Pesca: a rischio l’84% degli stock dei pesci migratori e l’86% dei grandi migratori
Conservare e utilizzare in modo durevole le risorse marine per lo sviluppo sostenibile
[3 Giugno 2016]
Il segretario generale dell’Onu, Ban Ki-moon, ha inviato un messaggio all’ Oceans Meeting 2016, la riunione internazionale dei ministri del mare che si conclude oggi a Lisbona, sottolineando che «Gli oceani sono i driver dello sviluppo sostenibile, della sicurezza alimentare e dei mezzi di sussistenza. Ma con gli oceani sotto intensa pressione, la comunità internazionale deve adottare misure più efficaci per salvaguardare la loro salute e resilienza. Il “First Global Integrated Marine Assessment” condotta sotto gli auspici dell’Onu nel 2015 dovrebbe essere un invito all’azione. L’United Nations Convention on the Law of the Sea fornisce una solida base agli Stati per cooperare nello sviluppo di politiche oceaniche efficaci e realizzare un’economia sostenibile dell’oceano. Dalla “Blue Week Lisbon” dell’anno scorso, sono stati raggiunte una serie di tappe legate agli oceani, compresa l’adozione dell’Agenda per lo sviluppo sostenibile 2030 e la decisione dell’Assemblea Generale di sviluppare uno strumento internazionale giuridicamente vincolante relativo alla conservazione e all’uso sostenibile della diversità biologica marina delle zone al di fuori della giurisdizione nazionale».
Ban ha sottolineato l’importanza di attuare l’Obiettivo dello sviluppo Sostenibile 14 che prevede di «Conservare e utilizzare in modo durevole gli oceani, i mari e le risorse marine per lo sviluppo sostenibile», così come altri obiettivi legati agli oceani, i cui legami sono essenziali: «Ad esempio, le innovazioni tecnologiche stanno cominciando a mostrare le potenzialità degli oceani come fonti di energia che può far progredire il nostro lavoro per l’Obiettivo 7: “garantire l’accesso all’energia a prezzi accessibili, affidabile, sostenibile e moderna per tutti. Il sistema delle Nazioni Unite si impegna a sostenere gli Stati membri in questo sforzo, anche attraverso la cooperazione tra agenzie e il meccanismo di coordinamento, UN-Oceans. Abbiamo davanti compiti impegnativi per far avanzare il benessere delle generazioni presenti e future».
Ma proprio da un altro organismo Onu, la Review Conference for the landmark 1995 United Nations Fish Stocks Agreement (Divisione affari marittimi e del diritto del mare) vengono un forte allarme sullo stato di alcuni di più importanti stock di pesci mondiali e una serie di raccomandazioni che puntano a migliorarne la salvaguardia e la gestione
La conferenza è preoccupata soprattutto per lo stato degli stock di pesci grandi migratori e il rapporto approvato sottolinea che «L’84% degli stock dei pesci trans-zonali e l’86% del tonno e degli stock di altre specie affini sono sovra-sfruttati o totalmente sfruttati».
La Review Conference si è occupata soprattutto di salvaguardia e utilizzo sostenibile degli oceani, dei mari e delle risorse marine per lo sviluppo, cioè l’Obiettivo 14 dell’Agenda per lo sviluppo sostenibile 2030 richiamato da Ban, facendo notare in particolare «La relazione tra e attese di alcuni target e la messa in opera effettiva dell’Accordo e le raccomandazioni della Review Conference La messa in opera piena e effettiva dell’Accordo potrebbe contribuire sostanzialmente alla realizzazione degli impegni presi nell’ dell’Agenda per lo sviluppo sostenibile 2030».
Le raccomandazioni formulate dalla Review Conference ai governi e alle organizzazioni o accordi regionali di gestione della pesca si basano su 5 priorità: conservazione e gestione degli stock; meccanismi per la cooperazione internazionale e i non-membri; monitoraggio, controllo e sorveglianza, rispetto dell’applicazione; Paesi in via di sviluppo; Stati non-parte.
Le raccomandazioni affrontano temi come l’applicazione degli approcci precauzionali e ecosistemici; la salvaguardia e la gestione degli stock degli squali e dei pesci di profondità; I fattori ambientali che interessano gli ecosistemi marini, compresi gli impatti negative dei cambiamenti climatici e l’acidificazione deli oceani; gli attrezzi da pesca persi, abbandonati o scaricati, compresi i rifiuti marini; il rafforzamento dell’interfaccia scienza-politica; le strategie di recupero e ricostruzione, la gestione delle catture e dei rigetti; il rafforzamento dei mandati e delle misure nelle organizzazioni o negli accordi regionali per la pesca; le valutazioni della performance e delle buone pratiche per queste organizzazioni o accordi; il rafforzamento delle responsabilità degli Stati bandiera; la valutazione della performance degli Stati bandiera; i pescherecci senza nazionalità; le misure portuali degli Stati; il rafforzamento del rispetto della cooperazione e dell’applicazione dei programmi; la regolamentazione dei trasbordi; il rifornimento delle navi; le misure e lo sviluppo della pesca rivolta al mercato da parte dei Paesi in via di sviluppo; il rafforzamento dei meccanismi e dei programmi di capacity-building, compreso l’aiuto finanziario creato dell’Accordo evitando il trasferimento di un onere sproporzionato dello sforzo dio conservazione verso gli Stati in via di sviluppo; la promozione di un’ampia partecipazione all’Accordo.
Il presidente della Review Conference, il brasiliano Fábio Hazin, ha detto che è stato elaborato «Un bel documento finale, aggiornato, rafforzato, che siamo fieri di presentare al mondo. Considerato come il più importante strumento giuridicamente obbligatorio per la gestione delle risorse della pesca dall’adozione dell’ United Nations Convention on the Law of the Sea nel 1982, l’Accordo stabilisce un regime giuridico completo per la conservazione e l’utilizzo sostenibile deli stock migratori e dei pesci grandi migratori».