Ponte sullo Stretto di Messina, ecco il contro-dossier degli ambientalisti
Kyoto club, Legambiente e Wwf: quella arrivata dal Governo è «una relazione irricevibile»
[3 Giugno 2021]
Cambiano i governi e passano i decenni, ma ad ogni giro di giostra rispunta l’idea di realizzare un ponte sullo Stretto di Messina: mentre al sud languono le reali possibilità di mobilità locale sostenibile, a partire da quella su ferro, l’ossessione resta sempre e comunque quella della maxi opera. Ma gli ambientalisti non ci stanno.
Kyoto club, Legambiente e Wwf hanno appena pubblicato il contro-dossier La corretta valutazione delle alternative all’attraversamento stabile dello Stretto di Messina, che risponde alla relazione del Gruppo di lavoro incaricato a suo tempo di valutare le alternative per l’attraversamento stabile dello Stretto di Messina dalla ministra Paola De Micheli, e trasmessa al Parlamento dal suo successore – il ministro Enrico Giovannini – il 7 maggio scorso.
Una relazione che gli ambientalisti bocciano come «irricevibile perché viziata dalla esclusione pregiudiziale di una delle alternative (il miglioramento e potenziamento con soluzioni innovative del traghettamento) e perché mancante degli elementi di base essenziali – costi di realizzazione, manutenzione e gestione e valutazione degli impatti ambientali – per poter giustificare la scelta di ponte. Per questo la relazione va rinviata al ministero per le Infrastrutture e la mobilità sostenibile, perché si proceda davvero ad un vaglio delle ipotesi più sostenibili», sottolineano le associazioni.
Ad oggi la relazione non ritiene fattibili i progetti di tunnel sotto lo Stretto, ma accredita due ipotesi: il ponte sospeso ad unica campata e quello a più campate con piloni in alveo (la soluzione preferita dal gruppo di esperti).
Ma un progetto per il ponte sospeso c’è già (del 2010) e non ha mai superato la fase di conclusiva di valutazione di impatto ambientale, né sono mai stati elaborati approfondimenti tecnici ed economico-finanziari nel merito (il costo prudenziale stimato era comunque di 8,5 miliardi di euro, tutto a carico dello Stato); il ponte a più campate sembra invece del tutto campato in aria, tanto che gli ambientalisti lo bollano come «una mera ipotesi del gruppo di lavoro, senza nemmeno uno studio di fattibilità».
«Il ponte non sarebbe competitivo e giustificato – argomentano Kyoto club, Legambiente e Wwf – nemmeno se si considerano i traffici sulle lunghe distanze che vedono il trasporto merci via nave tra la Sicilia verso i porti della Campania e della Liguria, ma anche quello su ferro che viene generato dal trasbordo delle merci su treni nei grandi porti del Sud (Gioia Tauro e Taranto), né se si prende in esame il trasporto passeggeri, considerato che già oggi la linea ferroviaria Salerno-Reggio Calabria consente velocità a 200 km/h e può essere percorsa in 4 ore e mezza e potrebbe anche arrivare al di sotto delle 4 ore (se fossero realizzati ulteriori interventi puntuali sulla infrastruttura e migliorato l’esercizio), mentre i collegamenti aerei low cost dal resto d’Italia verso la Sicilia assorbono il 60,3% della domanda».
Qual è dunque l’alternativa al ponte secondo gli ambientalisti? Semplice: «È quella del traghettamento l’alternativa migliore dal punto di vista economico-finanziario, sociale e ambientale che assicura già oggi, senza ulteriori impatti, tempi di attraversamento di 20-35 minuti con corse per le persone con le auto al seguito che avvengono con una frequenza di 40 minuti o 1 ora, a seconda delle compagnie di navigazione, e con tempi per il traghettamento dei treni che, con migliorie relative all’imbarco di convogli interi, possono essere portati da 1 ora e 10 a 40 minuti. Ma su cui occorre investire anche per la ricerca di soluzioni innovative, con nuove tecnologie che riducano ulteriormente i tempi di percorrenza e migliorino i servizi nell’area dello Stretto».