La guerra dimenticata del Tigray riprende con un gigantesco furto di carburante del Wfp
Siccità, alluvioni, fame, e guerra: l’Etiopia in una situazione umanitaria tragica
[26 Agosto 2022]
Dopo la ripresa dei combattimenti tra il Tigray People’s Liberation Front (TPLF) e l’esercito etiope appoggiato dalle milizie etniche amhara e afar e da soldati eritrei, Il 24 agosto un gruppo di uomini armati hanno fatto irruzione nel complesso del World food programme (Wfp) del Mekelle, la capitale del Tigray, è si sono impossessati di 12 autocisterne cariche di 570.000 litri di carburante carburante.
Secondo l’Onu, dal primo aprile al 19 agosto nel Tigray erano entrati solo 1.750.000 litri di carburante, meno del 20% del fabbisogno umanitario mensile.
Dopo mesi, il primo carico di grano era partito dall’Ucraina per Gibuti, da dove il cibo doveva essere trasportato via terra nel Tigray e nelle regioni limitrofe, ma la ripresa della guerra e il furto delle autocisterne rendono tutto più difficile.
Il direttore Esecutivo del Wfp, David Beasley, ha condannato duramente quel che sta accadendo: «E’ riprovevole che milioni di persone vengano spinte ulteriormente nella fame dalla ripresa dei combattimenti nel nord dell’Etiopia. Negli ultimi mesi, la tregua umanitaria ha permesso al Wfp e ai nostri partner di raggiungere quasi 5 milioni di persone nel Tigray. Tuttavia, quell’ancora di salvezza è stata tagliata. Mercoledì mattina, un gruppo di uomini armati è entrato nel complesso del Wfp a Mekelle e ha sequestrato con la forza 12 camion cisterna pieni di oltre mezzo milione di litri di carburante. Questo carburante è stato recentemente acquistato dal WFP ed è arrivato pochi giorni prima del furto. Senza, per il Wfp è impossibile distribuire cibo, fertilizzanti, medicinali e altre forniture di emergenza in tutto il Tigray. Ci impedisce inoltre di alimentare generatori e veicoli, in modo che il Wfp e i suoi partner umanitari possano soddisfare i bisogni delle popolazioni vulnerabili del Tigray, dove si stima che 5,2 milioni di persone debbano affrontare una grave fame. La perdita di questo carburante spingerà , sull’orlo della fame le comunità del Tigray già alle prese con gli effetti del conflitto».
Senza nominarli espressamente, Beasley accusa del furto di carburante le milizie del TPLF agli ordini del governo indipendentista tigrino: «Chiediamo alle autorità del Tigray di restituire immediatamente queste scorte di carburante alla comunità umanitaria. Poiché il prossimo raccolto non sarà prima di ottobre, le nostre consegne di cibo salvavita non potrebbero essere più urgenti o fondamentali per la sopravvivenza di milioni di persone. Stiamo lavorando 24 ore su 24 per dare assistenza per più bisognosi, ma abbiamo bisogno di carburante, finanziamenti e di completa libertà di movimento delle forniture attraverso le linee di controllo per massimizzare le consegne nell’Etiopia settentrionale».
Gli aiuti umanitari al Tigray erano ripresi a marzo, quando il governo etiope aveva dichiarato unilateralmente un cessate il fuoco, ma il Wfp avvertiva già prima della ripresa dei combattimenti che «Questo deve ancora tradursi in una maggiore assistenza umanitaria, poiché restano altre sfide, come l’accesso limitato al carburante. Gran parte dei sistemi bancari e di telecomunicazioni della regione rimangono offline, ostacolando ulteriormente gli sforzi locali per l’acquisto e il trasporto di generi alimentari».
All’inizio di agosto, il governo federale etiope aveva detto di volere colloqui di pace senza precondizioni, mentre il Tigray People’s Liberation Front ha chiesto prima il ripristino dei servizi ai civili. Poi l’esercito etiope e i suoi alleati hanno dato il via a una nuova offensiva accusando i tigrini di aver violato la tregua. Naturalmente il TPLF rivolge la stessa accusa all’esercito etiope.
Mentre a Mekelle i miliziani rubavano il preziosissimo rifornimento di carburante, in una conferenza stampa a New York il portavoce dell’Onu Stéphane Dujarric ricordava che «Tra il deterioramento dei livelli di malnutrizione e la peggiore siccità dell’Etiopia in 40 anni, 17 milioni di persone sono i target per l’assistenza umanitaria. L’Etiopia si trova ad affrontare una situazione umanitaria molto difficile per non dir peggio. Quest’anno, oltre 24 milioni di persone hanno ricevuto assistenza umanitaria, inclusi aiuti alimentari per oltre 20 milioni di persone, assistenza agricola e servizi idrici, sanitari e igienici per oltre 3 milioni di persone ciascuno. Allo stesso tempo, parti del Paese rischiano di inondazioni nelle prossime settimane e più di 1,7 milioni di persone saranno colpite, inclusi più di 400.000 uomini, donne e bambini a rischio di sfollamento».
Il segretario generale dell’Onu, António Guterres si è detto «Profondamente scioccato e rattristato dalla notizia della ripresa delle ostilità in Etiopia» e ha lanciato un appello per l’immediata cessazione delle ostilità e la ripresa dei colloqui di pace tra il governo etiope e il TPLF: «Etiopi, Tigrini, Amhara, Oromos, Afar, hanno già sofferto troppo». Poi Guterres ha chiesto «La piena garanzia dell’accesso umanitario alle persone bisognose e il ripristino dei servizi pubblici».
Ma la guerra scoppiata nel Tigray nel novembre 2020 con l’invasione dell’esercito etiope si è estesa ai vicini stati regione di Afar e Amhara e ha coinvolto anche l’Oromia, dove alcune milizie indipendentiste si sono alleate ai tigrini del TPLF e altre appoggiano il governo federale del premier Abiy Ahmed Ali, che è un oromo.
Il furto di carburante e la ripresa dei combattimenti potrebbero impedire la distribuzione del secondo lotto di 840 tonnellate di fertilizzante per sostenere gli agricoltori nella stagione della semina e Dujarric ha detto che «Le Nazioni Unite sono molto preoccupate per i civili nelle aree in prima linea e invitano tutte le parti a rispettare i propri obblighi ai sensi del diritto internazionale umanitario per garantire la loro protezione». Il portavoce Onu ha citato come esempio dell’impatto innescato dai rinnovati combattimenti proprio il furto delle 12 autocisterne del Wfp: «Le scorte di carburante dovevano essere utilizzate esclusivamente per scopi umanitari per distribuire cibo, fertilizzanti e altri aiuti di emergenza. Questa perdita di carburante avrà un impatto sulle operazioni umanitarie a sostegno delle comunità nell’Etiopia settentrionale. Condanniamo qualsiasi saccheggio o confisca di beni umanitari o locali umanitari e invitiamo tutte le parti a rispettare i propri obblighi ai sensi del diritto internazionale umanitario e a rispettare il personale, le attività, i beni e gli edifici umanitari».
Un recente rapporto del Wfp avverte: «Anche se i convogli umanitari previsti fossero autorizzati ad entrare nel Tigray, i livelli di malnutrizione sono già altissimi e che la situazione potrebbe peggiorare. Quasi la metà delle persone nella regione del Tigray in Etiopia, dilaniata dalla guerra, soffre di una grave mancanza di cibo».
Il Wfp ha rilevato che «L’89% dei 6 milioni di persone della regione del Tigray non ha un accesso costante al cibo, mentre il 47% è ritenuto gravemente insicuro dsl punto di vista alimentare». Si stima che solo nel Tigray e nelle vicine regioni/stato di Afar e Amhara abbiano bisogno di aiuti alimentari 13 milioni di persone e «La situazione è destinata a peggiorare quando le persone entreranno nella stagione di punta della fame, fino al raccolto di quest’anno, ad ottobre».
Il rapporto evidenzia che «Nella regione del Tigray, metà delle donne in gravidanza o che allattano sono malnutrite, così come un terzo dei bambini sotto i 5 anni, con conseguente arresto della crescita e mortalità materna».