A che punto è l’innovazione europea nelle tecnologie low-carbon

Su eolico, fotovoltaico e mobilità elettrica si registra una dinamica a macchia di leopardo nell’Ue, con l’Italia in una posizione di retroguardia in quasi tutti i campi

Nel quadro della dinamica innovativa delle tecnologie ambientali, il periodo che va dal 2015 al 2019 si caratterizza per una ripresa della crescita complessiva dei brevetti relativi alle tecnologie low-carbon, con la quale si inverte la tendenza calante che era stata registrata nel quinquennio precedente (Analisi trimestrale Enea 2/2021).

La quota di tali brevetti sul totale dei brevetti relativi alle tecnologie ambientali aumenta notevolmente, facendo un salto di circa dieci punti percentuali tra il biennio 2016-2017 e il biennio 2018-2019 ed attestandosi su un valore prossimo al 45%. La crescita della quota continua ad essere sospinta dal comparto delle batterie e dall’eolico, ma si rileva una ripresa anche nel fotovoltaico e, in seconda battuta, nel solare termico (Figura 1).

All’espansione dell’attività innovativa nelle tecnologie energetiche low-carbon nel periodo 2015-2019 corrisponde anche un’ulteriore avanzata delle economie asiatiche, con una forte crescita delle quote dei brevetti che fanno capo alla Corea e alla Cina (Figura 2) – che si attestano rispettivamente su valori del 15 e del quasi 9% – e con un consistente aumento della specializzazione tecnologica (Tabella 1) nel fotovoltaico e nelle batterie, che nel caso della Corea risulta assai elevata (con valori pari rispettivamente a 2,9 e 4,2).

Di particolare interesse è inoltre la dinamica innovativa della Cina per quanto riguarda la mobilità elettrica (sia per le auto elettriche che per le batterie relative alla mobilità elettrica), dove consegue una posizione di quasi specializzazione, anche se il ruolo di capofila nel settore rimane nel complesso ancora a Giappone e Corea.

In tale scenario, gli Stati Uniti tendono ad occupare una posizione sempre più marginale, mentre l’Europa (Ue27) mostra qualche difficoltà sul fronte della specializzazione relativa a singoli ambiti tecnologici. Se da una parte l’eolico continua ad essere un punto di particolare forza, con un ulteriore incremento della già elevata specializzazione (che si attesta su un valore di 1,7), si conferma la despecializzazione nel fotovoltaico; così come si rileva la prosecuzione di un decremento della pur elevata specializzazione nel solare termico (che tra i due sottoperiodi 2010-2014 e 2015- 2019 passa da 1,5 a 1,4). Al tempo stesso si osserva l’emergere di un vantaggio tecnologico nel comparto della mobilità elettrica, soprattutto per quanto riguarda le auto elettriche, dove l’indice di specializzazione assume un valore significativamente superiore all’unità.

La specializzazione tecnologica nei paesi europei (2015-2019)

L’evoluzione del quadro europeo per quegli ambiti tecnologici nei quali la specializzazione è andata ad aumentare è anche la risultante del significativo progresso compiuto da pochi singoli paesi a fronte di un’attività innovativa di per sé più polarizzata (Tabella 2).

Nel caso dell’eolico si rafforza notevolmente la specializzazione di Danimarca e Germania (elevatissima nel primo caso con un indice superiore a 25), che detengono nel complesso il 50% dei brevetti del settore e che compensano in larga misura la flessione della specializzazione della Spagna (che rimane comunque elevata con un valore superiore a 4 pari a quasi due volte e mezzo quello della Germania). Tra i capisaldi della specializzazione nel settore nell’area europea deve essere inoltre rilevata la posizione del Regno Unito, con un indice che, sebbene in lieve flessione rispetto al quinquennio precedente, si attesta ancora su un valore elevato pari a 1,4.

Relativamente alla mobilità elettrica, si osserva l’emergere di una specializzazione tecnologica per l’Austria (tanto per l’auto elettrica, quanto per le batterie relative alla mobilità elettrica, con indici pari rispettivamente a 1,4 e 1,5), un consolidamento della specializzazione nell’auto elettrica per Francia e Germania (rispettivamente 1,3 e 1,6), con la Germania che si afferma anche nelle batterie per la mobilità elettrica presentando una specializzazione pari a 1,3; e un’avanzata della Svezia, che conferma – pur se con una flessione – la specializzazione nell’auto elettrica (1,3) e si rafforza nel segmento delle batterie per la mobilità elettrica (1,2).

Laddove la specializzazione tecnologica non ha mostrato miglioramenti, o si è addirittura ridotta, le tendenze a livello di paese sono invece apparse meno univoche. Relativamente al fotovoltaico si denota infatti un arretramento del Belgio e, soprattutto, della Germania (che mostra una posizione di lieve despecializzazione), ma anche l’emergere di un vantaggio tecnologico per la Francia e per i Paesi Bassi; mentre nel caso del solare termico, che presenta un’attività innovativa tra le più diffuse in Europa, se da un lato appare relativamente consolidata la posizione della Spagna e dell’Italia, con indici di specializzazione tra i più elevati, ed è significativa l’avanzata della Francia e di diversi “piccoli paesi” dell’area nordica (Belgio e Danimarca, Finlandia e Svezia, con indici rispettivamente pari a 1,3, 1,5, 1, e 1,3), dall’altro si denota un arretramento dell’Austria (che continua comunque a rimanere specializzata) e il profilarsi di una despecializzazione nel caso della Germania.

La posizione dell’Italia

Il quadro dell’attività innovativa dell’Italia nelle tecnologie energetiche low-carbon rimane dunque tuttora ancorato alla specializzazione tecnologica nel solare termico. Occorre peraltro osservare come in quei casi, come il fotovoltaico e ancor di più l’eolico, in cui la despecializzazione era già pronunciata, la posizione italiana registri perfino un peggioramento (Tabella 2).

Né è possibile ancora rilevare avanzamenti adeguati nell’ambito della mobilità elettrica, dove particolarmente elevata è la despecializzazione relativa allo specifico segmento delle batterie (con un indice pari a 0,7). Tale scenario rivela una sostanziale coerenza con il notevole peggioramento dei deficit commerciali relativi all’interscambio di tecnologie low-carbon rilevati fino alla fine del 2020 (di cui si dà conto nel precedente numero dell’Analisi trimestrale Enea), specialmente in tutti quei casi in cui la despecializzazione tecnologica è ancora molto elevata (come nell’eolico e nelle batterie in generale).

A quest’ultimo riguardo occorre inoltre osservare come la debolezza dell’Italia nel segmento delle batterie per la mobilità elettrica, che si sta rivelando cruciale per lo sviluppo di una mobilità sostenibile, contrasti non solo con i progressi compiuti dalle altre due maggiori economie di Francia e Germania, ma anche con gli avanzamenti conseguiti da tempo dalla Svezia e più di recente dall’Austria.

Questo articolo è un estratto dell’Analisi trimestrale del sistema energetico italiano, n° 4/2021, a cura dell’Agenzia nazionale per le nuove tecnologie, l’energia e lo sviluppo economico sostenibile (Enea)