Contratti di affetto
“I rapporti umani andrebbero regolati da un contratto. Affitto in nero senza caparra, giusto un giorno di preavviso per levare le tende”. Parte così Contratti di affetto di Isidoro Malvarosa: con una dichiarazione che sa tanto di sfiducia nell’umanità e nell’esistenza. È una lenta risalita invece, una parafrasi di quel concetto iniziale, che lascia il peggio soltanto all’inizio. Come un saggio maestro che istruendoti ti prepara al peggio.
Isidoro mette in fila dieci racconti, dieci storie brevi accomunate dall’egoismo e dall’interesse. Un universo dominato dalla temporaneità dei sentimenti e dagli accordi pre-sentimentali. Dare per avere, non concedersi del tutto, stabilire prima i patti, attenersi a quanto stabilito nelle carte. Due protagonisti che si muovono quasi sempre in un ambiente domestico ovattato: tra cucine disordinate e camere da letto ormai fredde, dentro cabine armadio che prendono vita e diventano ‘inermi spettatrici degli eventi’. Un uomo e una donna davanti a bivi epocali, messi di fronte a delle scelte, fotografati quasi sempre sul finire di una storia d’amore. Due figure contemporaneamente presenti e assenti a loro stesse, due pianeti andati ormai molto oltre la loro rotta di collisione. Resta da raccogliere i pezzi e provare ad uscirne con classe e dignità, o meglio resta da conservare quello che c’è stato oppure provarci una volta ancora?
È una prosa scorrevole e ritmata, si scende sulle pagine come sul fondo di una piscina. Le parole di lui a destra, quelle di lei a sinistra, la storia al centro del foglio. Isidoro ogni tanto ti afferra e ti tira su, ti fa tornare a respirare. È una lettura agevole, ma profonda; una distribuzione del testo – intervallata dalle immaginifiche illustrazioni di Giulio Bonasera – che ricorda quella della messaggistica social.
Ne esce una successione di situazioni intime, pensieri universali e aforismi che meritano una seconda – una terza, una quarta – rilettura. Situazioni disperate e disperanti con sullo sfondo l’eco tenue, ma sempre presente di una speranza. La certezza, forse l’illusione, che l’amore sfugga alle logiche di mercato e agli interessi utilitaristici. Rimane un’alba da inseguire, un giorno che forse porterà consiglio, un orizzonte nuovo che alla fine di ogni racconto si staglia oltre la testiera del letto dei due amanti. Una fame di domani di cui non si riesce più a fare a meno.