A che punto è la Conferenza Onu sul clima, in diretta da Marrakech
Cop22: «Hanno un senso convegni e accordi se lasciamo i più vulnerabili al loro destino?»
Per il re del Marocco è il momento di misurare «la credibilità degli annunci che abbiamo fatto. Non abbiamo altra scelta che lavorare per recuperare il ritardo»
MARRAKECH. Nel suo intervento alla cerimonia di apertura della sessione di alto livello della Cop22 in corso a Marrakech, dove sono arrivati i capi di Stato o loro delegati, il re del Marocco Mohammed VI ha ricordato ai leader presenti che già «molte promesse sono state fatte in molte conferenze precedenti. Ma la nostra conferenza di oggi è quello della verità e della chiarezza; una conferenza per assumersi la responsabilità di fronte a Dio e alla storia, e alla nostra gente. Hanno un senso i nostri convegni e i nostri accordi se lasciamo i gruppi più vulnerabili, nelle isole in via di estinzione e nei campi che affrontano il rischio di desertificazione in Africa, Asia e America Latina, lì ad affrontare il loro pericoloso destino?».
E ancora: «L’esito di questa Conferenza sarà decisivo per le nuove generazioni di conferenze delle parti (Cop), che dovranno concentrarsi su iniziativa e azione. In effetti, l’Accordo di Parigi non è fine a sé stesso. I risultati della Conferenza di Marrakech sono, piuttosto, un vero e proprio test per misurare l’affidabilità degli impegni che abbiamo preso e la credibilità degli annunci che abbiamo fatto. È ora di porre rimedio alla situazione corrente. Non abbiamo altra scelta che lavorare per recuperare il ritardo con la mobilitazione continua e completa e con coesione costruttiva, al fine di garantire che le generazioni successive una vita dignitosa e sostenibile».
Ci sembra importante riportare le parole del re del Marocco perché sono la sintesi perfetta delle buone intenzioni che esprimono quasi tutti i governi, almeno pre-Trump. Se le parole fossero azioni potremmo dire che oggi è stata una buona giornata per la lotta ai cambiamenti climatici. Purtroppo, con questo ritmo lento dei negoziati e senza concrete azioni per la decarbonizzazione, l’adattamento e la finanza, corriamo davvero il rischio di agire fuori tempo massimo e di sprecare una storica opportunità di approfittare della crisi in atto per trasformare radicalmente le nostre società e garantire con ciò una società più giusta, equa e sostenibile per tutti i popoli e per le future generazioni e di massimizzare la creazione di nuovi posti di lavoro sostenibili.
Il sindacato, rappresentato al suo più alto livello dalla Ituc (International trade union confederation) propone un’dea chiara per proteggere il clima e al contempo il lavoro, con misure imperniate su diversificazione economica, trasformazione industriale, impieghi di qualità. Ma anche se questa in corso a Marrakech è stata definita la Cop dell’azione, il rischio è che risulti invece solo una parentesi formale, una discussione sui processi e le buone intenzioni ma in cui non viene deciso niente di concreto.
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