La rabbia senza speranza dei giovani senza inclusione

La disperazione dei senza futuro che è una manna per la destra securitaria

[3 Luglio 2023]

Stanotte, dopo 5 giorni di violenza  urbana a Parigi, Marsiglia e in altre città francesi, ha sembrato prendere forma una sorta di tregua una settimana dopo la morte di il 27 giugno a Nanterre, il ragazzo ucciso da un poliziotto che ha fatto riesplodere la rabbia delle banlieu. Secondo il ministero dell’interno francese, il bilancio degli arresti all’1:30 di stanotte ammontava a 78 arresti, rispetto agli oltre 400 della notte precedente. A Parigi e nei suoi sobborghi, il bilancio degli arresti è stato di 20 persone. 45.000 poliziotti e gendarmi sono stati nuovamente mobilitati durante la notte da domenica a lunedì. In cinque notti di disordini fino a domenica mattina, il ministero dell’Interno ha contato circa 5.000 veicoli bruciati, quasi 1.000 edifici bruciati o danneggiati, 250 attacchi a stazioni di polizia o della gendarmerie, più di 700 membri dell’ordine delle forze di sicurezza feriti…

Ma, come scrive oggi Liberation, «Lo choc provocato dall’aggressione al sindaco di L’Haÿ-les-Roses ha fatto passare in secondo piano il calo della violenza già osservato nella notte tra sabato e domenica in molte città». Il presidente dell’Association des maires de France (AMF)  il gaullista David Lisnard (Les Républicains – LR) ha invitato la popolazione a una manifestazione di sostegno che si terrà oggi a mezzogiorno davanti a tutti i municipi francesi.

In un comunicato stampa l’AMF chiede «Una mobilitazione civica dei cittadini per un ritorno all’ordine repubblicano» e sottolinea che «da martedì scorso, i comuni sono ovunque in Francia teatro di gravi disordini, che colpiscono con estrema violenza i simboli repubblicani che sono i municipi, le scuole, le biblioteche, la polizia municipale». Lo shock provocato dal violento attacco con un’auto contro l’abitazione di Vincent Jeanbrun, sindaco di LR di L’Haÿ-les-Roses (Val-de-Marne) ha suscitato grande emozione nel Paese. Tutti i municipi di Francia suoneranno le loro sirene alle 12:00 in occasione dei raduni “civici” delle popolazioni e degli amministratori  eletti.

Sempre oggi il presidente francese Emmanuel Macron dovrebbe ricevere i presidenti delle due camere e domani i sindaci di oltre 220 comuni presi di mira dalle violenze. Macron ha anche chiesto al presidente del Consiglio di incontrare lunedì i presidenti dei gruppi parlamentari.

Ma questa – ovvia e inevitabile – reazione istituzionale a questa rivolta è la risposta giusta? Probabilmente no e approfondirà ulteriormente il solco tra le istituzioni francesi e giovani senza futuro che non le riconoscono come interlocutrici e che non hanno però una visione alternativa, l’odio, l’esclusione soffocano qualsiasi richiesta di cambiamento sociale e spesso sono l’unico orizzonte rivendicato ed esibito. All’allargarsi del gap sociale, alla siderale distanza tra la ricchezza, il lusso e la povertà si risponde saccheggiando i negozi e i supermercati, aspirando però spesso a diventare come i ricchi che si contestano. La disperazione di una vita che sembra bloccate non sembra creare la voglia di un’auto-emancipazione ma  richiesta di sedersi al tavolo dei ricchi.  Il sistema che viene attaccato, a partire dai sindaci che lo incarnano e dalla polizia che ne mostra la faccia feroce, non viene contestato, il capitalismo alienante non sembra essere davvero messo in discussione. Dietro questa rabbiosa protesta che infiamma nuovamente la Francia non c’è un progetto politico. Nonostante la grande manifestazione pacifica organizzata da associazioni e partiti di sinistra per chiedere giustizia, tra i giovani disperati ed esclusi la rabbia per l’omicidio di Nahel si è trasformata in una richiesta di vendetta praticata.

Quello che succede in Francia è quel che potrebbe succedere – e succede già – nelle periferie dimenticate  di Roma, Milano, Torino, Napoli, Bari. Quei ragazzi senza futuro che danno fuoco alle strade di Francia spaventano chi il futuro non glielo ha garantito, sono una manna per la destra, sono un disastro con la sinistra con la quale probabilmente non si sono mai nemmeno incrociati.

Come scrive ancora Liberation, «Sappiamo dagli anni ’70 e ’80 che i “quartieri” delle banlieues concentrano quasi tutti i problemi della Francia: disuguaglianze sociali, mancanza di accoglienza e integrazione in termini di immigrazione, politica cittadina disgregata, massa di disoccupazione in alcune città con tassi che a volte raggiungere il 40%, razzismo endemico, religioni in conflitto e secolarismo permanentemente sfidato, abbandono scolastico su larga scala, mancanza di laureati, violenze urbane aggravate e sempre più mortali e generazioni sacrificate e il business della droga come alternativa e così via… Di fronte a queste antichissimi problemi, lo Stato, i dicasteri, le regioni, sotto tutte le maggioranze a vari livelli, si sono adoperati per riportare i servizi pubblici in queste zone di illegalità e per cambiare il colore delle città. Iniziative buone, anche se insufficienti e se le rivolte di questi giorni sono state feroci proprio contro questi luoghi di reinserimento minimalista. C’è un motivo terribile: questa Francia dell’esclusione, dell’extraterritorialità sociale, è il mondo degli esclusi , in tutti i sensi, compresa l’esclusione della società».

Ma mentre la destra si schiera con il poliziotto che uccidendo Nahel ha gettato il fiammifero che ha dato fuoco a questo lago di risentimenti, esclusione e odio, proprio le “forze dell’ordine” sembrano essere uno dei problemi: « Per ricucire il legame con la Francia dell’esclusione, è fondamentale che l’etica torni ad essere il cuore pulsante dell’istituzione di polizia, con un ritorno alla polizia locale e una migliore formazione degli agenti», scrive LIberation mentre sembra che la Francia (e l’Europa e l’Italia) che vive bene voglia ancor di più rinchiudersi in una fortezza securitaria che escluderà ancora di più i ragazzi senza speranza nelle banlieues trasformate nei nuovi bantustan del risentimento sociale.

Sembra un romanzo distopico di fantascienza,  un futuro terribile immaginato qualche anno fa,  è la Francia (e l’Europa) di oggi che brucia in un presente che non sembra avere futuro.

La sinistra della France Insoumisse l’ha capito e dice che il movimento di rivolta in molte città del Paese, richiede urgentemente una risposta politica: «Di fronte a questa situazione, il governo si blocca in un’escalation di sicurezza verbale che non fa che peggiorare la situazione. Cerca di sottrarsi alle proprie responsabilità prendendo di mira la Francia ribelle per nascondere meglio la sua incompetenza e la sua incapacità di agire. Allo stesso tempo rinuncia a cercare una via d’uscita dalla crisi e abbandona gli abitanti a una preoccupazione che condividiamo di fronte ai danni ai beni pubblici, alle abitazioni o ai negozi essenziali alla vita quotidiana. Non sostenendo nessuna strategia della violenza, vogliamo che si affrontino le cause della situazione perché i problemi non sono nuovi. Per i quartieri popolari, il razzismo, la violenza della polizia o la discriminazione nell’accesso al lavoro o all’alloggio sono la sorte quotidiana degli abitanti. La distruzione dei servizi pubblici, delle tutele sociali e della solidarietà associativa, dovuta alle politiche di austerità neoliberali, è all’opera da decenni. Perché ci sia armonia occorrono azioni forti da parte del governo che, oggi come ieri, è assente. Dai moti del 2005 il conto non torna. Ripristinare la fiducia è tanto più difficile in quanto il governo si è distinto negli ultimi anni per l’incapacità di far fronte alle diverse rivendicazioni popolari, trattandole con disprezzo e ignoranza, sia durante la mobilitazione dei gilet gialli sia nelle manifestazioni contro il pensionamento a 64 anni, incoraggiando così l’idea che nessun cambiamento è possibile nel quadro attuale. Richiede quindi una rottura completa e risposte eccezionali».

Per questo France Insoumisse ha chiesto di convocare immediatamente l’Assemblée Nationale per proporre un piano di emergenza che includa: L’immediata abrogazione delle disposizioni sulla “licenza di uccidere” della legge Cazeneuve del 2017, responsabile dell’esplosione dei decessi a seguito dei rifiuti di ottemperare. La creazione di una commissione “Verità e giustizia” sulla violenza della polizia che ha portato alla morte o al ferimento di cittadini per stabilire tutte le responsabilità. L’immediata trattazione indipendente di ogni caso di violenza della polizia, la completa riforma dell’IGPN (inspection générale de la Police nationale. ndr)  e la creazione di un servizio investigativo indipendente. Sostegno statale per la riparazione di negozi, abitazioni e locali pubblici devastati negli ultimi giorni. Una profonda riforma della police nationale per ricostruire una polizia repubblicana meglio addestrata e libera da ogni forma di razzismo, tra cui in particolare lo scioglimento del BAC (Brigade anti-criminalité, ndr) , il ripristino del codice etico del 1986, il rafforzamento della formazione, l’istituzione di una vera polizia di prossimità e la fine delle tecniche di immobilizzazione letale. Dobbiamo chiudere il periodo iniziato da Sarkozy nel 2002 teso a trattare i giovani dei quartieri popolari come un nemico dall’interno.  Un programma d’azione globale contro la discriminazione che comprende in particolare la creazione di una commissione per l’uguaglianza, centri specializzati all’interno delle corti d’appello e l’attuazione della ricevuta per i controlli di identità per combattere i contrôle au faciès. Un piano di investimenti pubblici nei quartieri popolari per il ripristino di servizi pubblici, alloggi, scuole pubbliche, accesso alla salute e alla cultura, finanziamento di associazioni e centri sociali».