L’insostenibile tunnel sotto il Tamigi: emetterà più di 5,2 milioni di tonnellate di CO2
Gli impatti del Lower Thames Crossing contraddicono le promesse climatiche del governo conservatore di Boris Johnson
[7 Dicembre 2020]
Mentre in Italia si discute del tunnel sotto lo Stretto di Messina – in alternativa all’ormai mitico ponte – o addirittura sotto ll Canale di Piombino per raggiungere l’Isola d’Elba, dalla Gran Bretagna arriva la notizia che la costruzione del Lower Thames Crossing (LTC), il tunnel sotto il Tamigi che è progetto di punta nel programma stradale del Regno Unito, emetterà 2 milioni di tonnellate di gas serra e che il traffico creato dalla sua strada dovrebbe produrre altri 3,2 milioni di tonnellate di CO2 in 60 anni.
Gli ambientalisti denunciano che questi dati contraddicono i proclami del primo ministro conservatore Boris Johnson di voler essere il leader globale della lotta al cambiamento climatico.
Infatti, grazia a un accesso agli atti fatto in base alla Freedom of Information dall’ambientalista Rebecca Lush, è stato reso noto un rapporto del governo britannico risalente a marzo che stima provvisoriamente le emissioni nette di carbonio del Regno Unito nel 2019 a 351,5 milioni di tonnellate. Dati che Highways England inizialmente si era rifiutata di dare, facendo arrabbiare non poco gli ambientalisti.
Il tunnel sotto il Tamigi viene presentato come il più grande progetto stradale del Regno Unito dopo la M25, la London Orbital Motorwayal e il governo afferma che il programma, sostenuto dalla Confederation of British Industry (CBI) e dall’Automobile Association, porterà un enorme sviluppo economico su entrambe le sponde del fiume e alleggerirà la congestione sulla circonvallazione M25.
Un portavoce di Highways England ha dichiarato a BBC News che «Il Lower Thames Crossing è il progetto stradale più ambizioso del Regno Unito in questa generazione, che aggiungerà miliardi alle economie nazionali, regionali e locali, raddoppiando quasi la capacità stradale tra Kent ed Essex e riducendo i ritardi». Ma ammette che «Avrà anche un impatto sull’ambiente e ridurre al minimo questo impatto è per noi una priorità fondamentale. Il progetto che abbiamo proposto include il tunnel stradale più lungo del Regno Unito in quanto offre i migliori vantaggi ambientali locali possibili, Tuttavia, i tunnel per loro natura richiedono grandi volumi di calcestruzzo con un’elevata impronta di carbonio». E Highways England ha assicirato a BBC News «di aver cambiato i metodi di costruzione per ridurre le emissioni».
Ma, in realtà, i dati ottenuti dagli ambientalisti confermano e acuiscono tutte le loro preoccupazioni che dicono che il tunnel non avrebbe mai dovuto essere approvato senza un dibattito sugli impatti della CO2 previsti e hanno chiesto al governo di congelare tutti i progetti che faranno aumentare le emissioni.
Gli ambientalisti britannici hanno lanciato una campagna per costringere l’Highways Agency a pubblicare un’analisi sulle emissioni di CO2 prodotte dal suo programma nazionale di costruzione di strade. Nel mirino ci sono anche altri progetti, come il tunnel di Stonehenge che, durante la sua costruzione dovrebbe creare mezzo milione di tonnellate di gas serra.
Secondo Chris Todd, di Transport Action Network, ha fatto notare che «Se il governo vuole affrontare sul serio il cambiamento climatico, non può continuare a ignorare le emissioni che stanno causando le strade».
Boris Johnson, che ospiterà la COP26 dell’United Nations framework convention on climate change (Unfccc), co-organizzata con l’Italia, si è impegnato a ridurre le emissioni del Regno Unito del 68% rispetto ai livelli del 1990 entro la fine di questo decennio e chiede agli altri Stati di seguire il suo esempio aumentando la loro ambizione climatica.
Todd ha commentato: «Accogliamo con favore una maggiore ambizione dal Primo ministro sulla scena internazionale, ma è molto facile fare annunci senza agire e in questo momento la politica dei trasporti sta smentendo le sue promesse».
Le eventuali emissioni stradali di CO2 dovrebbero essere inferiori grazie al massiccio utilizzo di auto elettriche, ma gli ambientalisti sottolineano che produrre e gestire i veicoli elettrici richiederà comunque una grande quantità di energia e risorse. Un <a constatazione che fa parte di una critica più ampia all’intero programma infrastrutturale del Regno Unito.
Ma il premier “ambientalista” conservatore britannico è in realtà da sempre un entusiasta sostenitore di grandi progetti infrastrutturali ad alta intensità di cemento e di emissioni.
Intanto, altre infrastrutture sostenibili ma meno politicamente e mediaticamente redditizie potrebbero creare molti più posti di lavoro rispetto ai megaprogetti e iniziare a ridurre rapidamente le emissioni totali di CO2. L’analista ambientale della BBC Roger Harrabin scrive che «Si stima che la ristrutturazione delle case, ad esempio, crei quattro volte più posti di lavoro rispetto alla costruzione di strade».
E la stessa AA, che pure appoggia il tunnel sotto il Tamigi, ammette che un miglioramento della banda larga potrebbe ridurre molto il traffico stradale, migliorando la capacità dei dipendenti delle imprese pubbliche e private di lavorare da casa e quindi non rendendo più necessario andare al lavoro in auto.
A marzo, il segretario ai trasporti Grant Shapps, presentando i risultati della consultazione pubblica De-Carbonising Transport, aveva detto che «Il trasporto pubblico e gli spostamenti attivi saranno la prima scelta naturale per le nostre attività quotidiane. Useremo meno le nostre auto e potremo contare su una rete di trasporto pubblico conveniente, competitivo e coerente. Spostare, ove possibile, l’enfasi lontano dalla guida di auto, potrebbe migliorare la salute delle persone, creare posti migliori in cui vivere e viaggiare e promuovere anche una crescita economica pulita. Siamo in una posizione perfetta per cogliere le opportunità economiche che offre essere all’avanguardia di questo cambiamento. Più velocemente agiamo, maggiori saranno i benefici. Il 2020 sarà l’anno in cui definiremo le politiche e i piani necessari per contrastare le emissioni dei trasporti. Questo documento segna l’inizio di questo processo».
Roger Geffen Cycling UK commentò: «E’ assolutamente incredibile. Questo rende Grant Shapps il primo ministro di un governo nel Regno Unito a parlare di riduzione del traffico da quando John Prescott ha tentato (senza riuscirci) di raggiungere questo obiettivo alla fine degli anni ’90. Nel documento ci sono alcuni buchi, ma suggerisce che il governo sembra davvero prendere sul serio il cambiamento climatico».
E Stephen Joseph, dell’Hertfordshire University, dichiarò a BBC News: «Questo è assolutamente sbalorditivo. Stiamo ancora digerendo il documento, ma le parole di Grant Shapps sembrano davvero indicare un cambiamento radicale.
Il dipartimento dei trasporti è stato oggetto di pesanti critiche negli ultimi anni per non aver tagliato le emissioni in linea con gli altri dipartimenti» e la laburista Lilian Greenwood, ex presidente della commissione trasporti alla Camera dei Comuni aveva aggiuntoo: «Wow. E’ incredibilmente positivo se la retorica corrisponde alla realtà. In questo momento tutte le nostre energie sono messe nell’affrontare il coronavirus, ma quando ne usciremo avremo un’emergenza altrettanto grave perché, se vogliamo seriamente cambiare il futuro del pianeta per le generazioni a venire, devono essere affrontate le emissioni dei trasporti.
E’ fantastico se la prima scelta dovrà essere il trasporto pubblico e gli spostamenti attivi, ma questo significa che il governo deve cambiare radicalmente gli investimenti».
E a quanto pare non è successo perché, come fa notare Harrabin, nella sua recente dichiarazione, il Cancelliere britannico Rishi Sunak ha promesso per il 2021 investimenti per 27 miliardi di sterline alle autostrade, 100 miliardi di sterline per l’High Speed 2 (HS2, l’alta velocità ferroviaria) e solo 1 miliardo di sterline per il Green Homes Grant per il risparmio energetico nelle abitazioni.