La dipendenza dagli operatori sanitari stranieri è di circa il 30% in Paesi ad alto reddito come UK, Usa, Germania, Francia, Spagna e Italia

I migranti svolgono un ruolo sempre più vitale nella forza lavoro globale e per lo sviluppo (VIDEO)

Le rimesse che inviano ai Paesi a medio e basso reddito superano gli aiuti esteri

[17 Dicembre 2021]

Secondo le ultime stime dell’International Labour Organization (ILO), «Nel mondo, i lavoratori migranti sono quasi 170 milioni, più di tre volte i 53 milioni di lavoratori stranieri nel 2010. A differenza del numero totale di tutti i migranti, che è rimasto relativamente stabile rispetto alla popolazione mondiale, i lavoratori nati all’estero svolgono un ruolo crescente nella forza lavoro. I migranti costituiscono oggi circa il 5% della forza lavoro globale, rispetto a meno del 2% nel 2010».

Il nuovo rapporto  “Global Migration Indicators (GMI) 2021” dell’IOM Global Migration Data Analysis Center (GMDAC) fornisce istantanee degli ultimi dati disponibili sul Global Migration Data Portal, un punto di accesso alle statistiche sulla migrazione e alle informazioni sui dati sulla migrazione con oltre 115 indicatori e dimostra che  «I lavoratori migranti svolgono un ruolo chiave sempre più importante nello sviluppo in molti Paesi a basso e medio reddito (LMIC)».

Dalla lettura del nuovo rapporto balzano subito agli occhi alcuni dati: il numero di persone che  vivono in un paese in cui non sono nate non è mai stato così alto; più di un miliardo di persone sono migranti interni o esterni; molti migrano per necessità; una persona su 30 è migrante: una persona su 95 è un migrante forzato a causa di guerre, cambiamenti climatici o persecuzioni politiche e di genere.

Secondo le stime della Banca mondiale, dal 2018 il denaro che i migranti inviano a casa dai Paesi ospitanti ha superato gli investimenti diretti esteri e l’assistenza allo sviluppo all’estero ai Paesi LMIC. In alcuni Paesi come El Salvador, Libano, Kirghizistan, Tagikistan e Tonga, nel 2020 queste rimesse hanno rappresentato oltre il 25% del PIL totale.

Ugochi Daniels, la vicedirettore generale per le operazioni dell’International Organization for Migration (IOM) sottolinea che «La disponibilità di dati tempestivi e affidabili può aiutarci a massimizzare il potenziale della migrazione per lo sviluppo. Molte delle sfide affrontate quotidianamente dalle persone in movimento, soprattutto quelle più vulnerabili, come le vittime della tratta e le donne e le ragazze, sono impressionanti. Questo rapporto mette in evidenza, tra molti elementi, il prezioso contributo che i migranti hanno nelle nostre comunità ed economie e la necessità di azioni concrete per aumentare i canali legali e le misure di protezione per minare le reti del traffico e della tratta».

Il rapporto presenta tendenze informative e approfondimenti molti argomenti relativi alla migrazione, tra cui i lavoratori migranti, l’impatto del Covid-19 sulla mobilità umana e le future tendenze migratorie ed evidenzia «Lla crescente domanda di lavoro migrante, come esemplificato dai numerosi migranti in ruoli considerati “essenziali” durante la pandemia». Ad esempio, secondo gli ultimi dati disponibili dell’Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico (OCSE), «I medici stranieri rappresentano il 33% del totale nel Regno Unito. La dipendenza dagli operatori sanitari stranieri è simile in altri Paesi ad alto reddito, tra cui Stati Uniti, Germania, Francia, Spagna e Italia».

Frank Laczko, direttore dell’IOM GMDAC, ha commentato: «Mentre questa settimana celebriamo l’International Migrants Day (il 18 dicembre, ndr), questo rapporto rappresenta un chiaro promemoria del ruolo che i migranti svolgono nello sviluppo delle loro comunità in tutto il mondo. Ma mentre l’economia globale continua a fare molto affidamento sui lavoratori migranti, le persone continuano ad affrontare rischi terribili quando non possono accedere a percorsi legali nella loro ricerca di migliori opportunità».

Il rapporto avverte che, al contrario, «Sebbene le politiche migratorie siano difficili da misurare, i dati disponibili mostrano una tendenza a limitare tali opzioni migratorie sicure e legali. I dati di International Migration Policy and Law Analysis (IMPALA) sui paesi OCSE rivelano una tendenza verso politiche migratorie sempre più restrittive almeno dagli anni ’90». Un trend politicamente dominante, come dimostra quel che accade ai confini della civile Europa, e che è confermato dagli indicatori del Migration Governance Indicators (MGI) dellIOM: «L’81% dei Paesi che partecipano alle valutazioni MGI ha almeno un ente governativo dedicato al controllo e alla sicurezza delle frontiere, ma solo il 38% ha una strategia migratoria nazionale definita, con un numero ancora inferiore, il 31%, che la allinea con loro strategia di sviluppo economico nazionale».

A proposito di questo, ieri l’Organizzazione mondiale della sanità (Oms) ha pubblicato i nuovi Global Competency Standards for refugee and migrant health services per rafforzare la capacità dei Paesi di fornire servizi a rifugiati e migranti definendo indicatori da incorporare nell’educazione e nelle pratiche degli operatori sanitari e ha affermato Santino Severoni, direttore del programma per la salute e la migrazione dell’Oms, ha evidenziato che «Pur affrontando rischi per la salute simili per le comunità ospitanti, i rifugiati e i migranti possono avere esigenze sanitarie specifiche e sono spesso vulnerabili a esiti negativi sulla salute a causa della loro mobilità, condizioni di vita e di lavoro. Il personale sanitario ha un ruolo vitale nel fornire servizi inclusivi rispettosi delle esigenze culturali, religiose e linguistiche. Rifugiati e migranti incontrano ostacoli nell’accedere a servizi sanitari incentrati sulle persone e culturalmente sensibili sia nei Paesi di transito che in quelli di destinazione. Questi possono includere l’uso limitato dei servizi sanitari, che modellano le loro interazioni con il sistema sanitario del Paese ospitante».

Il documento Oms è accompagnato da una Curriculum Guide per renderlo operativo, adattando le competenze possono essere adattate a vari ambienti e prendere in considerazione i requisiti ei vincoli dei sistemi sanitari locali, nonché le caratteristiche delle diverse popolazioni di rifugiati e migranti.

Jim Campbell, direttore del dipartimento forza lavoro sanitaria dell’Oms, conclude: «Il 2021 è l’International Year of Health and Care Workers. Gli stessi lavoratori devono essere supportati con un’educazione basata sulle competenze, come delineato negli Standard… per farci fare un passo avanti verso una copertura sanitaria universale per tutte le popolazioni, inclusi rifugiati e migranti».

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  • IOM at 70 - The Voices of Migrants