La Danimarca approva la costruzione di un’enorme isola artificiale a Copenaghen. Preoccupati ambientalisti e Svezia

2,8 Km2, ospiterà 35.000 persone e proteggerà la capitale danese dall'innalzamento del livello del mare

[8 Giugno 2021]

Il 4 giugno il Folketing, il parlamento danese, ha approvato la costruzione dell’isola artificiale Lynetteholm, che si estenderà su 2,8 km2 a nord dell’isola di Refshaleoen, l’ex area industriale del porto di Copenaghen.

Un’approvazione rocambolesca avvenuta con 85 voti favorevoli: Socialdemokratiet, Venstre (Liberali), Dansk Folkeparti, Socialistisk Folkeparti, Det Radikale Venstre (social-liberali), Det Konservative Folkeparti, Liberal Alliance, un indipendente, e 12 voti contrari: Enhedslisten (Lista dell’Unità . Rosso–Verdi comunisti), Det Konservative Folkeparti, Nye Borgerlige (Nuova destra) Alternativet  e due indipendenti, ma erano assenti ben 83 deputati e interi gruppi parlamentari.

I lavori dovrebbero iniziare in autunno, anche se le autorità danesi stimano che il più grande progetto edilizio della storia della Danimarca terminerà nel 2070 e costerà circa 20 miliardi di corone, circa 3,3 miliardi di dollari.

L’obiettivo principale dichiarato dal governo di sinistra danese è quello di  proteggere Copenaghen da possibili inondazioni di fronte all’innalzamento del livello del mare e di contrastare l’innalzamento dei prezzi delle case dovuti alla domanda crescente.

Infatti, Lynetteholm è stata pensata in parte come progetto di protezione costiera, con una diga che proteggerà Copenaghen dalle future mareggiate. Un progetto che è stato annunciato per la prima volta nel 2018 dall’allora primo ministro conservatore Lars Løkke Rasmussen e dall’allora sindaco di Copenaghen, Frank Jensen, il che spiega anche la trasversalità e le assenze al voto.

Sull’isola artificiale di Lynetteholm sorgeranno 20.000 nuove abitazioni per 35.000 persone (più della popolazione dell’Isola d’Elba) e sarà collegata al resto della capitale danese da una linea della metropolitana, da un tunnel portuale e da una tangenziale.

Un progetto che sta sollevando forti polemiche nella società danese e che è stato pesantemente criticato dagli ambientalisti che temono che l’inquinamento prodotto dalla nuova isola aumenterà gli impatti sulla qualità dell’acqua e sugli ecosistemi locali.

Prima del voto, i manifestanti del gruppo Facebook Stop Lynetteholm hanno organizzato una protesta fuori dal Folketing e molti di loro erano mascherati da pecore del cartoon “Sean the Sheep”.  Nel breve dibattito sul tema svoltosi al Parlamento danese, il relatore socialdemocratico Thomas Jensen ha respinto le accuse di chi dice che non sia stato fatto abbastanza per valutare le conseguenze ambientali del più grande progetto edilizio della storia danese: «Tra i progetti di legge che ho contribuito ad attuare qui in Parlamento, questo è quello che è stato discusso più approfonditamente, con consulenze di esperti, revisioni tecniche e quasi 200 osservazioni al ministero dei trasporti, alle quali hanno risposto i relatori. Quindi, in termini di procedimento, è completamente esaurito».

Ma il voto parlamentare non è l’ultimo ostacolo per la realizzazione della città sull’isola artificiale: l’iniziativa è già stata impugnata davanti alla Corte di Giustizia dell’Unione europea perché le Valutazioni di impatto ambientale (Via) hanno riguardato solo la costruzione dell’isola stessa, ma non gli impatti delle infrastrutture, delle abitazioni e degli altri sviluppi urbanistici previsti.

E l’impatto dell’isola artificiale preoccupa anche la vicina Svezia che sta richiamando la Danimarca al rispetto della Convenzione di Espoo e della Valutazione ambientale strategica per quanto riguarda gli impatti transfrontalieri sull’ambiente nei Paesi vicini.

La Convenzione di Espoo obbliga le parti a effettuare valutazioni ambientali dei progetti sospettati di avere impatti ambientali transfrontalieri. La Danimarca ha dovuto quindi consultare i Paesi che si affacciano sul Mar Baltico.

Il 4 giugno il ministro svedese dell’ambiente e del clima, il verde Per Bolund del Miljöpartiet de gröna, suinè incontrato con  i ministri socialdemocratici danesi all’ambiente, Lea Wermelin, e ai trasporti, Benny Engelbrecht, per avvertirli che, «Sebbene sia stato dato il via libera a Lynetteholm, le cose potrebbero ancora cambiare quando verranno chiarite le circostanze dei lavori di costruzione. C’è una possibilità legale di cambiare la decisione riguardante, ad esempio, la gestione delle masse di fango o le condizioni dei flussi dell’Øresund»,  ha spiegato Bolund  in una e-mail inviata a TV 2 Lorry.

Intervistato dalla stessa TV, Engelbrecht  ha confermato che la Svezia può sollevare obiezioni e che lo ha già fatto per quanto riguarda l’incertezza sull’impatto che Lynetteholm avrà sull’ambiente marino nell’ Øresund, nonché sul potenziale inquinamento che potrebbe causare la costruzione dell’isola.