Estrazione mineraria in alto mare: TMC porta Greenpeace in tribulale
Ma gli attivisti continuano a protestare nel Pacifico. Il ruolo opaco dell’Isa
[29 Novembre 2023]
Il 25 novembre, The Metals Company (TMC) ha tentato di mettere a tacere la protesta in corso di Greenpeace International nella Clarion Clipperton Zone minacciando l’organizzazione ambientalista con un’ingiunzione legale, ma gli attivisti hanno comunque abbordato la nave Coco che lavorava nelle acque profonde dell’Oceano Pacifico e due di loro sono a poppa della nave per chiedere pacificamente che «TMC interrompa le sue attività di esplorazione mineraria in acque profonde e abbandoni i piani distruttivi in uno degli ultimi ecosistemi incontaminati del mondo».
Un’imbarcazione varata dall’Arctic Sunrise di Greenpeace si è avvicinata alla Coco, una nave utilizzata per le trivellazioni offshore che da 5 giorni cercava di raccogliere rapidamente dati come per conto della TMC che servono per presentare la richiesta del primo permesso minerario commerciale in acque profonde al mondo. La protesta di Greenpeace International, che ha coinvolto kayak e piccole imbarcazioni, ha sconvolto i piani della nave dall’alba al tramonto.
La MV COCO, equipaggiata con due Remotely Operated Vehicles (ROV), è arrivata nella NORI-D licence area il 16 novembre, una zone marina dove TMC ha effettuato diverse spedizioni da quando nel 2011 l’International Seabed Authority (ISA) ha concesso alla NORI, una consociata interamente controllata da TMC e sponsorizzata dal piccolo Stato insulare di Nauru, un contratto di esplorazione. E’ uno dei tre siti nell’Oceano Pacifico controllati dalla multinazionale canadese TMC che ha effettuato il primo test minerario in acque profonde in quest’area negli anni ’70 ed è tornata in porto un anno fa dopo aver estratto 4.500 tonnellate di noduli polimetallici .
L’amministratore delegato di TMC, Gerard Barron, ha prima definito la protesta di Greenpeace «Andare in kayak e farsi selfie», poi è passato a minacciare gli attivisti con un’ingiunzione. Greenpeace International ha risposto intensificando la sua protesta contro l’estrazione mineraria in acque profonde e 4 climbers hanno occupato la gru di poppa che la nave stava utilizzando per raccogliere dati.
Due climbers di Greenpeace International hanno utilizzato delle corde per scalare la Coco da una delle piccole imbarcazioni. A loro si sono uniti altri tre attivisti. Altri attivisti di Greenpeace International si sono uniti alla protesta dall’Arctic Sunrise innalzando striscioni con il messaggio in piu lingue “ Stop all’estrazione mineraria nelle profondità marine”.
La campaigner Stop Deep Sea Mining di Greenpeace International, Louisa Casson, ha dichiarato a bordo dell’Arctic Sunrise: «Questa industria che afferma di essere green sta ora minacciando di portare in tribunale gli attivisti ambientali. I minatori delle profondità marine non hanno credibilità e stanno mostrando il loro vero volto, utilizzando gli stessi identici trucchi dell’industria petrolifera per provocare danni al nostro pianeta quando ne ha già avuto troppi. La scienza sta dicendo no all’estrazione mineraria in acque profonde e i Paesi si stanno schierando per chiedere di fermare questa industria rischiosa che mira solo al proprio profitto, a un costo enorme per tutti noiz.
Sofia Castellanos, un’attivista di Greenpeace International che è salita sulla nave della TMC, ha spiegato: «Sto agendo contro una nave che lavora per l’industria petrolifera e sto ora lavorando per ottenere il via libera per l’avvio della prossima industria distruttiva. In Messico, abbiamo passato anni a ripulire innumerevoli fuoriuscite di petrolio dalle nostre coste. Non possiamo tornare indietro e impedire l’avvio dell’industria petrolifera, ma sono qui perché possiamo fermare l’estrazione mineraria in acque profonde prima che distrugga i nostri oceani».
Nonostante i negoziati all’ISA fossero in stallo, nel giugno 2021, TMC ha sfruttato una scappatoia legale nel diritto internazionale per cercare di forzare la mano dei governi a consentire l’inizio dell’estrazione mineraria in acque profonde,. Dopo che i governi non hanno dato il via libera all’estrazione in acque profonde, nel luglio 2023, TMC ha annunciato che avrebbe presentato una richiesta commerciale per l’estrazione in acque profonde l’anno prossimo, anche in assenza di normative e nonostante ci siano 24 Paesi che chiedono una moratoria, con il Messico che si è appena unito a questa lista.
Alex Rogers, professore di biologia all’Università di Oxford e direttore scientifico dell’Ocean Census, ha denunciato che «The Metals Company ha cercato di sovvertire un processo democratico e spingere i Paesi ad accettare l’estrazione mineraria su scala commerciale prima che fosse disponibile la scienza sufficiente per prendere una decisione informata. I fondali marini internazionali e l’alto mare sono patrimonio comune dell’umanità e non dovrebbero essere di competenza di imprese che mirano ad arricchire pochi distruggendo gli ecosistemi marini».
Ma ora la NORI chiede a un giudice olandese di imporre a Greenpeace la sospensione immediata della protesta e una multa fino a 10 milioni di euro, nel caso in cui l’azione pacifica non dovesse cessare. Secondo NORI, la causa intentata contro Greenpeace International, ha anche il sostegno dell’ISA e non ha tutti i torti, visto che il segretario dell’ISA ha addirittura scritto una lettera agli Stati membri e a Greenpeace International, chiedendo la fine della protesta «Alla luce della minaccia immediata e urgente di gravi danni all’ambiente marino e alla sicurezza della vita in mare nell’areaz. Peccato che la stessa NORI, che sarebbe anche in grave crisi economica, abbia confermato nel suo ultimo rapporto che quest’attività «Non può essere sostenibilez.
Alessandro Giannì, direttore delle Campagne di Greenpeace Italia, sottolinea che «Non possiamo permettere che per salvare una compagnia sull’orlo del fallimento si consenta di intaccare l’ultimo ecosistema incontaminato del mondo. Questa spedizione nel Pacifico è il passo che precede l’avvio delle attività estrattive in alto mare. Una follia, come confermano i continui allarmi della comunità scientifica: non possiamo stare in silenzio».
Infatti, oltre 800 scienziati e 24 Paesi hanno chiesto una moratoria sulle estrazioni minerarie negli abissi e Giannì conclude: «Gli stretti legami tra un organismo che dovrebbe porsi quale regolatore, come l’ISA, e l’industria mineraria sono sempre più chiari. Agli Stati chiediamo di assumere il chiaro controllo dell’ISA, di mettere la protezione dell’ambiente marino al centro del suo lavoro e di stabilire una moratoria immediata sull’estrazione mineraria in acque profonde».