Rete civica #SalviamoSSN e richiesta al Presidente Mattarella un logo per il SSN
45 anni di servizio sanitario nazionale: gap di 333 miliardi di euro rispetto alla media Ue
GIMBE: compleanno amaro con la mannaia dell'autonomia differenziata
[19 Dicembre 2023]
Il 23 dicembre 1978 il Parlamento approvò a larghissima maggioranza la legge 833 che istituiva il Servizio Sanitario Nazionale (SSN) in attuazione dell’art. 32 della Costituzione, con quello che oggi il presidente della fondazione GIMBE Nino Cartabellotta definisce «Un radicale cambio di rotta nella tutela della salute delle persone un modello di sanità pubblica ispirato da princìpi di equità e universalismo, finanziato dalla fiscalità generale, che ha permesso di ottenere eccellenti risultati di salute e che tutto il mondo continua ad invidiarci». Ma è lo stesso Cartabellotta a ricordare che «Purtroppo il prossimo 23 dicembre il SSN non spegnerà 45 candeline in un clima festoso, sotto il segno dell’universalità, dell’uguaglianza, dell’equità, i suoi princìpi fondanti ormai ampiamente traditi. Perché la vita quotidiana delle persone, in particolare quelle meno abbienti, è sempre più condizionata dalla mancata esigibilità di un diritto fondamentale, quello alla tutela della salute: interminabili tempi di attesa per una prestazione sanitaria o una visita specialistica, necessità di ricorrere alla spesa privata sino all’impoverimento delle famiglie e alla rinuncia alle cure, pronto soccorso affollatissimi, impossibilità di trovare un medico o un pediatra di famiglia vicino casa, enormi diseguaglianze regionali e locali sino alla migrazione sanitaria».
La Fondazione GIMBE pubblica la monografia “Il Servizio Sanitario Nazionale compie 45 anni. Lunga vita al Servizio Sanitario Nazionale!” che propone la «Terapia appropriata per il precario “stato di salute” del nostro SSN affetto da numerose “patologie”»:
Cartabellotta ricorda che «Per sedare le strumentalizzazioni politiche degli ultimi mesi – spiega il Presidente – è bene ribadire che negli ultimi 15 anni tutti i Governi, di ogni colore, hanno tagliato risorse o non finanziato adeguatamente il SSN sino a portare il nostro Paese ad essere in Europa “primo tra i paesi poveri” in termini di spesa sanitaria pubblica pro-capite».
Infatti, nel 2022 eravamo davanti solo ai Paesi dell’Europa meridionale (Spagna, Portogallo, Grecia) e quelli dell’Europa dell’Est (eccetto la Repubblica Ceca). Con un gap rispetto alla media dei Paesi europei che dal 2010 è progressivamente aumentato, arrivando nel 2022 a 801 euro, che, tenendo conto di una popolazione residente ISTAT al 1° gennaio 2023, per l’anno 2022 corrisponde ad un gap di 47,3 miliardi . Nell’intero periodo 2010-2022 il gap cumulativo arriva alla cifra monstre di circa 333 miliardi di euro. «Una progressiva sottrazione di risorse – fa notare Cartabellotta – che ha portato all’inesorabile indebolimento del SSN nelle sue componenti strutturale, tecnologica, organizzativa e, soprattutto, professionale».
E a pagare le spese del progressivo definanziamento è stato soprattutto il personale sanitario. Cartabellotta spiega che «La persistenza del tetto di spesa riferito al lontano 2004 ha prima ridotto la quantità di medici e soprattutto di infermieri, poi li ha progressivamente demotivati tanto che oggi si moltiplicano pensionamenti anticipati, licenziamenti volontari, fughe verso il privato o all’estero. Il capitale umano che crede nel SSN oggi è costretto ad alzare la voce con ripetuti scioperi, per chiedere disperatamente di rilanciare le politiche del personale sanitario. Anche perché si sta facendo largo la scarsa attitudine dei giovani a intraprendere professioni (es. infermiere) e specialità (es. medico d’urgenza) poco attrattive, che a fronte di una bassa remunerazione presentano limitate prospettive di carriera, condizioni di lavoro inaccettabili, o addirittura rischio di aggressioni: uno scenario che, in assenza di decisi interventi da parte della politica, finirà per legittimare cooperative di servizi e gettonisti».
Se il SSN è nato 45 anni fa sotto il segno dell’uguaglianza e dell’equità, oggi ci ritroviamo con «21 servizi sanitari regionali profondamente diseguali, con una vera e propria “frattura strutturale” tra Nord e Sud, con i residenti nella maggior parte delle Regioni meridionali a cui non sono garantiti nemmeno i livelli essenziali di assistenza», denuncia il presidente GIMBE.
Infatti, il monitoraggio 2021 dei Livelli essenziali di assistenza (LEA) del ministero della salute documenta i che delle 14 Regioni adempienti solo 3 sono del Sud (Abruzzo, Puglia e Basilicata), tutte a fondo classifica. «E su questa frattura – chiosa Cartabellotta – pende la mannaia dell’autonomia differenziata, che senza definire e finanziare i Livelli Essenziali delle Prestazioni, non potrà che amplificare le diseguaglianze, legittimando normativamente il divario Nord-Sud e violando il principio di uguaglianza nel diritto alla tutela della salute e assestando il colpo di grazia al SSN».
L’erogazione dell’assistenza sanitaria è molto frammentata e per Cartabellotta «E’, troppo medico-centrica, dicotomizzata tra ospedale e territorio e scarsamente integrata con quella socio-sanitaria, generando sprechi e inefficienze, ridotta qualità dei servizi e disagi per i pazienti».
La monografia GIMBE evidenzia che ci sono margini di recupero in vari ambiti: eccesso di prestazioni da medicina difensiva, frodi, acquisti a costi eccessivi, complessità amministrative, inadeguato coordinamento dell’assistenza, in particolare tra setting ospedalieri e territoriali. Ma Cartabellotta aggiUnge che «Per recuperare gli sprechi servono la visione di un nuovo SSN e coraggiose riforme sulle modalità di finanziamento, riparto delle risorse, programmazione, organizzazione e integrazione dei servizi sanitari e socio-sanitari. Ovvero, sprechi e inefficienze sono parte integrante del sistema e pur attuando misure per la loro riduzione non avremo comunque risorse monetizzabili a breve termine».
Secondo quanto riportato dall’Annuario statistico del SSN 2021 del Ministero della Salute, il numero di strutture sanitarie private accreditate rappresentano quasi la metà di quelle che erogano l’assistenza ospedaliera (48,6%) e il 60,4% di quelle per la specialistica ambulatoriale. Sono invece prevalentemente gestite dal privato le strutture destinate all’assistenza residenziale (84%) e semiresidenziale (71,3%) e quelle riabilitative (78,2%), Cartabellotta commenta: «Pur nella consapevolezza della qualità di numerose strutture private accreditate e della differente “densità” nelle varie Regioni, è evidente che per soddisfare i bisogni di salute della popolazione diminuiscono le tutele pubbliche e aumenta l’offerta privata. Che dovrebbe essere invece una libera scelta e non una necessità obbligata dall’indebolimento del pubblico».
Per il 45esimo compleanno del SSN, la Fondazione GIMBE si impegna in due iniziative concrete.
«A dieci anni dall’avvio della campagna #SalviamoSSN – spiega Cartabellotta – «la Fondazione GIMBE ha scelto di lanciare una rete civica nazionale con sezioni regionali. Riteniamo indispensabile diffondere a tutti i livelli il valore del SSN, come pilastro della nostra democrazia, strumento di equità e giustizia sociale, oltre che leva di sviluppo economico. L’obiettivo è coinvolgere sempre più persone nella tutela e nel rilancio del SSN, nonché promuovere un utilizzo informato di servizi e prestazioni sanitarie, al fine di arginare fenomeni consumistici. Perché, al di là delle difficoltà di accesso ai servizi, la maggior parte delle persone non ha ancora contezza del rischio imminente: quello di scivolare lentamente ma inesorabilmente, in assenza di una rapida inversione di rotta, da un Servizio Sanitario Nazionale fondato su princìpi di universalità, uguaglianza, equità per tutelare un diritto costituzionale, a 21 sistemi sanitari regionali basati sulle regole del libero mercato».
La rete, alla quale è già possibile aderire, si doterà di gruppi regionali di coordinamento sul territorio per le iniziative e attività della campagna #SalviamoSSN. Gli ambassador della rete promuoveranno attivamente la campagna a livello locale. Anche cittadini e le organizzazioni pubbliche e private potranno sostenere attivamente la campagna. Una rete che punta a coinvolgere tutto il Paese per difendere e rafforzare il SSN attraverso azioni coordinate e partecipazione attiva.
Attualmente molte Regioni identificano il proprio servizio sanitario regionale (SSR) attraverso un logo, contribuendo così a consolidare la percezione pubblica dell’esistenza di 21 SSR distinti: al contrario, paradossalmente manca un logo identificativo del SSN. Cartabellotta propone un’altra iniziativa. «Ritenendo fondamentale ribadire l’identità del SSN, lo scorso 4 dicembre abbiamo inoltrato alla Presidenza della Repubblica, alle Alte Cariche dello Stato e al Ministero della Salute formale richiesta di istituire un logo ufficiale per il SSN. L’obiettivo è legittimare con un simbolo l’esistenza del SSN quale pilastro univoco di civiltà e democrazia, confermando a tutte le persone che la tutela della salute rimane un diritto costituzionale garantito dalla Repubblica».
Cartabellotta conclude: «In occasione del suo 45° compleanno, con le nostre iniziative vogliamo ribadire alla popolazione il valore inestimabile del SSN e l’inderogabile necessità di un patto sociale e politico che, prescindendo da ideologie partitiche e avvicendamenti di Governi, riconosca in quel modello di sanità un pilastro della nostra democrazia, una conquista irrinunciabile e una grande leva per lo sviluppo economico del Paese. Oltre che un’alleanza tra tutti gli attori della sanità finalizzata a rinunciare ai privilegi acquisiti per rilanciare questo prezioso bene comune nell’esclusivo interesse delle persone»