Rientro a scuola negli edifici dismessi? Geologi: «La maggioranza è a rischio sismico»
«È impensabile che per settembre si possa procedere ad una messa in sicurezza degli edifici che dovranno subire un reintegro o una riconversione, ma è auspicabile che almeno gli studi di vulnerabilità vengano eseguiti in tempi brevissimi»
[1 Luglio 2020]
Il ministero dell’Istruzione ha emanato nei giorni scorsi le linee guida per la ripresa delle lezioni in presenza a scuola a partire da settembre: in questo contesto gli enti locali che saranno chiamati a collaborare mettendo a disposizione edifici scolastici dismessi in seguito al dimensionamento della rete scolastica, o altre strutture in cui poter ospitare gli alunni, visto che le aule, nella maggior parte dei casi, risultano insufficienti a garantire le distanze minime richieste dall’emergenza sanitaria.
Ma questa strategia pone non pochi problemi, anche dal punto di vista della sicurezza. «Non bisogna dimenticare il grande sforzo fatto in questi anni dal Governo per la messa in sicurezza e miglioramento sismico di numerosi istituti scolastici versanti in condizioni al limite dell’agibilità oltre ai massicci interventi per la realizzazione di nuove strutture, anche grazie all’impegno di Inail, Cassa depositi e Prestiti, BEI, ma al contempo è doveroso ricordare come il numero di edifici da sistemare sia ancora molto elevato. Numerosi sono stati gli immobili – spiega Domenico Angelone delegato del Consiglio nazionale dei geologi nell’Osservatorio per l’edilizia scolastica – che, a seguito dei nuovi assetti organizzativi delle singole province, sono stati dismessi e quindi non più segnalati come edifici meritevoli di attenzione dal punto di vista della sicurezza sismica, tant’è che per molti di questi non sono stati nemmeno eseguiti i dovuti studi di vulnerabilità».
Un problema che va ben oltre il ripristino funzionale delle aule, almeno nei casi in cui gli edifici non rispondono ai requisiti minimi di sicurezza, lo stesso si può dire per quelle strutture che potrebbero subire delle riconversioni in aule scolastiche pur essendo in pieno esercizio per altri scopi.
«Come per la gran parte degli edifici scolastici dismessi – prosegue il geologo – anche per altre strutture ad oggi impiegate in maniera diversa (biblioteche, cinema, etc) non si dispone dell’adeguata conoscenza del rischio a cui sono esposti (sicuramente per quelli costruiti negli anni ’60, ’70 o precedenti a tali periodi), mancando elementi fondamentali per la sua quantificazione: la conoscenza approfondita del fabbricato dal punto di vista strutturale, la conoscenza del sottosuolo, la conoscenza puntuale delle amplificazioni sismiche per cause geologiche, la presenza di cavità, etc. È impensabile – conclude Angelone – che per settembre si possa procedere ad una messa in sicurezza degli edifici che dovranno subire un reintegro o una riconversione, ma è auspicabile che almeno gli studi di vulnerabilità vengano eseguiti in tempi brevissimi dagli stessi enti proprietari, al fine di poter scongiurare scenari che appartengono ad un passato da dimenticare».