Panama: dopo più di un mese di proteste e scioperi dichiarata incostituzionale la legge mineraria

La Corte Suprema boccia all’unanimità la legge n. 406. Il movimento popolare si prepara alle prossime elezioni

[29 Novembre 2023]

La Corte Suprema de Justicia di Panama (CSJ) ha decretato incostituzionale la Ley 406 legge 406, che stabilisce il contratto tra lo Stato e la compagnia Minera Panamá, filiale della multinazionale canadese First Quantum Minerals. Lo ha annunciato ieri sul canale YouTube dell’Órgano Judicial la presidente della Corte María Eugenia López, che ha sottolineato che la decisione è stata presa all’unanimità dopo 5 giorni ininterrotti di camera di consiglio e che «Questo significa che la suddetta legge viene esclusa dal sistema normativo che governa il Paese. Cogliamo l’occasione per inviare un messaggio di congratulazioni ai panamensi in occasione della commemorazione odierna dei 200 anni dell’indipendenza».

La sentenza è stata accolta con gioia dai manifestanti che da settimane vegliavano davanti alla Corte Suprema di Giustizia in attesa della decisione della sua decisione e che hanno gridato: «Viva Panamá!z e «Bravo!» Juan Ramón Sevillano, uno dei due avvocati che hanno intentato causa, ha detto che «Panama ha molte ragioni per vincere una causa internazionale».

La CSJ ha così affossato la Ley 406, attraverso la quale il governo del presidente socialdemocratico  Laurentino Cortizo aveva prolungato per 20 anni le attività di multinazionale in una miniera di rame a cielo aperto ina foresta tropicale,

Ricardo Lombana , candidato presidenziale del Movimiento Otro Camino (Verdi anticorruzione) ha commentato: «All’unanimità, la Corte Suprema de Justicia ha ripristinato l’ordine costituzionale e ha riportato la pace nella Nazione. Ora, sta al Potere Esecutivo: eseguire rapidamente e integralmente l’ordine della Corte e non dimenticare mai che il potere pubblico emana dal popolo»..

Il deputato indipendente Gabriel Silva ha scritto che «Il 28 novembre è una data sempre più simbolica dell’indipendenza. Il popolo panamense ha dimostrato che unito e concentrato è capace di realizzare grandi cose». Il deputato indipendente ambientalista Edison Broce ha aggiunto: «Possa questa esperienza servire ai futuri governanti per capire che i tempi sono cambiati, l’indifferenza alla corruzione è finita»..

Dal  20 ottobre, quando il Congresso panamense ha approvato celermente il contratto tra lo Stato e Minera Panamá, migliaia di cittadini sono scesi in piazza per manifestare la loro contrarietà.

Dopo gli scontri fra polizia e manifestanti e il susseguirsi di scioperi e proteste, il governo aveva fatto una timida marcia indietro ritirando il provvedimento per un suo riesame,, ma il movimento di protesta si era già trasformato in una protesta antigovernativa e contro l’estrattivismo visto come una minaccia per la biodiversità del Paese centroamericano e che rappresenta la continuazione del saccheggio colonialista e neocolonialista, incoerente con gli interessi sovrani di Panama.

Così, anche se le manifestazioni sono state inizialmente convocate da gruppi di ambientalisti e leader indigeni, si sono rapidamente uniti studenti, insegnanti, leader sociali e semplici cittadini.

Il governo ha reagito un po’ alla Salvini: anche se i cittadini hanno il diritto di scioperare e di esprimere pacificamente il loro malcontento, non sono autorizzati a chiudere strade, distruggere proprietà pubbliche o private, affrontare la polizia o causare danni economici.

Ma la realtà che gli scontri tra manifestanti e forze dell’ordine sono continuati e si sono inaspriti soprattutto a causa s della crescente repressione ordinata dal governo su pressione di importanti gruppi economici.

Ma la situazione è precipitata dopo l’assassinio di due persone durante un picchetto e alla fine  il governo Cortizo ha cercato di sbloccare la situazione proponendo un referendum   respinto dal corpo elettorale – e approvando una legge che vieta di concedere nuove concessioni, senza però che il movimento antiminerario perdesse la sua forza politica e sociale. Anzi, ai manifestanti è rrivata persino la solidarietà di Leonardo DiCaprio e della sua fondazione ambientalista.

Minera Panamá intanto ha annunciato che sta valutando la possibilità di ridurre le sue attività a Panama a causa dei continui blocchi nella zona del porto internazionale di Punta Rincón e aveva chiesto alla CSJ di non dichiarare incostituzionale la ley 406, ritenendo che non vi siano ragioni per sostenere la richiesta dei cittadini che avrebbe solo natura politica.

Il 27 novembre il ministero dell’economia e delle finanze ha annunciato che il bilancio 2024 di Panama «Presenterà tagli dovuti al cambiamento delle “condizioni” del Paese», un’accusa nemmeno troppo velata al movimento contro Minera Panama di aver danneggiato l’economia panamense, fino a causare la perdita di 50.000 posti di lavoro .nelle piccole e medie imprese, il 10% delle quali chiuderebbe entro la fine dell’anno,  mentre altri 15.000 posti di lavoro verrebbero essere colpiti temporaneamente nei centri commerciali.

In attesa della decisione del CSJ, Cortizo aveva ordinato il congelamento delle royalties pagate da Minera Panamá allo Stato su un conto speciale della Banca Centrale durante gli anni 2021 e 2022, così come quelle dei primi tre trimestri del 2023. Ma la Corte Suprema de Justicia  ha annullato la controversa legge, mettendo all’angolo il governo e la multinazionale canadese. .

Uno degli animatori delle manifestazioni di protesta,  Ronaldo Ortíz, di Alba Movimientos e del  Frente Nacional por la Defensa de la Soberanía (FRENADESO), spiega che «Questo è un governo che sei mesi prima delle elezioni si è indebolito a tal punto da entrare in conflitto. Perché già nel 2019 volevano imporre una riforma costituzionale, cosa che ovviamente il popolo non ha accettato. Poi ha voluto imporre delle misure sulla Previdenza Sociale, ma neanche loro ce l’hanno fatta, il popolo glielo ha impedito. Poi è arrivata la pandemia e il governo ha voluto mantenere le persone in ansia. Il popolo panamense è sceso in piazza rivendicando i propri diritti ed è passato da un ostacolo all’altro. Attualmente abbiamo detto, non solo noi, anche i loro stessi settori collegati, della classe sociale a cui rispondono, hanno detto che non esiste un governo. C’è malgoverno, il vicepresidente, come lo è stato in campagna elettorale, perché in corsa per la candidatura presidenziale, ha preferito nascondersi e non mostrare il suo volto. Diciamo che non esiste un governo perché agisce come un piano pianificato. Qual è il piano? Generare destabilizzazione e usura, aggiungere ulteriore malcontento al popolo panamense, dare l’opportunità ai settori dell’apparato di sicurezza statale, della repressione statale, di cercare un meccanismo di ordine senza legge, per così dire.  E allo stesso modo anche noi attiriamo anche l’attenzione, perché sappiamo che questa è una strategia. Perché ci sono già settori della classe imprenditoriale che hanno parlato di golpe e addirittura di autogolpe. Ma gli imprenditori hanno voluto dare la colpa di questa manovra al movimento popolare. Esiste un piano di logoramento affinché si abbandonino le strade, ma allo stesso tempo c’è la repressione e i settori imprenditoriali mantengono la loro posizione. Perché alla fine questo fa parte di un piano imprenditoriale. First Quantum ha fornitori. Ha interessi in studi legali e banche in questo Paese. Sappiamo tutti di chi è la colpa e a chi conviene questa situazione».

Ortíz spera che il movimento popolare resti unito: «L’importante è che tutta questa lotta in difesa della terra, in difesa della patria, per la sovranità e i diritti umani, ci faccia ritrovare nuovamente. Le elezioni ci saranno l’anno prossimo. Il movimento popolare ha una proposta di candidatura. Ha una dinamica di unità attorno alla quale sappiamo che se questi ultimi governi continueranno, proprio come quello attuale, non cambierà nulla, proseguirà lo stesso piano capitalista neoliberista. Continuerà Lo stesso modello di estrattivismo ed è per questo che il cambiamento è necessario. C’è una proposta, c’è un progresso, un interesse, per questo non possiamo lasciare questo scenario politico elettorale al libero arbitrio, a chi governa da sempre, a chi cambia solo nome o colore. Quindi sì, siamo in questa  dinamica. C’è unità, c’è un rafforzamento. In effetti, ci sono diversi settori dei movimenti popolari che non necessariamente coincidono con quel che rappresentiamo oggi, che è l’Alianza Pueblos Unidos por la Vida».