Istat: la povertà assoluta in Italia è stabile ai massimi storici. E senza reddito di cittadinanza sarebbe peggio
Istruzione e lavoro strumenti contro la povertà. I bambini e gli stranieri sono più colpiti
[15 Giugno 2022]
Secondo le statistiche dell’Istat sulla povertà 2021, in Italia, «Il livello raggiunto dalla povertà assoluta nel 2021 (7,5%) è tra i più elevati dall’anno in cui si è iniziato a misurare questo indicatore. Guardando all’ultimo quinquennio, nel 2017 l’incidenza delle famiglie in povertà assoluta era del 6,9%, in forte crescita sull’anno precedente (6,3%) e nettamente superiore a quella media del quadriennio precedente (2013-2016) quando risultava stabile e pari al 6,1%».
Istat ricorda che «L’aumento del numero di famiglie povere ha portato all’introduzione, tra il 2018 e il 2019, di varie misure di contrasto alla povertà: reddito di inclusione (2018) e reddito di cittadinanza (2019). L’impatto di tali misure si coglie almeno in parte nel calo delle famiglie in povertà assoluta osservato nel 2019, con un’incidenza pari al 6,4%, valore prossimo a quello del quadriennio 2013-2016. Nel 2020 gli effetti economici della pandemia da Covid-19 hanno favorito la crescita della povertà assoluta, determinando anche qualche cambiamento strutturale delle famiglie povere assolute. In particolare, nel Nord si è avuto un forte aumento delle famiglie in povertà assoluta: il 6,7% nel 2021 a fronte del 5,8% del 2018. Nel Mezzogiorno, invece, l’incidenza della povertà familiare è rimasta stabile al 10%. La crescita della povertà assoluta ha riguardato maggiormente le famiglie nelle quali la persona di riferimento ha un’età compresa tra 45-54 anni; l’incidenza è cresciuta al 9,7% dall’8,3% del 2018; inoltre nel Nord l’incidenza della povertà per le famiglie residenti nella periferia area metropolitana è salita al 6,9% dal 5,4% del 2018».
Nel 2021, la povertà assoluta in Italia ha colpito 1 milione 382mila bambini (14,2%, rispetto alla media nazionale del 9,4%). Con un’incidenza che varia dall’11,4% del Centro al 16,1% del Mezzogiorno. Istat sottolinea che «Nel confronto con il 2020 le condizioni dei minori sono stabili a livello nazionale, ad eccezione del peggioramento osservato per i bambini dai 4 ai 6 anni (15,4% dal 12,8%), in particolare nel Centro, dove, nella stessa classe di età, l’incidenza passa al 13,2% dall’8,3% (in generale per i minori del Centro peggiora l’incidenza passando all’11,4% dal 9,5%). Seppur sostanzialmente stabili gli altri valori restano distanti da quelli registrati nel 2019».
Le famiglie in povertà assoluta in cui sono presenti minori sono quasi 762mila, con un’incidenza del 12,1% (stabile rispetto al 2020). Le famiglie dove frequentemente convivono più nuclei familiari, presentano i valori più elevati dell’incidenza (26,6%, contro 16,3% delle famiglie di altra tipologia nel loro complesso). Inoltre, l’incidenza di povertà assoluta aumenta al crescere del numero di figli minori presenti in famiglia (6,0% per le coppie con un figlio minore, 11,1% per quelle con due figli minori e 20,4% per le coppie con tre o più figli minori) ed è elevata tra le famiglie monogenitore con minori (11,5%). L’incidenza di povertà assoluta per le famiglie con minori è più elevata nelle aree metropolitane, mentre nei comuni più piccoli fino a 50mila abitanti è pari all’11,1%. L’incidenza di povertà assoluta delle famiglie dove sono presenti minori è del 28,2% se la famiglia è in affitto e del 6,4% se la famiglia ha una abitazione di proprietà e del 13,1% delle famiglie in usufrutto o in uso gratuito.
Gli stranieri in povertà assoluta sono oltre un milione e 600mila, il 32,4%, oltre 4 volte superiore gli italiani (7,2%). Istat evidenzia che «Rispetto al 2020 si registra un incremento della povertà assoluta per gli stranieri sia nel Centro che nel Mezzogiorno (rispettivamente 27,5% e 40,3%), mentre al Nord si riduce l’incidenza di povertà assoluta individuale, trainata dal calo dell’incidenza osservata per gli italiani».
Le famiglie in povertà assoluta sono nel 68,7% dei casi famiglie di soli italiani (quasi 1 milione e 350mila) e per il restante 31,3% famiglie con stranieri (oltre 614mila), pur rappresentando queste ultime solo il 9% del totale. Per le famiglie con almeno uno straniero l’incidenza di povertà assoluta è pari al 26,3% (25,3% nel 2020); è al 30,6% per le famiglie composte esclusivamente da stranieri (in crescita rispetto al 26,7% del 2020) e al 5,7% per le famiglie di soli italiani (valore non significativamente diverso rispetto a quello del 2020). La criticità per le famiglie con stranieri è più marcata nei comuni periferia area metropolitana e nei comuni con più di 50.000 abitanti (28,6%, contro il 5,6% delle famiglie composte da soli italiani).
E l’istruzione conta: «L’incidenza della povertà assoluta decresce al crescere del titolo di studio della persona di riferimento della famiglia – fa notare Istat – Se quest’ultima ha conseguito almeno il diploma di scuola secondaria superiore l’incidenza è pari al 3,9%, in miglioramento rispetto al 2020; si attesta all’11,0% se ha al massimo la licenza di scuola media. La povertà assoluta è stabile tra le famiglie con persona di riferimento occupata (pari al 7,0%) che avevano risentito maggiormente degli effetti della crisi. Valori elevati si confermano per i dipendenti inquadrati nei livelli più bassi (13,3%) e, fra gli indipendenti, per coloro che svolgono un lavoro autonomo (7,8%), mentre nel confronto con il 2020 solamente le famiglie con persona di riferimento imprenditore o libero professionista mostrano segnali di miglioramento (1,8% dal 3,2% del 2020). Si conferma, inoltre, il disagio per le famiglie con persona di riferimento in cerca di occupazione, per le quali l’incidenza arriva al 22,6%».