Climate reality project, come funziona il celebre corso di formazione per attivisti del clima
Fondato dall'ex vicepresidente degli Stati Uniti Al Gore, ha formato finora più di 14.000 attivisti in 141 Paesi, e insegna che ogni iniziativa può essere determinante
Incendi, siccità, temperature anomale, violenti nubifragi, record di temperature in Scandinavia, sono alcuni segnali che ci ricordano che il cambiamento climatico è già iniziato e che non c’è più tempo da perdere. Gli impegni assunti dai vari Paesi, nell’ambito dell’Accordo sul clima di Parigi, sono insufficienti. L’obiettivo è quello di fare ogni sforzo possibile per contenere l’incremento della temperatura entro 1,5 °C, ma sappiamo che se anche tutti gli attuali impegni fossero rispettati, la temperatura salirebbe ben oltre i 3 °C: è necessario un radicale cambiamento e un innalzamento delle ambizioni politiche a livello globale. La prossima Cop che si svolgerà a Katowice, in Polonia, anche per le posizioni politiche pro-carbone del governo polacco, rischia di non produrre i necessari avanzamenti. Per evitare che questo accada è assolutamente necessario far crescere un movimento per il clima in grado di condizionare le politiche dei governi. In questo contesto ogni iniziativa può essere determinante.
Recentemente ho avuto l’onore di partecipare al 38° corso di formazione per attivisti del clima del Climate reality project, che si è tenuto a Berlino. Il progetto, fondato dall’ex vicepresidente degli Stati Uniti Al Gore, è nato per formare attivisti climatici da tutto il mondo e renderli in grado di agire per affrontare la crisi climatica. Climate reality ha formato finora più di 14.000 attivisti che lavorano in 141 Paesi, dando loro una rete di sostegno e di contatti in grado di facilitare e connettere le azioni.
La formazione ha offerto la possibilità di imparare direttamente da Al Gore e da numerosi scienziati e comunicatori del clima come ispirare l’azione e guidare le proprie comunità nella lotta per un futuro sostenibile, alimentato da energia pulita. Le varie sessioni avevano l’obiettivo di mettere a conoscenza i partecipanti sulle migliori modalità per sensibilizzare l’opinione pubblica sulla crisi climatica, promuovere le soluzioni esistenti per contrastare il cambiamento climatico, la transizione energetica e la mobilità sostenibile, fare pressioni sui leader dei governi, nazionali e locali, affinché agiscano.
Al Gore ha presentato la lezione resa celebre dal film documentario “An inconvenient truth”, premio Oscar nel 2007, che affronta il problema del riscaldamento globale, discute le implicazioni politiche ed economiche della catastrofe, illustra le conseguenze del riscaldamento già in atto e quelle per la vita sulla terra se non si interverrà immediatamente, a livello globale, per ridurre le emissioni di gas serra. Le slide, molto efficaci e costantemente aggiornate, sono a disposizione anche dei nuovi leader climatici usciti dal trainer di Berlino, sia nella versione integrale che in una versione ridotta di 10 minuti per presentarle nelle comunità di provenienza, nei posti di lavoro, in famiglia, fra gli amici e diffondere la consapevolezza dei rischi, ma anche delle possibili soluzioni alla crisi climatica.
Il corso era focalizzato sull’Europa, in particolare sulle opportunità che deriverebbero al continente da un incremento delle ambizioni di riduzione delle emissioni, il phase out dal carbone e la giusta transizione per i lavoratori del carbone e delle fonti fossili e per le comunità che basano le loro economie su questi fonti di energia che devono essere superate, il futuro del settore automotive e dei trasporti sostenibili. Tempismo perfetto considerato che negli stessi giorni della formazione si svolgeva a Berlino la riunione della Commissione governativa sul carbone che dovrebbe proporre una data di uscita dal carbone per la Germania, che rispetti il clima, trovando soluzioni per nuovi posti di lavoro e nuove infrastrutture per le regioni interessate.
Non sono mancati riferimenti anche agli Stati Uniti e alle posizioni negazioniste del Presidente Trump, così come l’invito ai nuovi leader climatici ad usare la propria voce e il proprio voto per determinare il cambiamento necessario e urgente. Il riferimento al voto era rivolto alle prossime elezioni europee, al voto americano ma anche alle elezioni a vari livelli istituzionali locali: tutte occasioni in cui è possibile determinare le future politiche amiche del clima.
Per la Cgil la sfida del futuro si vince solo con un’azione integrata che tiene insieme sviluppo, giustizia sociale, piena occupazione, rispetto del pianeta e dei diritti umani. Stiamo portando avanti questa azione da anni, promuovendo la contrattazione per lo sviluppo quale strumento per la creazione di lavoro dignitoso e benessere. Per la Cgil la giusta transizione, intesa come trasformazione socio economica verso un’economia sostenibile e decarbonizzata, deve essere affrontata in modo partecipato e democratico.
Anche il training di Berlino ha dedicato una sessione di approfondimento all’interrelazione fra giustizia climatica e giustizia sociale e sui modi in cui far avanzare il movimento per il clima, coinvolgendo le comunità e i lavoratori più colpiti dall’uscita dalle fonti energetiche fossili, garantendo che la transizione verso un futuro più pulito, più sano e più sostenibile, rifletta i valori e la cultura europei e non lasci nessuno indietro. Al Gore ha voluto sottolineare l’importanza e la centralità dei lavoratori e dei loro rappresentanti, in questo processo di trasformazione, incontrando per un breve saluto tutti i sindacalisti presenti all’evento.