Fao, tecnologia e nuove linee guida contro la pesca fantasma

Cresce la preoccupazione per l’impatto delle attrezzature da pesca perse o abbandonate

[21 Aprile 2016]

Le tecnologie moderne che rendono più facile rintracciare le attrezzature da pesca andate perse stanno contribuendo agli sforzi per ridurre la cosiddetta “pesca fantasma” e i suoi effetti negativi sugli stock ittici e sulle specie in pericolo. La crescente preoccupazione su questo problema, insieme alla sempre maggior disponibilità di queste tecnologie, ha spinto la FAO ad iniziare la stesura di linee guida internazionali per regolamentare un’ efficace contrassegno delle attrezzature da pesca come modo per ridurre i livelli di rifiuti marini dannosi per l’ambiente.

Quella che è conosciuta come attrezzatura da pesca abbandonata, persa o altrimenti dismessa (ALDFG l’acronimo inglese) costituisce una parte consistente dei rifiuti presenti in mare, un problema crescente per gli ecosistemi marini. I livelli di ALDFG sono cresciuti notevolmente negli ultimi decenni come conseguenza dell’aumento della scala delle operazioni di pesca e dell’ ampio uso di materiali sintetici di lunga durata. Attualmente, le attrezzature da pesca abbandonate, perse o dismesse costituiscono circa un quinto dei rifiuti marini globali, il che vuol dire centinaia di migliaia di tonnellate annue. Queste attrezzature sono tra i rifiuti marini più dannosi, perché possono permanere negli oceani per anni, spesso portando avanti il processo di cattura per il quale erano state progettate, intrappolando e uccidendo pesci ed altri animali marini – fenomeno appunto conosciuto come “pesca fantasma”.

«Un sistema efficace per contrassegnare le reti da pesca in aree marine molto sfruttate è cruciale per prevenirne lo smarrimento e proteggere gli ecosistemi marini – afferma Petri Suuronen, esperto FAO di industria ittica – Anche i pescatori potranno trarre beneficio dall’uso di nuove tecniche per contrassegnare le reti, che consentiranno loro di minimizzare i rischi di perdere potenziali catture e attrezzature costose, e allo stesso tempo di ridurre i tempi per rintracciare le attrezzature andate perse».  Le reti abbandonate o perse costituiscono anche un pericolo per la navigazione poiché possono incastrarsi nei sistemi di propulsione e nelle eliche delle navi. Contrassegnare le attrezzature può contribuire a prevenire tali tipi di incidenti e può anche aiutare a combattere la pesca illegale, non dichiarata e non regolamenta (IUU acronimo inglese), consentendo alle autorità di controllo di monitorare chi le utilizza e in che modo, nelle proprie acque di competenza.

Oggigiorno, i progressi nelle tecnologie di contrassegno stanno cominciando ad offrire nuove possibilità per un’efficace monitoraggio e recupero delle attrezzature perse, modificando il modo in cui il problema viene affrontato. Ad esempio, i chip di segnalazione cifrati (coded wire tags – CWTs) sono stati testati come potenziale strumento per ridurre i rischi che mammiferi, tartarughe e altri animali marini di grosse dimensioni restino intrappolati nelle reti. I minuscoli CTWs incisi col laser vengono impiantati nelle reti da pesca senza alcun effetto sulla loro capacità di cattura, ma rendendole rintracciabili da sensori speciali. Le boe satellitari ad energia solare sono ora comunemente usate nelle operazioni industriali con reti di circuizione, consentendo una copertura spaziale illimitata e dei tempi di operazione lunghissimi.  Altri sensori, come i ricevitori GPS, possono essere attaccati ad una radio-boa ed essere utilizzati per trasmettere dati.
Anche la tecnologia acustica, che sfrutta le proprietà dell’acqua marina di trasmettere il suono, può aiutare a localizzare le attrezzature disperse. I pinger attivi emettono suoni a determinate frequenze una volta in acqua, mentre i riflettori sonar passivi riflettono fanno rimbalzare gli input sonori nuovamente verso la fonte. Le luci sono a lungo state una parte integrale dei sistemi di segnalazione notturna delle reti, ma oggi ai LED a risparmio energetico vengono accostati dei pannelli solari che ne amplificano l’efficacia.

I tentativi effettuati in passato di sviluppare delle linee guida internazionali sono stati molto frammentati. Vi sono poche richieste sistematiche da parte dei governi riguardo il contrassegno delle attrezzature, e non esistono né una legislazione, né delle linee guida o delle pratiche comuni a livello internazionale per le aree marine al di fuori delle giurisdizioni nazionali. La situazione sta tuttavia cominciando a cambiare, per via dei crescenti problemi di congestione nelle acque costiere, di rischi per una navigazione sicura e di morti accidentali della fauna marina. Per aiutare ad affrontare il problema, la FAO ha cominciato un processo consultativo volto a sviluppare un corpo di Linee Guida Tecniche Internazionali per il Contrassegno delle Attrezzature da Pesca. Un primo abbozzo di linee guida è stato discusso durante un incontro di esperti tenutosi presso la sede centrale della FAO all’inizio di Aprile.  I risultati saranno presentati alla Commissione FAO sull’Industria Ittica che si riunirà a Luglio 2016 per valutare i risultati e delineare le prossime tappe.

«Ciò di cui abbiamo bisogno è un sistema semplice e accessibile che permetta di identificare facilmente a chi appartiene l’attrezzatura, la pesca di origine e la sua posizione in mare – ha detto Suuronen – Lo sviluppo di standard riconosciuti internazionalmente per il contrassegno di tutte le attrezzature da pesca ci aiuterà a capire meglio le ragioni del loro smarrimento e ad individuare delle misure preventive appropriate».

di Fao