Namibia: rivince il presidente Hage Geingob, ma con il peggior risultato della Swapo dall’indipendenza
Vacilla il dominio assoluto della Swapo, tra scandali e accuse di svendere le risorse del Paese agli stranieri
[2 Dicembre 2019]
Il presidente uscente della Namibia, il 78enne Hage Geingob, è stato rieletto con il 56,3% dei voti, un risultato molto più basso di quello ottenuto 5 anni fa, quando era arrivato ben all’86%, e il peggiore di un presidente namibiano eletto.
La Swapo per la prima volta non stravince. Infatti, anche se il capo della South West Africa People’s Organisation (Swapo), il Partito socialista al potere ininterrottamente in Namibia all’indipendenza ottenuta nel 1990, ha staccato nettamente il secondo arrivato, il dissidente della Swapo Panduleni Filemon Bango Itula, che è stato appoggiato da due minuscole formazioni: il Namibian Economic Freedom Fighters (0,11%) e dal Republican Party (0,50%), ma ha ottenuto il 30% dei voti, e se, McHenry Venaani, il leader della storica opposizione di destra del Popular Democratic Movement – si è fermato a un misero 5,3%, non riuscendo a scuotersi di dosso la pesante eredità della complicità con il colonialismo sudafricano al tempo dell’ apartheid, la Swapo nelle concomitanti elezioni parlamentari ha ottenuto il 65% dei seggi alla National Assembly, mancando la maggioranza dei due terzi che le avrebbe consentito di modificare la Costituzione ed altre leggi fondamentali. Nella precedente legislatura la Swapo aveva conquistato l’80% dei seggi.
Itula e il capo del nuovo partito di opposizione Landless People’s Movement (LPM), Bernadus Swartbooi, uscito da sinistra dalla Swapo e che ha preso meno del 3%, hanno denunciato frodi elettorali e «una moltitudine di irregolarità senza precedenti». Ma la Southern African Development Community che ha supervisionato le elezioni namibiane – alle quali hanno partecipato il 60% degli aventi diritto – ha detto che si sono «svolte generalmente nella calma, sono state ben organizzate (…) permettendo agli elettori di esercitare il loro dovere democratico». Nel 2014, la Namibia è stato il primo Paese africano a introdurre il voto elettronico, molto criticato dall’opposizione che dice che questo aumenta la possibilità di frodi.
Secondo Graham Hopwood, del think tank namibiano Institute for Public Policy Research, Itula «E’ servito come trampolino per le frustrazioni e ha riunito tutte le persone malcontente del presidente». Questo ex ministro 62enne che ha lasciato la Swapo, è particolarmente popolare tra i giovani ed ha vinto nella capitale Windhoek con una campagna basata sulle accuse a Geingob di aver svenduto le ricchezze del Paese agli stranieri,.
Malgrado un sottosuolo che rigurgita di risorse naturali. Compreso l’uranio, e fondali marini ricchi di diamanti e di pesci e un turismo in piena espansione, la Namibia è da diversi anni in recessione a causa del calo dei prezzi delle materie prime e di una siccità implacabile che dura da diverse stagioni. Il PIL della Namibia è calato nel 2017 e 2018 e la disoccupazione ha raggiunto il 34%. Il bilancio dello Stato è in rosso e, nonostante quasi 30 anni di governo teoricamente “socialista”, la Banca mondiale dice che la Namibia è il secondo Paese più ineguale del mondo, dietro il Sudafrica.
Alla vigilia delle elezioni, il governo di Geingob e stato scosso da uno scandalo: qualche settimana fa Wikileaks ha pubblicato migliaia di documenti che accusano diversi parlamentari della Swapo di aver intascato bustarelle e “doni” per un equivalente di 10 milioni di dollari da parte di una compagnia di pesca islandese. Due ministri chiamati in causa sono stati costretti alle dimissioni a pochi giorni a dalle elezioni e uno di loro ha anche passato qualche tempo in galera. Il Presidente della repubblica rieletto nega ogni coinvolgimento nello scandalo.
Non è andata bene (1,49% dei voti, sesta dopo Apius Auchab dell’United Democratic Front, fermatosi all’1,84%) alla prima donna candidatasi alla presidenza della Namibia: Esther Muijangue della National Unity Democratic Organisation (Nudo), che si era detta determinata a «ristabilire la dignità dei cittadini».
Questa signora 57enne, appartenente alla minoranza Herero, era convinta che le elezioni avrebbero segnato l’inizio della fine del regno di Geingob: «Molta gente si lamenta del governo della Swapo, Da tempo, c’è molta apatia tra i giovani, ma oggi sono sempre più numerosi quelli che prendono parte a ogni riunione pubblica».
Per far uscire dalla crisi la Namibia, la Muijangue aveva proposto in campagna elettorale una cura molto pesante di austerità ai vertici dello Stato e una lotta senza tregua alla corruzione: «La Namibia dispone di abbastanza risorse da poter farsi carico dei bisogni essenziali dei namibiani. Ma I nostri leader vendono la nostra terra, vendono il nostro Paese, svendono le nostre miniere agli stranieri».
Va detto che la Muijangue non si faceva troppe illusioni sul suo risultato e sulla possibilità di sconfiggere Geingob: «Non speriamo in molto in un miracolo quest’anno. Ma sono persuasa che la mia candidatura ispirerà molte donne a rendersi conto del loro potenziale».
La Muijangue, figlia di un leader politico herero che ha subito l’esilio al tempo dell’occupazione del regime razzista sudafricano, ha sempre sfidato le tradizioni di un Paese maschilista: «Non mi sono mai conformata alle norme della mia comunità, nella quale le donne devono restare al loro posto in cucina». E il suo programma contrasta fortemente con le convinzioni secolari degli herero dei quali il Nudo è il partito di riferimento etnico: emancipazione femminile, riconoscimento dei diritti omosessuali e legalizzazione dell’aborto. Eppure il Nudo ha vinto in 3 distretti (+1) perché la Muijangue combatte per e con il suo popolo perché gli herero vengano risarciti per i massacri che hanno dovuto subire, a partire da quello dei Namas da parte dei colonizzatori tedeschi che hanno occupato l’ex Africa sud-occidentale del 1884 al 1915 fino al genocidio durato fino all’inizio del XX secolo.
La Germania ha riconosciuto la responsabilità tedesca nei massacri ma si rifiuta di indennizzare i discendenti delle decine di migliaia di vittime. La Muijangue, il cui nonno era figlio di un soldato tedesco e di una herero accusa la Swapo di non essere abbastanza ferma nelle trattative in corso con la Germania: «Non abbiamo il sostegno del governo namibiano, è per questo che il governo tedesco ci può prendere in giro così facilmente».