L’impossibile crescita economica futura di fronte alla diminuzione delle risorse
I nuovi limiti dello sviluppo secondo Thomas Murphy: «La vera soluzione è una pianificazione a lungo termine»
[26 Luglio 2022]
Il libro del 1972 The Limits to Growth del Club di Roma lanciò all’umanità un profetico allarme che non è stato colto: le risorse della Terra sono limitate e probabilmente non potranno sostenere gli attuali livelli di crescita economica e demografica fino alla fine del XXI secolo, anche con l’adozione di tecnologie più avanzate. Una tesi contro la quale si scagliarono all’epoca si gli economisti liberisti che socialisti ma che, a 50 anni di distanza, mostra tutta la sua consistenza.
Nel nuovo studio “Limits to economic growth” pubblicato su Nature Physics Thomas Murphy, professore di fisica all’università della California – San Diego (UCSD), ritiene che «Sebbene nessuno possa dire con assoluta certezza che il pianeta raggiungerà una crisi irreversibile entro la fine di questo secolo, la nostra attuale traiettoria non è in grado di continuare a lungo».
All’ UCSD ricordano che «Formatosi come astrofisico, Murphy si interessò ai limiti planetari dopo aver tenuto un corso sull’energia e l’ambiente. Gli studenti esplorarono la fisica dell’energia, come calcolare la domanda e le risorse energetiche e gli impatti ambientali risultanti. Murphy si rese conto che i problemi del consumo di risorse e di energia erano più gravi di quanto molti pensassero».
E oggi Murphy fa notare che «Questo è qualcosa a cui non prestano attenzione abbastanza persone. Come appare la vita dopo l’esaurimento delle risorse? Quali azioni possiamo intraprendere ora per mitigare i peggiori risultati e come possiamo convincere le persone a prenderlo sul serio? La Terra ha risorse limitate: questo è chiaro quando si pensa ai combustibili fossili, ai minerali estratti o alla terra, ma può essere difficile immaginare un momento in cui l’umanità dovrà adeguare il proprio modo di vivere per adattarsi a questi limiti. In passato, la Terra è stata in grado di soddisfare la nostra crescente richiesta di risorse».
Murphy, che sull’argomento ha scritto il libro Energy and Human Ambitions on a Finite Planet, aggiunge; «Ma ricordatevi che la Terra prima non ha mai ospitato 8 miliardi di esseri umani, tutti noi che perseguiamo maggiori richieste di consumo. Non possiamo basare le proiezioni per le risorse future sul passato. Questo è un territorio inesplorato».
E per esplorare questa Terra incognita Murphy ha calcolato il consumo energetico futuro utilizzando il nostro tasso di crescita storico di un fattore 10 ogni secolo: «Se gli esseri umani attualmente consumano 18 TW (terrawatt) di energia a livello globale, entro il 2100 quel numero schizza a 100 TW, entro il 2200 sono 1.000 TW e così via. In 400 anni supereremmo l’energia solare totale incidente sulla Terra e in 1.300 anni l’intera produzione del Sole in tutte le direzioni».
Anche l’utilizzo dello stesso tasso di crescita per estrapolare i livelli futuri di calore di scarto (il prodotto finale di tutto il nostro consumo di energia che alla fine viene irradiato nello spazio) dà come risultato una prospettiva cupa: «La quantità di calore di scarto prodotto accelererebbe e farebbe salire le temperature terrestri. In poco più di 400 anni la superficie terrestre raggiungerebbe il punto di ebollizione dell’acqua». Murphy chiarisce che «Questa estrapolazione del consumo di energia e del calore di scarto non è realistica e non è una previsione. E’ stata creata per dimostrare che la nostra crescita storica senza ostacoli non può continuare indefinitamente nel futuro. In realtà, se la progressione mostra qualcosa, è che il periodo di consumo energetico sfrenato sulla Terra avrà vita relativamente breve rispetto alla longevità della civiltà».
Attualmente, anche il più ottimista degli economisti ammette che c’è un limite alle risorse fisiche della Terra, ma molti insistono che questo non influirà sulla crescita economica perché il denaro sarà “disaccoppiato” dalle risorse fisiche, quindi in grado di crescere senza essere vincolato dall’esaurimento delle risorse combustibili fossili o minerali. Murphy non ne è per niente convinto: «Alcuni potrebbero dire che il denaro non deve obbedire alle leggi della fisica o che possiamo sostenere la crescita economica attraverso l’innovazione. Ma sono tutte cose che non sono immuni da limiti. Anche se pensi alla vita nel regno virtuale, anche quello richiede risorse fisiche per costruire e gestire quei computer. Lo stiamo vedendo per il mining di bitcoin e per le enormi quantità di energia che consuma. E’ vero che molte attività economiche non richiedono un uso intenso di risorse fisiche: il lavoro nei settori legale e finanziario, ad esempio, utilizza principalmente l’illuminazione, il riscaldamento e i computer, ma non fabbrica cemento e acciaio. Mentre può essere facile presumere che la proporzione di attività disaccoppiate continuerà ad aumentare mentre la domanda di risorse continuerà a diminuire indefinitamente, a un certo punto la domanda di risorse fisiche non potrà ridursi ulteriormente. Gli esseri umani avranno sempre bisogno di cibo. Non vediamo la crescita economica che stiamo vivendo per quello che è: una fase. E uno dei motivi per cui non lo vediamo è perché non vogliamo farlo e non abbiamo mai dovuto farlo. La crescita continua ci evita di dover affrontare la questione della riallocazione delle risorse attuali in modo più equo. I benefici percepiti della crescita economica sono un’arma a doppio taglio. Con la crescita dell’economia, le persone potrebbero essere sollevate dalla povertà e avere un migliore accesso all’acqua, al cibo e all’assistenza sanitaria. Le loro popolazioni crescono e, con l’aumento del tenore di vita, le maggiori richieste di risorse sovraccaricano la capacità del pianeta e minacciano di rimuovere quegli stessi benefici».
Murphy conclude con una bocciatura del turbo-liberismo predatorio che ha governato l’economia e la politica negli ultimi decenni: «La vera soluzione è una pianificazione a lungo termine e richiede un cambiamento fondamentale nel modo in cui pensiamo a noi stessi come specie. Dobbiamo cambiare il nostro rapporto con il pianeta. Dobbiamo essere umili per accettare di non possedere la Terra. Ma come si fa a convincere qualcuno di qualcosa che non è mai accaduto prima, che si trova nel futuro e richiede sacrificio? Spero che potremo piantare presto dei semi che, lungo il cammino, porteranno a decisioni più sagge».