Acquacoltura sostenibile e competitiva: i nuovi orientamenti strategici Ue. L’Italia terzo produttore europeo

Resilienza e competitività; transizione verde; accettazione sociale e informazioni ai consumatori; conoscenze e innovazione

[18 Maggio 2021]

La Commissione europea ha adottato nuovi orientamenti strategici per un’acquacoltura dell’Ue più sostenibile e competitiva e dice che «Gli orientamenti offrono alla Commissione, agli Stati membri e ai portatori di interessi una visione comune che permetterà di sviluppare il settore in modo da contribuire direttamente all’European Green Deal e in particolare alla strategia “Dal produttore al consumatore”. Gli orientamenti aiuteranno il settore acquicolo dell’UE a diventare più competitivo e resiliente e ne miglioreranno i risultati sotto il profilo del clima e dell’ambiente».

Le importazioni rappresentano il 60% dei consumi di pesce in Europa. Un prodotto ittico su quattro consumato made in Europe proviene dall’acquacoltura. Però, nel complesso, solo il 10% del consumo di frutti di mare nell’Unione proviene dall’acquacoltura dell’Ue, il che rivela un potenziale di crescita considerevole. La Commissione Ue evidenzia che «Nonostante queste prospettive commerciali, dal 2007 la produzione acquicola dell’Ue è aumentata solo del 6% facendo registrare, nel 2018, 1,2 milioni di tonnellate in volume di vendite e un fatturato di 4,1 miliardi di euro». Secondo la Fao, «Nel 2018 il contributo dell’Ue alla produzione acquicola mondiale rappresentava meno del 2% del totale».

Secondo il recente EU Aquaculture Sector – Economic report 2020 del Joint research centre (JRC), «A livello globale, l’acquacoltura – pesce d’allevamento, molluschi e piante acquatiche – ha recentemente superato la pesca selvatica come fonte principale di tutti i frutti di mare che mangiamo. Nell’UE l’acquacoltura rappresenta circa il 25% del consumo di frutti di mare». Il rapporto dimostra che nel 2018 nell’Ue c’erano circa 15.000 aziende del settore che impiegavano 69.000 persone. Il volume delle vendite del settore è aumentato del 2% e il fatturato dell’11%, rispetto al 2016». I dati provenienti dalle relazioni nazionali fino al 2018 mostrano che la produzione dell’acquacoltura dell’Ue è concentrata in 4 Paesi: Spagna (27%), Francia (18%), Italia (12%) e Grecia (11% ) – che insieme rappresentano il 69% delle vendite e il 62% del fatturato.

A differenza della pesca, l’acquacoltura non è un settore di competenza esclusiva dell’Ue, ma la politica comune della pesca, riconoscendo il ruolo importante svolto dall’acquacoltura per la sicurezza alimentare, la crescita sostenibile e l’occupazione in Europa, prevede un sistema di coordinamento strategico della politica dell’acquacoltura nell’Ue. Un approccio strategico che ha acquisito una rilevanza ancora maggiore, considerate la capacità del settore acquicolo di contribuire al conseguimento degli obiettivi delll’Eurpean Green Deal  e la necessità di garantire la sostenibilità e la resilienza a lungo termine del settore, in particolare alla luce della crisi del Covid-19. I nuovi orientamenti strategici integrano questi obiettivi.

Presentando i nuovi orientamenti Ue, Virginijus Sinkevičius, Commissario europeo per l’Ambiente, gli oceani e la pesca, ha sottolineato che «L’acquacoltura riveste un ruolo sempre più rilevante nel sistema alimentare europeo. Il settore può offrire alimenti sani con un’impronta climatica e ambientale generalmente inferiore a quella delle attività di produzione terrestri. Con gli orientamenti adottati oggi intendiamo conferire alla produzione acquicola dell’Ue un ruolo di riferimento mondiale in termini di sostenibilità e qualità, ridurre la nostra dipendenza dalle importazioni di prodotti ittici e creare più posti di lavoro, soprattutto nelle regioni costiere».

Gli orientamenti, preparati consultando gli Stati membri dell’Ue e i portatori di interessi, in particolare quelli rappresentati nel consiglio consultivo per l’acquacoltura,  fissano 4 obiettivi interconnessi per l’ulteriore sviluppo dell’acquacoltura nell’Unione: «Sviluppare resilienza e competitività; partecipare alla transizione verde; garantire l’accettazione sociale e informazioni ai consumatori; rafforzare le conoscenze e l’innovazione».

La Commissione evidenzia che «Gli orientamenti proposti promuoveranno anche un incremento sostanziale dell’acquacoltura biologica a livello dell’Ue. Come è stato osservato nel piano d’azione per l’agricoltura biologica di recente pubblicazione, l’acquacoltura biologica, pur essendo un settore relativamente nuovo, presenta un notevole potenziale di crescita».

Esaminando le sfide e le opportunità del settore acquicolo dell’Ue, gli orientamenti propongono azioni specifiche in una serie di ambiti, tra cui l’accesso allo spazio e all’acqua, la salute umana e animale, le prestazioni ambientali, i cambiamenti climatici, il benessere degli animali, il quadro normativo e amministrativo e la comunicazione sull’acquacoltura dell’Ue.

In particolare, la Commissione propone di «Elaborare documenti di orientamento dettagliati riguardanti le buone pratiche negli ambiti più importanti e prevede uno specifico meccanismo di assistenza per l’acquacoltura che sostenga l’elaborazione di tali documenti di orientamento, nonché l’attuazione delle buone pratiche ivi descritte».

Tra gli altri obiettivi, la Commissione Ue incoraggia gli Stati membri a includere «Un maggiore sviluppo dell’acquacoltura biologica nel riesame (in corso) dei loro piani strategici nazionali per il settore dell’acquacoltura e a sostenere questo tipo di produzione acquicola avvalendosi di una parte dei fondi disponibili nel quadro del Fondo europeo per gli affari marittimi, la pesca e l’acquacoltura (FEAMPA)».