La guerra in Ucraina riduce dell’1% le prospettive di crescita globale
Unctad: nel 2022 la crescita economica globale diminuirà dal 3,6% previsto al 2,6%. I Paesi in via di sviluppo avranno bisogno di 310 miliardi di dollari per pagare il debito estero
[25 Marzo 2022]
Secondo il rapporto “Tapering in a time of conflict”, l’aggiornamento del trade and devlopment report dell’United Nations Conference on Trade and Development (UNCTAD), a causa della guerra in Ucraina e dei cambiamenti nelle politiche macroeconomiche attuate dai Paesi negli ultimi mesi, la previsione di crescita economica globale per il 2022 passa dal 3,6% al 2,6%.
L’UNCTAD afferma che «Mentre la Russia quest’anno vivrà una profonda recessione, sono previsti significativi rallentamenti della crescita in alcune parti dell’Europa occidentale e dell’Asia centrale, meridionale e sudorientale. E’ probabile che la guerra in corso in Ucraina rafforzi la tendenza all’inasprimento monetario nei Paesi avanzati a seguito di mosse simili iniziate alla fine del 2021 in diversi Paesi in via di sviluppo a causa delle pressioni inflazionistiche, con tagli alla spesa previsti anche nei prossimi bilanci».
L’UNCTAD teme che «Una combinazione di indebolimento della domanda globale, insufficiente coordinamento delle politiche a livello internazionale e elevati livelli di debito dovuti alla pandemia genererà onde d’urto finanziarie che possono spingere alcuni Paesi in via di sviluppo in una spirale discendente di insolvenza, recessione e blocco dello sviluppo».
La segretaria generale dell’UNCTAD, Rebeca Grynspan, ha commentato: «Gli effetti economici della guerra in Ucraina aggraveranno il rallentamento economico in corso a livello globale e indeboliranno la ripresa dalla pandemia di Covid-19. Molti Paesi in via di sviluppo hanno lottato per ottenere trazione economica uscendo dalla recessione del Covid-19 e ora si trovano ad affrontare i forti venti contrari dalla guerra. Che questo porti a disordini o meno, si sta già diffondendo una profonda ansia sociale».
L’UNCTAD avverte che «Anche senza perturbazioni durevoli dei mercati finanziari, le economie in via di sviluppo dovranno affrontare gravi vincoli alla crescita. Durante la pandemia, i loro stock di debito pubblico e privato sono aumentati. E i problemi che sono rimasti fuori dalla vista durante la pandemia, tra cui l’high corporate leverage e l’aumento del debito delle famiglie nei Paesi in via di sviluppo a reddito medio, riemergeranno con l’inasprimento delle politiche».
La guerra in Ucraina ha causato ulteriori rialzi dei prezzi internazionali dell’energia e delle materie prime, stressando i bilanci delle famiglie e aumentando i costi di produzione, mentre è probabile che le distruzioni del commercio e gli effetti delle sanzioni abbiano un effetto raggelante sugli investimenti a lungo termine.
Il rapporto UNCTAD fa notare che «Arrivando proprio mentre le distruzioni indotte dalla pandemia sembravano placarsi, la crisi geopolitica ha inferto un duro colpo alla fiducia a livello nazionale. L’ulteriore pressione degli aumenti dei prezzi sta intensificando le richieste di una risposta politica nelle economie avanzate, anche sul fronte fiscale, minacciando un rallentamento della crescita più marcato del previsto». E se per i Paesi ricchi sarà l’ennesima battuta di arresto, nei Paesi in via di sviluppo l’aumento dei prezzi di cibo e del carburante avrà un effetto immediato sui più vulnerabili, provocando fame e difficoltà per le famiglie che spendono la maggior parte del loro reddito per il cibo. Ma alla fine la perdita del potere d’acquisto e della spesa reale sarà avvertita da tutti.
Il rapporto spiega che «Il pericolo per molti dei Paesi in via di sviluppo che dipendono fortemente dalle importazioni di cibo e carburante è più forte poiché i prezzi più elevati minacciano i mezzi di sussistenza, scoraggiano gli investimenti e aumentano il rischio di un aumento dei disavanzi commerciali. Destano crescente preoccupazione le incertezze generate dalla guerra nei principali mercati internazionali: un contesto caratterizzato da flussi di capitali volatili, instabilità dei tassi di cambio e oneri finanziari crescenti, in particolare per i Paesi in via di sviluppo meno sviluppati e a reddito medio, con il rischio di gravi difficoltà di pagamento del debito estero. Gli aumenti dei tassi nelle economie avanzate, insieme ai movimenti disordinati nei mercati finanziari globali, potrebbero rivelarsi una combinazione devastante per le economie in via di sviluppo. La volatilità dei mercati delle commodity, valutari e obbligazionari, mentre gli investitori cercano rifugi sicuri, hanno già innescato la fuga di capitali insieme a premi di rischio più elevati sulle passività finanziarie delle economie in via di sviluppo. I rendimenti dei bond dei Paesi in via di sviluppo sono in aumento dal settembre 2021. L’aumento è diffuso ed è un chiaro segnale di condizioni finanziarie più restrittive. Dallo scoppio del conflitto in Ucraina, i rendimenti dei Paesi in via di sviluppo sono aumentati in media di ulteriori 36 punti base, con i Paesi fortemente dipendenti dalle importazioni di generi alimentari che hanno registrato aumenti più elevati».
Il rapporto avverte che «Gli indicatori finanziari tradizionali come le current account positions e le riserve in valuta non forniscono un quadro completo della vulnerabilità al mutare delle condizioni finanziarie esterne. Le misure di integrazione finanziaria sono un indicatore migliore con molte grandi economie in via di sviluppo vulnerabili a improvvise inversioni dei flussi finanziari».
L’UNCTAD indica come una preoccupazione crescente le esigenze di servizio del debito pubblico a breve termine: «Si prevede che i Paesi in via di sviluppo richiederanno 310 miliardi di dollari per soddisfare i requisiti del servizio del debito pubblico estero nel 2022, equivalenti al 9,2% dello stock di debito pubblico estero in essere alla fine del 2020».
I Paesi che sembrano più vulnerabili a un crollo improvviso a causa di una combinazione di forti pressioni di rollover e un ampio rapporto tra servizio del debito e esportazioni sono: Pakistan, Mongolia, Sri Lanka, Egitto e Angola. Pakistan, Egitto e Angola, hanno già in atto programmi a lungo termine del Fondo Monetario Internazionale (FMI).
Secondo il rapporto, le principali economie avanzate stanno per annullare gli stimoli economici e fiscali approvati durante la pandemia, «Mediante l’inasprimento dei tassi ufficiali, l’allentamento degli acquisti di asset delle banche centrali e la chiusura dei programmi di congedo, trasferimenti e sostegno alle imprese e alle famiglie. Questo sta accadendo anche se l’inflazione non ha ancora portato a una crescita salariale sostenuta, rendendo infondata la minaccia di spirali salari-prezzi. Questi cambiamenti indeboliranno la domanda globale e ridurranno la crescita, con gli investimenti già in stallo in alcuni Paesi. Se i tassi di interesse aumentano troppo rapidamente e con la sfida climatica che è stata eliminata dai titoli di prima pagina, la minaccia di un calo più marcato degli investimenti e della crescita non può essere esclusa. Questo è il trend politico sbagliato al momento sbagliato».
Il rapporto rileva che «I Paesi in via di sviluppo, che hanno sostenuto costi maggiori per far fronte alla pandemia, devono far fronte a ulteriori vincoli sulla domanda e sugli obblighi della bilancia dei pagamenti a seguito del recente cambiamento di politica nelle economie avanzate».
Per proteggere l’economia globale, l’UNCTAD raccomanda le seguenti azioni politiche:
1 Maggiore supporto finanziario multilaterale, più agevolato e meno condizionato ai Paesi in via di sviluppo per consentire loro di resistere a shock finanziari ed economici e aumentare gli investimenti per sostenere la crescita economica.
2 Alleggerimento immediato del debito per l’Ucraina insieme a una rinnovata discussione su un meccanismo multilaterale che promuova la ristrutturazione equa e ordinata del debito sovrano dei Paesi in via di sviluppo durante i periodi di grave stress finanziario.
3 Maggiore utilizzo dei diritti speciali di prelievo per integrare le riserve ufficiali e fornire liquidità in modo tempestivo per evitare gravi aggiustamenti deflazionistici.
4 Accordi swap più efficaci e meno ad hoc tra banche centrali per sostenere le valute dei Paesi in via di sviluppo e affrontare le crisi finanziarie.
5 Politiche settoriali, tra cui controlli sui prezzi e sussidi, per affrontare le pressioni dal lato dell’offerta e aumentare le pressioni sull’inflazione.
L’UNCTAD’s rapid assessment “The impact on trade and development of the war in Ukraine” ha confermato «Un rapido peggioramento delle prospettive per l’economia mondiale, sostenuto dall’aumento dei prezzi di cibo, carburante e fertilizzanti, dall’accresciuta volatilità finanziaria, dal disinvestimento nello sviluppo sostenibile, dalle complesse riconfigurazioni della catena di approvvigionamento globale e dall’aumento dei costi del commercio».