L’industria mineraria australiana adotta regole più stringenti per l’ambiente e le comunità aborigene
Ma per aborigeni e First Nations gli impegni volontari non bastano: occorrono riforme politiche forti e proteggere i siti ancestrali aborigeni
[4 Marzo 2021]
Minerals Council of Australia (MCA) ha annunciato che «L’industria mineraria australiana introdurrà il sistema Towards Sustainable Mining (TSM) per migliorare ulteriormente le prestazioni a livello di sito attraverso rapporti regolari e trasparenti sugli indicatori di sicurezza, ambientali e sociali, comprese le partnership con i proprietari terrieri e le comunità delle First Nations», cioè gli aborigeni e le tribù dello stretto di Torres.
Il TSM è stato sviluppato dalla Mining Association of Canada (MAC) ed era già stato adottato anche dalle associazioni delle industrie minerarie di Finlandia, Argentina, Botswana, Spagna, Filippine, Brasile e Norvegia e si basa sugli impegni esistenti per l’Enduring Value, il quadro di sviluppo sostenibile a livello aziendale dell’industria mineraria australiana, «Fornendo un approccio coerente e verificato in modo indipendente per valutare e comunicare le prestazioni a livello di sito, sostenendo e rafforzando la fiducia nelle credenziali di sostenibilità del settore».
Alla MCA dicono che «Supporterà le aziende nella dimostrazione di sicurezza a livello di sito, sostenibilità e prestazioni ambientali, sociali e di governance attraverso una migliore misurazione e responsabilità. TSM mostrerà anche come le operazioni interagiscono con i proprietari tradizionali, sostenendo le aspirazioni sociali ed economiche e la protezione del patrimonio».
La CEO della potente lobby mineraria australiana, Tania Constable ha evidenziato che «L’introduzione graduale del TSM, come ci si aspetta dall’adesione della MCA darà agli stakeholder del settore, inclusi i partner delle First Nations, le comunità e i gruppi locali, gli investitori e i clienti, ulteriori garanzie e visibilità sulle prestazioni di sostenibilità a livello di sito del settore su una vasta gamma di importanti misure pratiche».
Forse esagerando un bel po’, visto le continue e fondate critiche e accuse degli ambientalisti e delle comunità aborigene, la Constable assicura che «L’estrazione mineraria australiana è un leader globale nelle prestazioni di sostenibilità ed è tempo di fare un altro passo avanti per migliorare la fiducia e la fiducia della comunità, degli investitori e dei clienti nel settore».
Il CEO di MAC Pierre Gratton, conferma che «Il TSM ha portato a risultati migliori per le comunità minerarie in Canada e in tutto il mondo, ed è fantastico che l’Australia abbia scelto TSM come veicolo per dimostrare le prestazioni ambientali e sociali nel suo settore minerario. Siamo molto orgogliosi della portata sempre più globale e del potere di TSM di migliorare la sostenibilità misurando le prestazioni a livello di sito».
Il sistema include principi guida e protocolli standardizzati da adattare per attuarlo in Australia tra cui: Comunità e persone, relazioni indigene e comunitarie, sicurezza e salute, gestione delle crisi e pianificazione della comunicazione, prevenzione del lavoro minorile e forzato; Gestione ambientale. gestione della conservazione della biodiversità, gestione degli sterili, gestione dell’acqua; Cambiamento climatico. obiettivi e gestione a livello di sito .
Il programma è stato istituito nel 2004 da MAC per consentire alle compagnie minerarie di dimostrare come soddisfano le loro esigenze di minerali, metalli e prodotti energetici nel modo più socialmente, economicamente e ambientalmente responsabile. I suoi principali punti di forza sono: Responsabilità: la partecipazione al TSM riguarderà tutti i membri MCA per le loro operazioni in Australia, con valutazioni condotte a livello di impianto nel quale si svolge l’attività mineraria; Trasparenza: i membri della MCA riferiranno pubblicamente sulle loro prestazioni in linea con protocolli e indicatori standardizzati; Credibilità: TSM include la consultazione continua con un Community of Interest Advisory Panel nazionale e un gruppo multi-stakeholder consultivo indipendente, per supervisionare e modellare il programma per un suo continuo progresso.
La realtà è che la decisione della MCA di adottare il TSM ha ben poco di volontario: arriva dopo anni di crescente sfiducia verso l’industria mineraria, in particolare da parte delle First Nations aborigene, ma anche da parte dell’opinione pubblica e degli investitori internazionali. Dopo che nel 2020 la multinazionale Rio Tinto ha distruzione rifugi di roccia aborigeni nella gola di Juukan risalenti a 46.000 anni fa, un collettivo di investitori globali che gestisce 14 trilioni di dollari ha detto che il disastro della gola di Juukan era un campanello d’allarme e ha chiesto alle compagnie estrattive australiane di migliorare le loro relazioni con gli indigeni e con gli ambientalisti, oppure avrebbero ritirato i loro finanziamenti.
La Constable ha ammesso che «Sta diventando sempre più difficile accedere al capitale. Se faremo le cose bene, ci aspettiamo che le nostre imprese possano garantire il capitale futuro e la sicurezza sull’accesso al mercato, perché viene esercitata una pressione sempre maggiore sulle aziende perché dimostrino che sono responsabili».
I leader aborigeni sembrano appoggiare la svolta della MCA e le nuove line guida TSM, ma vogliono ancora una riforma legislativa dell’industria mineraria, evidentemente perché non si fidano degli impegnbi volontari della lobby mineraria.
Secondo Kado Muir, co-presidente della First Nations Heritage Protection Alliance, che rappresenta gli aborigeni e i popoli continentali e insulari dello stretto di Torres, «Le iniziative sono intrinsecamente limitate e i loro benefici dipendono da una serie di fattori, incluso il modo in cui si riferiscono ad altre politiche regolamentate e non regolamentate. Questo non può sostituire una legislazione e una regolamentazione appropriate, ma può in effetti migliorare tali protezioni».
Uno studio sulle leggi ambientali australiane condotto da Graeme Samuel, uno dei mastini più temuti dalla lobby mineraria australiana, ha rilevato che «il governo federale dovrebbe garantire una maggiore protezione per il patrimonio indigeno immediatamente» e ha anche chiesto l’adozione di una serie di standard nazionali progettati da un comitato rappresentativo degli indigeni per sancire nella legge la protezione del patrimonio culturale delle First Nations.
La ministro federale dell’ambiente, Sussan Ley, ha presentato una serie di standard che non tengono conto delle raccomandazioni di Samuel e delle istituzioni delle First Nations. Un disegno di legge per stabilire questi standard è all’esame di una commissione del Senato, che riferirà entro giugno. La Ley, rispondendo a una domanda del al Sydney Morning Herald: ha detto che «Le raccomandazioni della revisione di Samuel sono di vasta portata e richiedono una consultazione» e che prima di rispondere avrebbe lavorato con i rappresentanti indigeni.
Il 3 marzo, l’Aboriginal Areas Protection Authority, l’ente che sovrintende alla protezione dei siti sacri nel Northern Territory , ha dichiarato alla commissione parlamentare sul disastro della gola di Juukan che «Le leggi federali, in particolare l’Aboriginal and Torres Strait Islander Heritage Protection Act e l’Environment Protection and Biodiversity Conservation Act, stanno fallendo».
Durante l’audizione alla commissione parlamentare d’inchiesta, anche la National Environmental Law Association ha affermato che «Dovrebbero esserci standard nazionali che significhino che c’è coerenza nel processo decisionale perché generalmente è un processo lungo che può estendersi oltre i termini politici».
Bobby Nunggumajbarr, presidente dell’Aboriginal Areas Protection Authority ha detto al Sydney Morning Herald: «I nostri luoghi, i nostri siti, la nostra storia meritano di meglio e chiediamo riforme forti. Quando saranno emanate riforme forti e i nostri luoghi saranno protetti, tutti gli australiani ne trarranno vantaggio».