La guerra per la terra del Congo: 142 persone uccise e quasi 30.000 sfollate

Si estende a ovest la guerra infinita in un Paese ricchissimo di risorse ma che è il quinto più povero del mondo

[12 Ottobre 2022]

Da luglio, a Kwamouth, nella parte occidentale della Repubblica democratica del Congo (RdC) si sono scatenate micidiali violenze inter-comunitarie che hanno costretto migliaia di persone ad abbandonare le loro case. Ieri Angele Dikongue-Atangana, rappresentante dell’United Nations High Commissioner for Refugees (UNHCR) nella RdC,  ha fornito un primo bilancio: «Sono state uccise più  di 42 persone, alcune delle quali decapitate».

In un’intervista concessa a Radio France International e a France 24, il presidente della Rdc Felix Tshisekedi, ha denunciato «Le manovre di una “mano nera” che cerca di sabotare la regolare svolgimento delle elezioni previste per la fine del prossimo anno. Quello che sta accadendo oggi nell’Occidente […] somiglia quasi come due gocce d’acqua alla violenza che vediamo nell’Oriente», ma non ha fatto i nomi di chi ritiene  siano i responsabili di queste violenze.

La provincia Mai Ndombé, istituita nel 2015 con lo  smembramento della provincia di Bandundu, confina con la vicina Repubblica delo Congo ed è da lì che la violenza si è diffusa nelle province limitrofe di Kwilu e Kwango. Negli ultimi mesi sono stati massacrati contadini, insegnanti e capi tribali e i membri delle forze di sicurezza inviati sui luoghi degli scontri per riportare la calma sono stati presi in ostaggio, sono state bruciate  case e scuole e le lezioni non sono riprese all’inizio dell’anno scolastico.

Gli scontri inter-comunitari sono stati innescati da dispute per il possesso della terra in un Paese ricchissimo di risorse minerarie e ambientali ma che, secondo la Banca mmondiale, è uno dei 5 più poveri del mondo, con quasi il 64% della popolazione che vive con meno di 2,15 dollari al giorno e dove vive una persona su 6 in condizioni di estrema povertà di tutta l’Africa subsahariana

L’UNHCR spiega che «Al 6 ottobre, circa 27.000 persone, la maggior parte delle quali donne e bambini, sono sfollate a causa delle violenze e necessitano di assistenza di emergenza nelle province di Kwilu e Mai Ndombé. Inoltre, 2.600 persone hanno cercato rifugio nella Repubblica del Congo dopo aver attraversato il fiume Congo in canoa. Molti di loro sono stati separati dai loro familiari durante la traversata».

Gli scontri tra le comunità Teke e Yaka sono iniziati per le tasse coutumières sull’uso dei terreni agricoli.

Di fronte all’esplosione di questa feroce violenza, il governo di Kinshasa ha negoziato con i leader locali e ha dispiegato l’esercito congolese a Kwamouth per ristabilire l’ordine ma la Dikongue-Atangana ha avvertito che «La situazione della sicurezza rimane tesa». I governi provinciali di Mai Ndombé e Kwilu hanno istituito un comitato di coordinamento della crisi e un piano multisettoriale per rispondere ai bisogni.

Mentre il conflitto si diffondeva rapidamente, molte famiglie che vivevano a Kwamouth e nei villaggi circostanti hanno lasciato l’area, camminarono per giorni prima di trovare rifugio a Bandundu, la capitale della provincia di Kwilu, a 245 chilometri da di Kwamouth. La Dikongue-Atangana ha confermato che «La città di Kwamouth e diversi villaggi circostanti sono ora parzialmente abbandonat». Intanto, forti piogge hanno reso più difficile mettere in salvo i civili e diverse strade essenziali sono diventate impraticabili per i veicoli umanitari che trasportavano aiuti salvavita.  «Le famiglie sono rimaste traumatizzate dagli scontri improvvisi e violenti scoppiati nelle ultime settimanez, ha detto la rappresentante dell’UNHCR.

Gli sfollati continuano a sentirsi vulnerabili perché la loro sopravvivenza dipende dalla buona volontà degli altri, comprese le famiglie ospitanti e le autorità e i profughi hanno detto ai team dell’UNHCR che sono fuggiti per salvarsi la vita e hanno trovato rifugio nella foresta circostante con i loro figli. Molti hanno lasciato le loro fattorie e campi e hanno lasciato i raccolti nei granai.

L’UNHCR  dice che «Di fronte a questi recenti spostamenti di popolazione, le famiglie ospitanti di Bandundu e di altre città hanno accolto coloro che sono stati costretti a fuggire, con diversi leader locali che hanno dato l’esempio. Uno di loro ospita 28 persone, tra cui una donna che ha subito un taglio cesareo nell’ospedale di Bandundu  poco dopo gli scontri e un giovane che è rimasto ferito durante i combattimenti. Un’altra famiglia ospitante visitata dal gruppo di valutazione ospita 77 persone con un bagno per tutti. «Le condizioni di vita sono precarie, le risorse delle famiglie ospitanti si stanno esaurendo rapidamente . ha affermato la Dikongue-Atangana –  Le famiglie hanno iniziato a razionarsi il cibo e alcune mangiano solo un pasto al giorno».

L’UNHCR avverte ha inviato urgentemente teloni per costruire rifugi comunitari a Bandundu ed è pronta a rispondere ad altre esigenze prioritarie in termini di riparo, articoli per la casa e protezione.

Per i civili della Rdc che sono andati in esilio nella vicina Repubblica del Congo, molti richiedenti asilo sono ospitati da famiglie locali, ma l’UNHCR sottolinea che «Tuttavia, più della metà di loro vive in condizioni precarie, alcuni dormono all’aperto, mentre altri hanno eretto rifugi improvvisati. Coloro che sono nelle famiglie ospitanti devono affrontare la promiscuità. Il cibo è scarso. Più di 30 bambini malnutriti sono stati identificati dal personale sanitario locale, incluso un bambino gravemente malnutrito che è stato mandato all’ospedale più vicino a Gamboma».

Più in generale, l’UNHCR invita la comunità internazionale a «Sostenere gli sforzi per allentare le tensioni a Kwamouth e alleviare le sofferenze delle persone colpite dalla violenza» e fa notare che «L’ultimo sfollamento nella Repubblica Democratica del Congo esaspera una risposta già gravemente sottofinanziata per aiutare i 521.000 rifugiati e gli oltre 5,5 milioni di sfollati interni. Solo il 40% dei 225,4 milioni di dollari richiesti è stato finanziato. Nella Repubblica del Congo, l’UNHCR ha ricevuto solo il 16% dei 37,4 milioni di dollari richiesti per la sua risposta ai rifugiati nel 2022».