Greenpeace contro la Dichiarazione di Dublino, difende il consumo di carne in Ue

Sostiene che la zootecnia sia «troppo preziosa per la società», ma il team investigativo ambientalista afferma che è stata redatta proprio dall’industria degli allevamenti

[27 Ottobre 2023]

La Dichiarazione di Dublino, pubblicata nell’ottobre 2022 dall’agenzia governativa irlandese per l’agricoltura Teagasc, sostiene che la zootecnia sia «troppo preziosa per la società per diventare vittima di semplificazioni, riduzionismo o fanatismo» e sottolinea i benefici nutrizionali e ambientali derivanti dal consumo di carne.

Oltre a ottenere un’ampia copertura mediatica, il documento è stato utilizzato anche per fare pressioni dirette sul Commissario europeo per l’Agricoltura, Janusz Wojciechowski, il quale sarebbe alla ricerca di «supporto scientifico per contrastare il Green Deal e i piani dell’UE per ridurre il numero di animali allevati».

È quanto afferma un’indagine di Unearthed, il team di giornalismo investigativo di Greenpeace, secondo cui la dichiarazione, benché sottoscritta da scienziati, è stata redatta da gruppi e consulenti dell’industria zootecnica.

«Secondo la più accreditata ricerca scientifica – commenta Marco Contiero, responsabile Agricoltura di Greenpeace Ue – l’allevamento impiega l’83% della superficie agricola mondiale per produrre solo il 18% delle calorie che consumiamo, generando di contro il 60% delle emissioni di gas serra dell’agricoltura. In Europa il settore zootecnico è responsabile di quasi il 90% delle emissioni di ammoniaca che l’agricoltura immette nell’atmosfera e dell’80% della dispersione di azoto. Questi sono i fatti concreti che l’industria della carne cerca di nascondere».

Le mail, i verbali delle riunioni e gli altri documenti ottenuti attraverso le richieste di accesso agli atti da parte di Greenpeace rivelano che la Dichiarazione di Dublino sarebbe come una presa di posizione dell’industria della carne, scritta da consulenti del settore agroalimentare e usata da agenzie di pubbliche relazioni e lobbisti per bloccare le politiche europee a tutela della salute e dell’ambiente.

«Continuare a opporsi alla necessaria riduzione della produzione e del consumo di carne significa – conclude Contiero – sostenere la deforestazione, causare un’enorme perdita di biodiversità e aggravare la crisi climatica. Come se non bastasse, il sistema che la lobby della carne difende strenuamente sta letteralmente eliminando le piccole e medie aziende agricole europee all’incredibile ritmo di mille al giorno».