La crudeltà delle esportazioni di animali vivi dall’Europa verso il Medio Oriente (VIDEO)
Una nuova inchiesta di Animal Equality con immagini inedite di Animal Welfare Foundation
[23 Aprile 2024]
Animal Equality ha pubblicato una nuova inchiesta, realizzata in collaborazione con Animal Welfare Foundation, che rivela «Il trattamento crudele riservato agli animali che, dopo essere stati allevati in Spagna e caricati sulle navi, vengono trasportati in Medio Oriente, dove vengono macellati nei modi più crudeli».
L’inchiesta mette in luce l’impossibilità di garantire il benessere degli animali in questi viaggi a lunga distanza e per questo Animal Equality e Animal Welfare Foundation chiedono alla Commissione europea di «Vietare l’esportazione di animali vivi verso Paesi terzi al di fuori dell’Unione europea».
L’inchiesta documenta con foto e il video che pubblichiamo il lungo viaggio degli animali dagli allevamenti spagnoli passando per i porti di Tarragona e Cartagena, dove questi vengono caricati sulle navi che li trasportano nei macelli dei Paesi del Medio Oriente. Secondo quanto documentato, «Gli animali provenienti dalla Spagna vengono in particolare macellati nei modi più brutali nei mattatoi del Libano».
Animal Equality ricorda che «La Spagna è uno dei maggiori esportatori di bovini vivi in Europa e il secondo esportatore di ovini al mondo, dopo la Romania. Quando nel 2011 l’Australia ha inasprito i requisiti di benessere animale per l’esportazione, gli allevatori spagnoli hanno deciso di approfittare di un’opportunità commerciale. Nel 2022, 1.567.609.944 di animali, tra ovini, bovini, polli e suini sono stati trasportati vivi in tutta l’Unione europea e dall’Europa verso Paesi extraeuropei. Gli animali che vengono maggiormente trasportati vivi e venduti al di fuori dei Paesi Ue sono: Polli: esportati soprattutto da Germania (19%) e Paesi Bassi (31%); Bovini: esportati principalmente da Francia (33%), Germania (19%) e Paesi Bassi (9%); Ovini: esportati soprattutto da Spagna (28%), Romania (27%) e Francia (17%): Suini: esportati prevalentemente da Danimarca (48%) e Paesi Bassi (29%). Dei 9.753.820 ovini, suini e bovini destinati a riproduzione, ingrasso e macellazione che l’Ue ha esportato verso Paesi terzi, la maggior parte è stata trasportata via terra e via mare in Giordania, Regno Unito, Libia, Arabia Saudita, Libano e Turchia. All’interno della stessa Unione europea sono stati trasportati invece 41.110.835 ovini, bovini e suini destinati principalmente a scopi diversi dall’allevamento».
Le due organizzazioni animaliste spiegano che «Le condizioni di vita durante questi viaggi variano a seconda di molti fattori, come le dimensioni del carico, l’equipaggiamento del veicolo, le temperature e la durata dei viaggi, che verso i Paesi terzi possono durare settimane. Soprattutto sulle lunghe distanze, questi trasporti causano gravi problemi di salute agli animali. Secondo i pareri scientifici dell’Autorità europea per la sicurezza alimentare (EFSA), gli animali trasportati vivi sono esposti a stress durante le operazioni di carico e scarico; possono soffrire di fame, sete, esaurimento e mancanza di spazio e riposo durante il transito».
Maria Boada-Saña, project manager di Animal Welfare Foundation, sottolinea che «La mancanza di una supervisione efficace si estende dai porti europei di partenza a quelli di arrivo extra-Ue, che non dispongono di infrastrutture adeguate per le ispezioni sul benessere degli animali. Inoltre, non esistono piani di emergenza per proteggere gli animali da temperature estreme, né esiste l’obbligo per le navi adibite al trasporto di bovini in partenza dall’UE di avere un veterinario a bordo. Di conseguenza, migliaia di animali affrontano lunghi viaggi in mare, che possono durare giorni o addirittura settimane, senza avere accesso alle cure veterinarie».
gli animalisti fanno notare che «La maggior parte degli animali esportati viene trasportata su navi inadatte e pericolose. Quelle che attualmente sono utilizzate per il trasporto di animali allevati in Europa sono state convertite da traghetti per auto o da navi da carico. La conversione avviene in un momento del ciclo di vita delle macchine in cui normalmente dovrebbero essere demolite perché troppo obsolete per continuare a essere utilizzate. L’età delle navi spesso supera i 50 o addirittura i 60 anni. Inoltre, queste operano sotto bandiere sospette (la maggior parte delle quali sono nella lista nera dell’Ue), sono mal progettate e non sottoposte a manutenzione, costituendo un grave rischio per la sicurezza degli animali, dell’equipaggio e dell’ambiente».
Animal Equality chiede alla Commissione europea e al governo italiano di «Vietare l’esportazione di animali verso Paesi non appartenenti all’Unione europea risparmiando a miliardi di animali sofferenze atroci. Se il benessere degli animali durante questi lunghi viaggi non può essere garantito, nel caso del Medio Oriente e del Nord Africa, la macellazione inoltre non rispetta gli standard internazionali dell’Organizzazione Mondiale della Sanità Animale (OIE)».
Matteo Cupi, vicepresidente di Animal Equality Europa, conclude: «L’esportazione di animali vivi in Paesi terzi al di fuori dell’Unione Europea deve cessare. Gli animali subiscono ogni tipo di calamità durante questi viaggi, come abbiamo visto con lo scandalo Elbeik che abbiamo documentato. Con la pubblicazione di questa nuova indagine chiediamo ancora una volta alle istituzioni di porre fine alle esportazioni di animali vivi in Paesi terzi al di fuori dell’Ue».