Ad Haiti le gang armate hanno più potenza di fuoco della polizia

Un Paese nel caos sanguinario alimentato dal traffico di armi che provengono soprattutto dagli Stati Uniti

[5 Aprile 2024]

Il nuovo rapporto “Haiti’s Criminal Markets” dell’United Nations office on drugs and crime (Unodc) sul traffico illegale e il commercio di armi ad Haiti denuncia che, a partire dal 2021, nel Paese è aumentato il traffico di armi sempre più potenti e sofisticate, come i fucili AK47 (di fabbricazione russa), AR15 (di fabbricazione americana) e Galil (di fabbricazione israeliana). Secondo gli esperti riuniti dell’Onu, dell’ONU, «Questi arsenali mortali danno alle gang una potenza di fuoco superiore a quella della polizia nazionale haitiana» e «I gruppi criminali stanno diventando più forti, più ricchi e più autonomi, utilizzando il traffico di armi per alimentare la loro crescita».

Molte di queste armi illegali sono state utilizzate nei recenti tiri indiscriminati di cecchini per seminare il caos tra la popolazione, ei saccheggi di massa, nei rapimenti e negli attacchi alle carceri per liberare migliaia di detenuti, che hanno costretto più di 362.000 haitiani ad abbandonare le loro case per fuggire dalla violenza delle gang e delle milizie anti-gang.

L’esperto indipendente di sicurezza e sviluppo e autore di “Haiti’s Criminal Markets”, Robert Muggah, spiega che «Alcune gang stanno utilizzando il traffico di armi per alimentare gli sforzi per espandere la loro portata e rivendicare posizioni strategiche che ostacolano gli sforzi per fermare l’ingresso illegale di ancora più armi. La situazione ad Haiti è davvero sconcertante e inquietante, probabilmente la peggiore che abbia mai visto in oltre 20 anni di lavoro nel Paese. Le gang sono sempre più forti, più ricche, meglio armate e più autonome. Negli ultimi tre anni hanno diversificato le loro fonti di reddito, soprattutto aumentando i rapimenti  che generano riscatti compresi tra 7.000 e 500.000 dollari. Tra gennaio e febbraio di quest’anno sono state rapite 379 persone. Altri profitti provengono dallo sfruttamento della popolazione civile, dal traffico di droga e dal commercio illecito di armi. Qesta dinamica sta generando enormi sfide per la popolazione haitiana, una delle peggiori della storia moderna».

Le armi che alimentano il caos sanguinario nel più povero Paese dell’emisfero occidentale provengono prevalentemente dagli Stati Uniti d’America e il gruppo di esperti dell’Onu incaricato di monitorare le sanzioni imposte dal Consiglio di Sicurezza ad Haiti nel 2022 proprio per il peggioramento della violenza delle bande armate ha sottolineato che «Questi arsenali mortali significano che le gang hanno una potenza di fuoco che supera quella della polizia nazionale haitiana». La rappresentante regionale dell’UNODC, Sylvie Bertrand, ha detto a UN News che «Le conseguenze hanno gettato la nazione caraibica nella una crisi politica e umanitaria in corso. Attualmente si registrano livelli di illegalità senza precedenti, Il problema è che più armi entrano, più le gang espandono il loro controllo su punti strategici come porti e strade, rendendo ancora più difficile per le autorità prevenire il traffico di armi».

Le conseguenze della dilagante violenza delle gang sono evidenti in tutta Haiti. Un’analisi sostenuta dall’Onu ha rilevato che «Quasi la metà degli 11,7 milioni di cittadini di Haiti ha bisogno di  assistenza alimentare e gli sfollamenti di massa continuano mentre le persone fuggono verso la sicurezza. Gli ospedali segnalano un forte aumento delle morti e dei feriti da arma da fuoco».

Il personale medico di Haiti ha detto agli esperti Onu che «Il crescente numero di armi in circolazione e il potenziamento degli arsenali stanno avendo un impatto sulla letalità e sulla gravità delle ferite inflitte».

Muggah ricorda che «Le gang haitiane non sono un fenomeno nuovo e risalgono agli anni ’50. Il Paese ha una lunga storia di attori economici che utilizzano le gang criminali per proteggere le proprie attività e sabotare i concorrenti, così come di élite politiche che finanziano gruppi armati per controllare l’elettorato. Circa 150 – 200 gruppi armati operano attualmente ad Haiti, un Paese che condivide l’isola di Hispaniola con la Repubblica Dominicana. Attualmente nell’area metropolitana di Port-au-Prince operano circa 23 bande, divise in due grandi coalizioni: G-Pèp, guidata da Gabriel Jean Pierre, detto Ti Gabriel, e G9 Family and Allies, guidata di Jimmy Chérizier, detto Barbecue. Negli ultimi mesi, le due fazioni rivali hanno unito le forze in attacchi coordinati, prendendo di mira l’aeroporto, il Palazzo Nazionale, il Teatro Nazionale, ospedali, scuole, stazioni di polizia, uffici doganali e porti, mostrando di fatto la loro volontà ed espandere con la forza il loro territorio. Le bande stanno infatti controllando aree molto strategiche della capitale e le strade principali che collegano Port-au-Prince ai porti e ai confini terrestri, nonché città e aree costiere, dove assistiamo a molti traffici».

Il gruppo di esperti  Onu evidenzia: «Dato che la domanda di armi è in aumento e i prezzi sono alti, il traffico di armi è un business molto redditizio, anche in piccole quantità. Ad esempio, un fucile semiautomatico da 5,56 mm che costa poche centinaia di dollari negli Stati Uniti viene regolarmente venduto per 5.000 – 8.000 dollari ad Haiti».

I risultati del rapporto Unodc hanno documentato ulteriormente la presenza di “armi fantasma”, che vengono prodotte da privati con relativa facilità acquistandone le parti online, evitando così i procedimenti di controllo che si applicano alle armi da fuoco prodotte in fabbrica. Queste armi non hanno numeri di serie e quindi non rintracciabili.

Secondo il rapporto, «Un piccolo numero di gang haitiane sono altamente specializzate nell’acquisizione, nello stoccaggio e nella distribuzione di armi e munizioni».

Le misure per prevenire l’ingresso di armi includono un embargo del Consiglio di sicurezza dell’Onu iniziato nel  2022, la cooperazione regionale per combattere le reti criminali e il rafforzamento della capacità di Haiti.  Ma siamo di fronte a un clamoroso fallimento, visto che la Bertrand ribadisce che «La maggior parte delle armi da fuoco e delle munizioni trafficate ad Haiti, sia direttamente che attraverso un altro Paese, provengono dagli Stati Uniti. le armi e i proiettili vengono generalmente acquistati presso punti vendita autorizzati, mostre di armi o banchi dei pegni e spediti via mare. Sono inoltre emersi sospetti di operazioni illegali che coinvolgono voli non registrati e piccoli aeroporti lungo la costa meridionale della Florida e la presenza di piste di atterraggio clandestine ad Haiti».

L’Unodc ha identificato 4 rotte del traffico di armi che utilizzano i confini porosi di Haiti: 2 partono dalla Florida tramite navi mercantili per raggiungere  Port-au-Prince e le coste nord e occidentali attraverso Turks e Caicos e le Bahamas e le altre, tramite navi portacontainer, pescherecci, chiatte o piccoli aerei arrivando alla città settentrionale di Cap Haitien e via terra dalla Repubblica Dominicana. Quest’ultima modalità coinvolge un segmento della diaspora haitiana e intermediari che agiscono come acquirenti e intermediari “schermo”. Acquistano armi negli Stati Usa con una legislazione più permissiva , come Arizona, California, Florida, Georgia e Texas.

L’Unodc conferma che «La maggior parte dei sequestri effettuati dalle autorità statunitensi sono stati condotti a Miami e, anche se le agenzie di controllo hanno raddoppiato il numero di perquisizioni nel 2023, le autorità a volte non trovano armi e munizioni illecite, spesso nascoste tra pacchi fittamente impilati di tutte le forme e dimensioni».  E il Gruppo di esperti convocato dal Consiglio di Sicurezza dell’Onu ha ricevuto immagini di mitragliatrici a nastro calibro 7,62 x 51 mm e munizioni 12,7 x 99 mm per mitragliatrici o fucili pesanti.

La Bertrand ha detto che «Per intaccare significativamente il flusso di armi nel Paese, l’Unodc sta addestrando nei porti e negli aeroporti “unità di controllo”, comprendenti agenti di polizia, doganali e la guardia costiera per identificare e ispezionare container e merci ad alto rischio e sta lavorando per facilitare l’uso del radar e di altri strumenti essenziali. Ma per migliorare la capacità di Haiti di monitorare e controllare tutti i suoi confini deve essere stabilizzata la sicurezza. Gli agenti delle forze dell’ordine sono molto impegnati a cercare di contenere la crisi nelle strade di Port-au-Prince».

L’agenzia Onu prevede di fornire apparecchiature di scansione agli ingressi marittimi, aerei e terrestri di Haiti, nonché tecnologia radar in modo che la polizia e le autorità doganali possano monitorare meglio l’arrivo di navi e aerei. Un’altra priorità è la sicurezza dei porti, in modo che i prodotti essenziali possano entrare nel Paese senza essere sequestrati o rubati dalle gang.

Per quanto riguarda la Multinational Security Support mission istituita dal Consiglio di sicurezza dell’Onu e che presto dovrebbe sbarcare ad Haiti, la Bertrand ha affermato che «Sarà essenziale sostenere il lavoro molto coraggioso che è già stato svolto dalla polizia».

Muggah è d’accordo, è d’accordo sul fatto che per garantire un flusso minimo di beni e servizi «La priorità assoluta” deve essere il rafforzamento della Polizia nazionale haitiana, compresa la sua capacità di consolidare il controllo sui territori e sulle infrastrutture critiche del Paese» e conclude: «In un contesto geopolitico in cui molti attori sono in alcuni casi paralizzati nel rispondere, la comunità internazionale ha la responsabilità incredibilmente importante di sostenere Haiti in questo momento di grave necessità perché, se non facciamo un passo avanti, una brutta situazione potrebbe peggiorare drammaticamente».