I 10 fatti di 50 scienziati: mettere gli utilizzi del suolo al centro dell’attenzione globale
Non esistono pallottole d’argento: il cambiamento climatico, la perdita di biodiversità e altre crisi globali richiedono nuovi modi di pensare a come utilizziamo la terra
[8 Febbraio 2022]
50 scienziati di tutto il mondo che partecipano al Global Land Programme, un progetto di ricerca di Future Earth, una comunità interdisciplinare di scienza e pratica che promuove lo studio dei sistemi di utilizzo del suolo e la progettazione collaborativa di soluzioni per la sostenibilità ospitato dall’Universität Bern, ha pubblicato pubblicato su Proceedings of the National Academy of Sciences (PNAS) il documento “Ten facts about land systems for sustainability” nel quale chiedono soluzioni sostenibili ed eque alle sfide globali più urgenti. Si tratta di un apello è rivolto ai decisori politici di tutto il mondo affinché agiscano di conseguenza. Un rapporto di accompagnamento mostra esempi concreti.
»C’è pochissima terra potenzialmente disponibile per l’espansione dell’agricoltura, l’urbanizzazione, la mitigazione del cambiamento climatico o l’utilizzo del suolo per la conservazione della biodiversità che sia “vuoto” o “libero” da compromessi» evidenziano s gli scienziati. Tre quarti della terra del pianeta non coperta dal ghiaccio è già stata destinata all’agricoltura, alla costruzione di città e all’estrazione mineraria e la piccola porzione di territorio rimasta – spesso di primaria importanza per le popolazioni locali – è destinata a piani ambiziosi per assorbire le emissioni di carbonio o creare spazio per la natura e salvare la biodiversità dalla sesta estinzione di massa. Il documento punta dichiaratamente a servire da base per poter prendere iniziative politiche per «limitare l’impatto dei cambiamenti climatici, sviluppare sistemi per la produzione alimentare ed energetica sostenibili, proteggere la biodiversità e bilanciare le rivendicazioni concorrenti sulla proprietà fondiaria».
Una delle principali autrici del rapporto/atudio/appello politico, Ariane de Bremond del Centre for Development and Environment (CDE) dell’Universität Bern e direttrice esecutiva del Global Land Program. Ricorda che «Viviamo su questo pianeta usato dove tanche tutta la terra che è considerata inutilizzata o incontaminata offre vantaggi davvero importanti alle persone. Non c’è abbastanza terra per fare tutto contemporaneamente – dobbiamo riconoscerlo e trovare modi migliori – e questo richiede molti negoziati tra i diversi settori della società e tra le nazioni. Gli accordi globali sui cambiamenti climatici, la biodiversità e lo sviluppo si stanno concentrando sempre più sull’utilizzo del suolo come soluzione a un lungo elenco di sfide. I decisori devono comprendere con urgenza che l’attuazione equa degli Obiettivi di sviluppo sostenibile (SDG) globali richiede politiche che affrontino i 10 fatti delineati nello studio».
I 10 fatti riguardano il rapporto delle persone con la terra sia a livello fisico che nei suoi significati sociali, economici, culturali, ecologici e spirituali. Tutti influenzano il modo in cui vengono prese le decisioni sull’uso del suolo e da chi. Eccoli:
1 Il significato e i valori della terra sono socialmente costruiti e contestati. Gruppi diversi attribuiscono valori diversi a ciò che rende la terra utile o culturalmente importante e quando la terra è considerata degradata. Le politiche top-down sono spesso radicate in un sistema di valori dominante.
2 I sistemi di utilizzo del suolo sono complessi e spesso mostrano cambiamenti bruschi e difficili da prevedere. Le misure politiche di solito hanno lo scopo di risolvere un problema specifico, ma spesso falliscono perché ignorano la complessità dei sistemi. Trattare un problema isolatamente può causare danni involontari alla natura e alle persone.
3 I cambiamenti irreversibili e le dipendenze dal percorso scelto sono caratteristiche comuni dei sistemi di utilizzo del suolo. Il passaggio da un uso del suolo a un altro, come l’abbattimento di foreste secolari, provoca cambiamenti che possono essere avvertiti decenni o secoli dopo. Il ripristino raramente riporta la terra a una condizione che rifletta veramente le condizioni originali.
4 Alcuni utilizzi del suolo hanno un’impronta ridotta, ma impatti molto grandi. Le città, ad esempio, consumano grandi quantità di risorse che spesso vengono prodotte altrove su vaste aree di territorio. Tuttavia, le città possono anche ridurre gli impatti negativi concentrando la popolazione in un’area relativamente piccola. Gli impatti netti sono spesso difficili da misurare e prevedere.
5 I fattori e gli impatti del cambiamento dell’utilizzo del suolo sono interconnessi a livello globale e hanno un impatto su località distanti. A causa della globalizzazione, fattori economici, politiche, organizzazioni, decisioni e persino l’utilizzo della terra da parte di persone che vivono lontano possono influenzare l’utilizzo della terra altrove.
6 Viviamo su un pianeta utilizzato in modo intensivo nel quale tutta la terra va a beneficio delle società. Gli esseri umani abitano, utilizzano o coltivano direttamente più di tre quarti dell’area libera dai ghiacci della Terra, con le popolazioni indigene e le comunità locali che ne abitano e utilizzano più del 25%. Anche la terra disabitata è collegata alle persone in modi diversi; da nessuna parte il cambiamento dell’uso del suolo è privo di compromessi. 7 Il cambiamento dell’uso del suolo in genere comporta compromessi tra i benefici. Le situazioni “win-win” sono rare. L’utilizzo del suolo offre una serie di vantaggi come cibo, legname e aree protette. Ma spesso ci si arriva solo grazie a compromessi per la natura e alcune comunità locali. Le decisioni sull’uso del suolo implicano giudizi di valore che determinano a quali vantaggi dare la priorità e per chi.
8 Le rivendicazioni sulla proprietà fondiaria e sull’uso del suolo sono spesso poco chiare, sovrapposte e contestate. I diritti d’uso e di accesso alla terra possono sovrapporsi, appartenere a persone diverse o riferirsi a diversi tipi di accesso, come diritti di proprietà o d’uso.
9 I benefici e gli oneri della terra sono distribuiti in modo diseguale. Nella maggior parte dei Paesi del mondo, un piccolo numero di persone possiede una quantità sproporzionata di superficie e valore fondiario.
10 Gli utilizzatori del territorio hanno idee diverse, a volte contrastanti, su cosa significhi giustizia sociale e ambientale. Non esiste un’unica forma di giustizia che sia ugualmente giusta per tutti. Giustizia significa cose diverse per persone diverse. Queste vanno dal riconoscimento dei diritti alla terra delle popolazioni indigene, all’impatto sulle generazioni future, ai sistemi utilizzati per determinare quali diritti hanno la precedenza.
Secondo un altro autore del documento, Peter Messerli, copresidente del Global Land Programme, professore di sviluppo sostenibile e direttore della Wyss Academy all’Universität Bern. «I 10 fatti dimostrano chiaramente che la terra è la chiave per un’attuazione più completa degli accordi internazionali sul clima, la biodiversità e lo sviluppo sostenibile. La terra quindi non solo merita un posto centrale nelle pertinenti Conferenze delle Parti (COP), ma dovrebbe anche essere discussa in un vertice globale sulla terra».
Casey Ryan, docente di Ecosystem Services and Global Change all’’ University of Edinburgh e autore dello studio, aggiunge su BBC News: «La terra è una risorsa limitata e non ci sono proiettili d’argento, risposte facili e bisognerà fare molti compromessi. Se guardiamo le news vediamo che secondo le richieste degli ambientalisti, metà della Terra dovrebbe essere messa da parte per la natura, vediamo la deforestazione zero emergere dall’ultima Cop (Conferenza delle Parti), la trillion trees agenda, tutte queste cose. Grandi idee con buonissime intenzioni, ma alla fine imperfette, non sono davvero supportate dalla scienza che abbiamo fatto in questo documento. Il modo in cui utilizziamo la nostra terra determinerà se l’umanità può affrontare la sfida di gestire equamente i cambiamenti climatici, fermare la perdita di biodiversità e fornire mezzi di sussistenza dignitosi a tutti. Il nostro studio riunisce decenni di lavoro e mostra perché è così difficile gestire il territorio in modo sostenibile. Ma dimostra anche come è possibile».
Il principale autore dello studio, Patrick Meyfroidt dell’Université catholique de Louvain, conclude: «Ci auguriamo che questi fatti e le loro implicazioni possano fornire una base più solida per i colloqui tanto necessari sull’utilizzo del suolo e la sostenibilità nello sviluppo delle politiche globali».