Sblocca Italia, critici gli urbanisti: «Manca disegno complessivo per le città»
[8 Settembre 2014]
Il decreto cosiddetto “Sblocca Italia” non si configura come un piano organico e complessivo per il rilancio di settori importanti delle attività economiche e per la valorizzazione delle capacità che possono essere espresse dai territori. Pur nella limitatezza delle risorse a disposizione, per avviare una nuova stagione di riqualificazione dei centri urbani – quella nuova politica per la città da più parti invocata – serve un insieme di azioni riferite a un quadro organico e lungimirante. La rigenerazione urbana non discende dalla sommatoria degli interventi edilizi, ma è una politica pubblica che include interventi per l’adattamento climatico e l’inclusione sociale, per l’ammodernamento infrastrutturale e la riqualificazione fisica ed estetica degli ambienti urbani.
La spinta per la ripresa delle attività edilizie e per la sburocratizzazione è invece affidata a norme edilizie puntuali, non coerentemente collegate alle politiche urbane. Inoltre non si possono liberalizzare opere edilizie aumentando carichi urbanistici che gravano sulla città nel suo insieme, cioè sulla collettività, senza le coperture finanziarie per garantire contestualmente l’incremento dei servizi. La revisione del codice dell’edilizia dovrebbe essere collegata alla revisione degli altri fondamentali codici (urbanistica, ambiente e paesaggio) e alle riforme, dagli assetti istituzionali (livelli e strumenti di governo, ossia chi fa cosa) alla pianificazione.
Prima di operare modifiche o integrazioni alle normative di settore, si dovrebbe mettere in opera un riordino generale del caotico e ridondante quadro legislativo che grava sulle attività edilizie e urbanistiche, generando costi collettivi e oneri sul cittadino.
Visto che anche il Presidente del Consiglio ha definito come più opportuni un orizzonte più ampio (1000 giorni) e un percorso incrementale, si ritiene più utile lavorare su riforme coordinate, per un’efficace sburocratizzazione del Paese, un rinnovo delle capacità d’impresa, un rafforzamento delle politiche pubbliche, la definizione di un’agenda urbana nazionale: un reale cambiamento misurabile con la possibilità di stabilire pratiche ordinarie, certezza, semplicità e chiarezza dei quadri di riferimento (normativi e programmatici), e di accantonare le misure straordinarie, le deroghe e provvedimenti omnibus e d’urgenza.
di Silvia Viviani, presidente Istituto nazionale di urbanistica