Slow food sostiene la proposta di legge per andare oltre gli allevamenti intensivi
«L'allevamento industriale produce inquinamento, antibiotico resistenza e ha creato una netta separazione tra gli animali e l'ambiente»
[23 Febbraio 2024]
Slow food, l’associazione che ha fatto del consumo responsabile e sostenibile del cibo la propria ragione d’essere, ha accolto con favore la proposta di legge – presentata ieri in Parlamento da Greenpeace, Isde, Lipu, Terra! e Wwf – per superare il modello degli allevamenti intensivi.
«L’allevamento industriale – argomentano nel merito da Slow food – produce inquinamento: prova ne è il particolato Pm10 le cui concentrazioni, come sottolineato dall’Agenzia per la protezione ambientale (Arpa) del Piemonte, sono influenzate dalle “pratiche agricole sia direttamente, attraverso l’emissione di particolato Pm10 primario, sia indirettamente con l’emissione di precursori del particolato secondario”, in particolare per via delle emissioni di ammoniaca.
L’allevamento industriale è causa anche di antibiotico resistenza, per via dei farmaci somministrati ad animali che vivono le proprie esistenze rinchiusi in spazi angusti, che amplificano il rischio di sviluppo di zoonosi.
Soprattutto, l’allevamento industriale ha creato una netta separazione tra gli animali e l’ambiente, snaturando un rapporto non solo eticamente valido, perché maggiormente rispondente ai loro bisogni, ma anche efficace sotto il profilo agricolo».
Per tutte queste ragioni, Slow food sottolinea l’urgenza di affrontare il tema degli allevamenti industriali e intensivi, promuovendo «una dialettica propositiva con l’opinione pubblica e un dialogo aperto e onesto con le realtà produttive».