Analisi della raccolta dei RAEE domestici in Italia: overview infrastrutturale e proposte
All’Italia servono 2.054 nuovi centri di raccolta, ma per realizzarli occorrono oltre 500 milioni di euro. Il Pnrr potrebbe offrire l’occasione ideale
La raccolta dei RAEE in Italia si avvia alla chiusura dell’anno 2021 con numeri ancora una volta in crescita: una prima stima si attesta a 381.000 tonnellate, con oltre 16.000 tonnellate di incremento.
Crescita sì, ma ancora non sufficiente ad avvicinarci agli obiettivi europei per cui si impone un’analisi della situazione, che in prima battuta parte da una valutazione del risultato geografico. Sin dall’inizio delle rilevazioni dei dati sulla gestione del sistema RAEE affidata alla responsabilità estesa dei produttori si è potuto constatare che esiste un’Italia a tre velocità: Nord, Centro, Sud sono tre aree del Paese che registrano tre andamenti nella raccolta dei RAEE differenti al cui interno accanto a situazioni di eccellenza troviamo criticità preoccupanti.
La domanda che ci si pone è sempre la stessa: perché la raccolta è così difforme a livello geografico e quale è il destino dei rifiuti elettronici che non vengono correttamente tracciati? Le risposte non sono semplici, ma proponiamo una risposta al primo quesito sulla base di questa analisi.
Entriamo più in dettaglio, e qui ci aiutano i dati della raccolta effettuata dai soli centri di raccolta comunali. La media della raccolta procapite di queste strutture per questo anno sarà di 5,146kg. Quali le regioni italiane sotto la media?
In ordine alfabetico: Abruzzo (4,215 kg/ab), Calabria (4,672 kg/ab), Campania (3,055 kg/ab), Lazio (4,230 kg/ab), Molise (4,922 kg/ab), Piemonte (4,791 kg/ab), Puglia (3,825 kg/ab) e Sicilia (2,984 kg/ab). Se si eccettua il Piemonte, sono tutte regioni del Centro e Sud Italia.
Se i risultati sono sotto media per la raccolta, potrebbero non esserlo per un altro indicatore: il numero di cittadini per centro di raccolta, dato che ci rivela quanto sia capillare la raccolta.
Vediamo il dettaglio Italia: la media nazionale è di 14.334 abitanti per centro di raccolta. In questo caso, quali sono le regioni che hanno una capillarità sotto le media nazionale, quindi un numero di abitanti per centro di raccolta più alto della media nazionale?
Ecco i dati: Abruzzo (21.517 ab/cdr), Calabria (22.669 ab/cdr), Campania (20.460 ab/cdr), Lazio (29.878 ab/cdr), Piemonte (14.593 ab/cdr), Puglia (20.665 ab/cdr), Sicilia (32.679 ab/cdr) e Toscana (18.289 ab/cdr). Con l’eccezione della Toscana (la cui raccolta procapite è pari a 6,738 kg/ab), tutte le altre regioni sono ricomprese anche nel precedente elenco. Si mostra nei numeri, dunque, che l’ipotesi di una correlazione diretta tra capillarità dei centri di raccolta e raccolta pro-capite è corretta.
Un altro dato ci aiuta a fare una valutazione più completa: quanti kg di RAEE raccoglie annualmente un centro di raccolta? Mediamente 73.770 kg. Ora, se prendiamo ad esempio le regioni più virtuose, Valle d’Aosta e Sardegna, abbiamo dati inferiori, rispettivamente 54.361 kg e 59.411 kg a cui corrispondono però risultati procapite rispettivamente di 11,056e8,584 kg/ab. Se consideriamo l’equilibrio di indicatori, a queste regioni si aggiunge il Trentino Alto Adige che vanta 4.918 abitanti per centro di raccolta con 36.919 kg raccolti presso ogni centro, pari a una raccolta media pro capite di 7,507 kg/ab.
In conclusione, la maggiore capillarità aiuta la raccolta e conseguentemente il dato procapite registra valori più elevati in quelle regioni che sono in grado di porre a disposizione dei cittadini un numero di infrastrutture più elevato. In Italia solo l’Emilia Romagna registra un indice inferiore ad 1 nel rapporto tra numero di Comuni e centri di raccolta, precisamente 0,91, mentre regioni come Abruzzo con 5,00, Calabria con 4,70 e Piemonte con 3,94 sono in coda a questa classifica.
Quanto sarà necessario infrastrutturare la rete, cioè quanti centri di raccolta sarà necessario realizzare per poter incrementare la raccolta in maniera significativa? Se intendessimo offrire a tutti gli abitanti in tutte le regioni condizioni pari alla media attuale, dovrebbero essere realizzati 767 centri di raccolta, pari al 18% in più rispetto a quelli oggi disponibili. Sarebbero tutti necessariamente da creare nelle regioni che sono sotto la media, quelle sopra indicate (Abruzzo, Calabria, Campania, Lazio, Piemonte, Puglia, Sicilia e Toscana).
Se invece volessimo incrementare la rete anche nelle regioni che sono sopra la media, ma che registrano comunque dei gap rispetto ai valori di raccolta delle regioni più performanti e si scegliesse come parametro un dato di abitanti serviti da un centro di raccolta pari a 10.000,il dato salirebbe a 2.054 con un incremento pari al 49%.
Questa la ripartizione per singole regioni: 370 in Lazio; 347 in Sicilia; 295 in Campania; 209 in Puglia; 167 in Toscana; 138 in Piemonte; 109 in Calabria; 100 in Lombardia; 70 in Abruzzo.
Un ragionamento economico si impone. Quanto costerebbe realizzare tutti questi nuovi centri di raccolta? Stando alle richieste presentate nel bando ANCI – Centro di Coordinamento RAEE per la realizzazione di nuovi centri, l’investimento per la realizzazione di una struttura che possa fornire i servizi necessari a raccogliere circa una quarantina di tipologie differenti di rifiuti (ricordiamo che i RAEE sono solo 5 tipologie suddivise in raggruppamenti) è di circa 250.000 €.
Per realizzare 2.054 nuovi centri di raccolta servirebbero quindi oltre 500 milioni di euro. Essendo un’infrastrutturazione a totale beneficio dei Comuni e finalizzata all’incremento delle performance di raccolta differenziata, la cifra merita di essere valutata anche dall’attuale PNRR.