il Kanal Istanbul avrà un fortissimo impatto negativo su aree residenziali e archeologici, sull’economia e sullo sviluppo urbano, ma soprattutto «creerà una grave distruzione nelle aree naturali della regione, tra cui foreste, aree protette e aree agricole» e «nel rapporto VIA non sufficientemente affrontato le misure da adottare nei confronti di questi effetti».
Secondo il rapporto del Wwf Türkiye, realizzato con il contributo dei principali accademici turchi, «Il Kanal Istanbul Project non sarà solo un enorme investimento, ma anche la più grande operazione di ingegneria mai affrontata dalla natura di Istanbul nella sua storia secolare». Un progetto che avrà probabilmente effetti multidimensionali su un’ampia geografia che comprende Mar Nero, Dardanelli, Mar di Marmara e Egeo Settentrionale. UN sistema che si regge su un delicato funzionamento. «Il Mar Nero, che 12 mila anni fa era un lago d’acqua dolce iniziò a fluire sul Bosforo fino aL Marmara a seguito dell’aumento dell’acqua. LO sbocco del Bosforo del Mar Nero è 30 cm più alto del Mar di Marmara e ogni giorno circa 600 milioni di metri cubi di acqua fluiscono verso est verso il Mar di Marmara, mentre le correnti a valle lo controbilanciano». Il tasso di salinità del Mar Nero è così basso che gli esperti lo paragonano a una gigantesca piscina riempita continuamente dai fiumi Danubio, Dnepr e Dniester e che si svuota nel Bosforo. Mentre il Mediterraneo perde costantemente acqua con il caldo dell’estate e i venti dell’inverno, l’acqua in eccesso del Mar Nero attraversa lo stretto e compensa questa carenza. Le correnti profonde provenienti dal Mediterraneo garantiscono un minimo di salinità. Il Wwf fa notare che «L’apertura di un nuovo canale a una profondità di 25 metri parallela al Bosforo significa aprire un secondo rubinetto senza aumentare l’acqua che entra nella piscina. Secondo gli esperti, non è possibile sviluppare un sistema di flusso a due vie nel Canale, come nel Bosforo, e le acque inquinate del Mar Nero riempiranno il Mar di Marmara. Nel Mar di Marmara, l’abbondante strato nutritivo soffocherà il substrato moribondo e l’ossigeno diminuirà rapidamente. Quando l’ossigeno sarà esaurito, anche se il canale verrà chiuso, non si potrà tornare indietro. L’ossigenazione aumenterà rapidamente la concentrazione di idrogeno solforato nel substrato interrompendo l’equilibrio chimico e, di conseguenza, quando soffierà il vento, Istanbul sarà irresistibilmente esposta a un odore di uova marce. Nel tempo, la struttura ecologica del Mar Nero verrà distrutta. La Turchia si è lamentato che inquinano il fiume Danubio, con un secondo canale farà in modo di portarci questo inquinamento in casa, spostandolo nel Mar di Marmara».
Ma il presidente Erdoğan ha definito il Kanal Istanbul «il mio sogno», entrando in conflitto sia con il giovane sindaco di Istanbul Ekrem İmamoğlu, del Cumhuriyet Halk Partisi (CHP, nazionalisti socialdemocratici laici), sia con la sinistra filo-kurda dell’Halkların Demokratik Partisi (HDP) che, insieme alla maggioranza dei cittadini, rifiutano il «progetto distruttivo» che vorrebbe imporre il governo islamista dell’Adalet ve Kalkınma Partisi (AKP), sostenuto dall’estrema destra fascista dei Lupi grigi (Milliyetçi Hareket Partisi, MHP). La vicenda ha inasprito i già tesissimi rapporti tra Erdoğan e il sindaco Imamoğlu, che ha definito il Kanal Istanbul « un progetto assassino», mentre il blocco di destra AKP-MHP esalta la creazione di «un secondo Bosforo» anche dopo che l’amministrazione cittadina di Istanbul ha votato la cancellazione del progetto.
Il portavoce di Erdoğan, Ibrahim Kalın ha respinto duramente quella che ha definito «L’ingerenza dell’amministrazione cittadina» perché «Non si tratta di un progetto cittadino, ma statale». Imamoğlu ha risposto: «Se viene costruito il canale, verranno distrutte le sorgenti di superficie e sotterranee di Istanbul. Il pericolo più grande parte dal fatto che acqua salata si riversa nel lago Terkos. La diga di Sazlıdere sarà inutile. La riserva di 427 milioni di metri cubi d’acqua potabile andrebbe persa. Questa perdita di acqua significherebbe la fine. Il progetto potrebbe innescare terremoti e catastrofi».
Ma dietro il Kanal Istanbul c’è anche un’intricata rete di interessi economici che porta fino al Golfo Persico e, attualmente in Siria e Libia. Il progetto del canale era stato annunciato già il 27 aprile 2011 dall’allora primo ministro Erdoğan e l’agenzia ANF rivela che «Dietro al progetto del canale c’è anche soprattutto capitale del Qatar. La madre dell’Emiro del Qatar, l’emiro sceicco Tamim bin Hamad Al Thani, Sheicha Musa bint Nasser al-Missned, ha fondato a Başakşehir una ditta con un capitale di 100.000 Lire turche e già un mese e mezzo dopo ha acquistato undici ettari di terreni esattamente sul percorso del Kanal Istanbul. Nel progetto entra in modo massiccio capitale del Qatar. Questa alleanza tra AKP e Qatar è già nota dal sostegno comune a jihadisti in Siria. Il regime del Qatar fa parte dei sostenitori della Fratellanza Musulmana all’estero. La Fratellanza Musulmana a sua volta è lo strumento di Erdoğan nell’attuazione dei suoi piani neo-ottomani soprattutto nell’intera area del Mediterraneo». Il Qatar è infatti alleato di Erdoğan anche in Libia, dove finanzia ed arma le milizie jihadiste del governo di Tripoli e dove stanno per arrivare truppe mercenarie siriane jihadiste filo-turche (in molti dicono che ci sono già) per difendere il governo di Fāyez Muṣṭafā al-Sarrāj – riconosciuto da gran parte della comunità internazionale, Italia compresa – dall’assedio delle truppe dell’Esercito Nazionale Libico del generale Khalīfa Belqāsim Ḥaftar, sostenute e armate da Russia, Egitto, Arabia Saudita ed Emirati Arabi Uniti.
In questo quadro di forte destabilizzazione e di delirio neo-ottomano di Erdoğan, che ritorna a mettere gli stivali nella Libia che era stata strappata alla Turchia dal colonialismo italiano, in risposta all’opposizione e al sindaco di Istanbul rispetto al finanziamento del progetto del Kanal Istanbul con l’aiuto del Qatar, Erdoğan ha risposto sprezzantemente. <E allora?! E se fossero stati Hans e George, nessuno avrebbe qualcosa in contrario»
Di fronte alle critiche ambientaliste, Erdoğan e la destra turca rispondono che il nuovo canale ridurrebbe il traffico navale nel Bosforo – vietando il passaggio di navi cisterna – e quindi il pericolo di avarie e collisioni tra navi cariche di materiali pericolosi. L’AKP calcola che fino al 2071 il Bosforo sarà attraversato da oltre 81.100 navi, ma in realtà il traffico navale nell’area è in continuo calo. Nel 2018 sono passate dal Bosforo 41.103 navi, cifre reali che mettono in serio dubbio anche l’utilità economica del progetto.
Roni Aram dell’ANF spiega però che il Kanal Istambul potrebbe essere molto redditizio per i soliti noti: «Il progetto crea quasi una nuova isola tra il canale e il Bosforo a Istanbul. Nell’ambito del progetto si sta negoziando se questa isola verrà venduta a capitale del Qatar. Nella zona intorno al canale su 453 milioni di metri quadri si vogliono creare nuove zone residenziali. Già con l’annuncio della vendita dei terreni, le azioni del cemento sono schizzate verso l’alto. Che anche i prezzi degli immobili cresceranno, è un fenomeno noto. Questa nuova città di Istanbul comporta dei rischi. Viene costruita direttamente sulla linea di faglia tra Asia e Europa: un fatto dal quale l’ordine degli ingegneri e architetti TMMOB e l’amministrazione cittadina di Istanbul hanno già messo in guardia ripetutamente».
E proprio il Türk Mühendis ve Mimar Odaları Birliği – TMMOB ha lanciato un nuovo allarme: «Con il rafforzamento della pressione su una zona attraverso la quale passano tre linee di faglia attive, cresce il pericolo di catastrofi. Noi non accettiamo questo progetto. Già oggi Istanbul deve prendere il 70% dell’acqua potabile da altre zone e il Presidente Erdoğan dice: ”Istanbul va incontro a problemi idrici”. Le nostre sorgenti non devono essere distrutte».
Il vice portavoce HDP per le questioni ambientali, Murat Çepni, ha detto all’ANF che «Fin dall’inizio il Partito Democratico dei Popoli è stato contrario al progetto. Il Canale Istanbul è sia un progetto speculativo sia un progetto di distruzione ambientale. L’AKP lo considera una soluzione dei problemi economici che ha causato. Sono dell’idea che questo sarà nuovamente un progetto incompiuto. Inoltre avrà un’influenza negativa sull’agricoltura e l’ambiente nella regione. Attualmente qui si vende parcella per parcella lungo il canale e il Qatar è in prima linea. Anche questo è un punto importante. Come HDP consideriamo questa impresa un progetto di distruzione ecologica, economica e politica. Gli scienziati mettono in guarda sui molti rischi in questo contesto. Aumenta il rischio di terremoti, porta a un rimescolamento di acqua dolce e salata e ha effetti negativi su tutti gli esseri viventi. Con il materiale di scavo si vogliono creare isole. Ma noi chiediamo: a chi si vogliono vendere queste isole?»