Clima, alla Cop28 Cospe si unisce all’appello della società civile africana
Nel novembre 2021, in occasione della Conferenza sul clima di Glasgow (Cop26), 34 paesi e 5 istituzioni finanziarie pubbliche aderirono alla “Dichiarazione di Glasgow”, con l’impegno di porre fine a nuovi finanziamenti pubblici internazionali per progetti di estrazione, trasporto e trasformazione di carbone, petrolio e gas. Anche l’Italia aderì all’iniziativa.
L’Italia è il primo finanziatore pubblico di combustibili fossili in Europa e il sesto a livello globale. Dall’entrata in vigore dell’Accordo di Parigi sul clima nel 2015, l’ammontare garantito per progetti di carbone, petrolio e gas equivale a 15,1 miliardi di euro. Il 42% riguarda progetti realizzati in vari paesi dell’Africa: Mozambico, Nigeria, Egitto. Di frequente infatti le multinazionali capofila di progetti fossili si inseriscono in contesti attraversati da forti instabilità socio-politiche e da violazione dei diritti.
Cospe lavora da tempo in tutto il mondo con progetti mirati alla salvaguardia della biodiversità di ecosistemi fragili e sotto attacco. Progetti e campagne volti – sempre e in ogni caso – a migliorare le condizioni di vita delle persone che più di altre subiscono sulla loro pelle gli effetti del neocolonialismo, profondamente intrecciati ad ingiustizie legate al territorio, al clima e ai diritti umani.
Sebbene la dichiarazione della Cop26 abbia dato un barlume di speranza alcune nazioni non hanno mantenuto i loro impegni. L’Italia è una di queste, ignorando la scienza e le richieste delle comunità colpite, che sono lasciate a farsi carico dei danni ambientali, della perdita di terreni agricoli e dei crescenti impatti del cambiamento climatico sulla loro vita quotidiana.
«Da quando è iniziata l’esplorazione del gas in Mozambico, tutto ciò che vediamo è un aumento delle violazioni dei diritti umani, la distruzione dei mezzi di sussistenza e l’aumento della povertà», dichiara Anabela Lemos, direttrice di JustiçaAmbiental JA! (Mozambico).
All’alba della 28esima edizione della Conferenza delle Parti sul clima, ActionAid Italia, Focsiv, Movimento LaudatoSi’, ReCommon e Wwf Italia, supportate da 29 organizzazioni della società civile africana, chiedono ancora una volta che il governo si impegni concretamente per interrompere i finanziamenti pubblici internazionali di progetti fossili.
I capi di governo dei paesi africani hanno inoltre affermato la necessità di creare una nuova infrastruttura finanziaria, capace di tenere conto anche della ristrutturazione del debito, spesso contratto dai paesi proprio per ospitare progetti fossili sul proprio territorio.
Inoltre, gli investimenti futuri nella produzione di idrocarburi in Africa non avranno alcun impatto sulla sicurezza energetica dell’Italia. Anche con la fine degli approvvigionamenti russi di gas, l’Italia dispone già delle infrastrutture necessarie per la propria sicurezza energetica, senza bisogno quindi di ricorrere a nuovi investimenti in infrastrutture o giacimenti di gas.
Per tutte queste ragioni, oltre a chiedere l’immediata interruzione dei finanziamenti pubblici internazionali di progetti fossili a favore di soli investimenti sostenibili dal punto di vista ambientale, sociale ed economico, le organizzazioni sollecitano il governo affinché si impegni per una riforma che ponga tutti i paesi in condizione di avere accesso quantità di capitale adeguato per una transizione energetica a zero emissioni e per la resilienza delle economie contro i crescenti impatti climatici.
«Continuando a investire nell’esplorazione di combustibili fossili, aumenteranno le emissioni e ci allontaniamo da qualsiasi soluzione per risolvere il cambiamento climatico», ricorda Lemos.