Nel Paese dei disastri naturali chiudono i Dipartimenti di Scienze della Terra

I geologi italiani: «La legge approvata all'unanimità alla Camera, langue da oltre un anno in Senato»

[10 Giugno 2016]

I nubifragi di queste ultimi giorni hanno nuovamente rivelato, sa mai ce ne fosse stato bisogno, la fragilità del territorio italiano,  ma   il consiglio nazionale dei geologi italiani fa notare che «Il numero dei Dipartimenti universitari di scienze geologiche,  già ridotti al minimo  in seguito all’applicazione di una regola aritmetica contenuta nella legge Gelmini è destinato a diminuire ancora se non si interverrà con norme intelligenti di salvaguardia di una disciplina fondamentale per un Paese molto esposto a rischi geologici come l’Italia».

Eppure i laureati che si formano nei dipartimenti di geologia operano per la difesa del suolo dai terremoti, dalle frane e dagli altri innumerevoli rischi che caratterizzano il territorio italiano. «Un territorio unico nella sua bellezza ma anche nell’innata pericolosità legata alla giovane età geologica- evidenzia Rodolfo Carosi, professore ordinario all’università di Torino e rappresentante dei professori di geologia nel Consiglio Universitario Nazionale – Senza dipartimenti di Scienze della Terra avremo meno laureati in geologia  e meno preparati, perché è in questi dipartimenti che si realizzano quelle ricerche che fanno avanzare le conoscenze che nutrono la formazione superiore e che permettono metodi sempre più efficaci di prevenzione e di intervento. Sarebbe paradossale che proprio in Italia le università dovessero rinunciare ai dipartimenti di geologia che sono presenti in tutti i sistemi universitari del mondo».

Francesco Peduto, presidente del consiglio nazionale dei geologi italiani, conclude: «Nel Paese dei disastri naturali chiudono i Dipartimenti di Scienze della Terra ormai ridotti solo ad 8. Una lungimirante proposta di legge delle deputate Raffaella Mariani e Manuela Ghizzoni, approvata all’unanimità alla Camera, langue da oltre un anno in Senato e si rischia seriamente che le Scienze della Terra spariscano rapidamente con conseguenze gravi sul piano ambientale ma anche culturale, economico e sociale. Come geologi liberi professionisti rivolgiamo al Senato un appello affinché il cammino di questa legge riprenda al più presto. La legge in discussione non ha alcun costo aggiuntivo per lo Stato mentre indebolire la conoscenza degli aspetti geologici del territorio italiano e quindi le azioni di difesa e prevenzione ha avuto nel passato e avrebbe nel futuro costi immensi, in vite umane e in denaro, per i frequenti disastri naturali o indotti dall’azione dell’uomo e per la successiva necessità di interventi molto onerosi di ripristino e di messa in sicurezza. Senza dimenticare che l’enorme patrimonio artistico e paesaggistico del nostro Paese è anch’esso sottoposto a rischi di costi incalcolabili».