Cosa ci dicono davvero i risultati dell’indagine Pisa sugli studenti (e la scuola) in Italia
Si conferma l’incapacità di evitare “ghetti” formativi, dove la provenienza di uno studente dà in larga misura una previsione attendibile del suo destino scolastico
L’Ocse ha reso pubblici i risultati della indagine Pisa 2018: finalità dell’ indagine è accertare, ogni tre anni, quelle competenze che – non direttamente riferibili ai curricoli scolastici nazionali – sono strumenti indispensabili per interagire in modo razionale, responsabile e consapevole nelle diverse situazioni in cui si raccolgono e padroneggiano informazioni, si prendono decisioni, si opera e si “ispirano” i propri comportamenti; comprensione di un testo, utilizzo di linguaggi formalizzati quali quelli della matematica, capacità di avere consapevolezza del ragionamento costruito su base scientifica. Sono questi gli ambiti in cui vengono testati i giovani quindicenni, età in cui presumibilmente hanno compiuto o stanno concludendo gli studi di scolarità obbligatoria (in questa tornata si tratta dei nati nel 2002) e si indirizzano al proseguimento degli studi oppure ad una attività lavorativa.
Non quindi accertamento della quantità e qualità delle nozioni apprese, ma rilevazione del livello di capacità di comprendere, conseguito al fine di potersene servire di fronte ad un problema nuovo, attinente ai diversi ambiti che sono oggetto dell’ indagine.
Le modalità di costruzione dell’indagine nei 79 Paesi che hanno partecipato alla più recente rilevazione (l’80% circa dell’economia mondiale) prevedono di raccogliere attraverso questionari mirati, oltre ai risultati dei test, informazioni sui background familiari, sul funzionamento e l’organizzazione delle scuole e anche su quanto la scuola sia percepita come un valore, dunque quanto e quale senso e peso ai processi di apprendimento dei futuri cittadini venga attribuito dal singolo studente. Ogni tre anni l’indagine si riferisce inoltre ad una competenza “prevalente”: in questo modo è possibile osservare i livelli di padronanza in una dimensione diacronica
Quali le competenze testate da Pisa 2018? Literacy (competenza prevalente)
Esaminando le performance in literacy, l’indagine Pisa mira a valutare capacità di comprendere, utilizzare, valutare, riflettere e impegnarsi con i testi per raggiungere i propri obiettivi, sviluppare le proprie conoscenze e potenzialità e partecipare alla società. In particolare, la literacy matematica rileva la capacità di formulare, usare e interpretare concetti matematici nei contesti più diversi, mentre la literacy scientifica nell’indagine Pisa fornisce la misura dell’abilità di impegnarsi su problemi scientifici e su idee e teorie scientifiche.
I risultati dei quindicenni italiani
Confronto media Ocse e media di alcuni paesi europei
Punteggio medio Ocse | Punteggio medio Italia | |
Literacy
| 487
| 476
|
Literacy matematica
| 489
| 487
|
Literacy scienze
| 489
| 468
|
Al solito sono le tigri asiatiche che raggiungono i punteggi più elevati, mentre l’Italia registra una media inferiore ai punteggi Ocse in literacy (-11 punti) e literacy scienze (-21punti); punteggi inferiori, per restare in Europa, a quelli di Belgio, Francia, Germania, Paesi Bassi, Polonia, Slovenia, Svezia e Regno Unito. L’Italia ha un punteggio simile a quello del Portogallo e della Spagna in matematica, ma inferiore a questi due paesi in scienze e inferiore a quello del Portogallo in lettura; un punteggio simile a quello della Svizzera in lettura, ma inferiore a quello della Svizzera in matematica e scienze.
Percentuale di studenti che raggiungono il livello 2 e i livelli 5/6 di competenza in Italia e nella media di paesi Ocse
% Ocse livello 2 livello 5/6 | % Italia livello2 livello 5/6 | |
Literacy
| 77% 9% | 77% 5% |
Literacy matematica
| 76% 11% | 76% 10% |
Literacy scienze
| 78% 7% | 74% 3% |
Cosa sanno fare gli studenti
| Livello 2
| Livello 5
|
Literacy | identificare l’idea principale in un testo di lunghezza moderata, trovare informazioni basate su criteri espliciti, anche se a volte complessi, e riflettere sullo scopo e sulla forma dei testi se esplicitamente guidati
| comprendere testi lunghi, trattare concetti astratti o contro intuitivi e stabilire distinzioni tra fatti e opinioni, sulla base di indicazioni implicite relative al contenuto o alla fonte delle informazioni
|
Literacy matematica | interpretare e riconoscere, senza istruzioni dirette, come una situazione (semplice) può essere rappresentata matematicamente (p.e confrontare la distanza totale di due percorsi alternativi o convertire i prezzi in una valuta diversa).
| essere in grado di modellizzare situazioni complesse e di selezionare, confrontare e valutare le strategie di problem-solving appropriate per affrontarle
|
Literacy scienze | riconoscere la corretta spiegazione di fenomeni scientifici a loro familiari e utilizzare tali conoscenze per identificare, in casi semplici, se una conclusione è valida sulla base dei dati forniti.
| applicare in modo creativo e autonomo la conoscenza della e sulla scienza a una grande varietà di situazioni, anche non familiari.
|
Divario territoriale
Punteggio medio per area territoriale N-ovest; N-est; Centro; Sud; Sud-isole* | |
Literacy
| 498 501 484 453 439
|
Literacy matematica
| 514 515 494 458 455
|
Literacy scienze
| 491 497 473 443 430
|
*(nord ovest Liguria, Lombardia, Piemonte, Valle d’Aosta; nord est Friuli-Venezia Giulia, Emilia-Romagna, Veneto, Trentino Alto Adige; centro Lazio, Marche, Toscana, Umbria; sud Abruzzo, Campania, Molise, Puglia; sud-isole Basilicata, Calabria, Sardegna, Sicilia)
Il Nord est evidenzia i migliori risultati, il Sud e il Sud-isole confermano la marginalità socio-culturale della scuola in questa parte del nostro Paese (con buona pace di quanti invocano autonomie differenziate e quant’altro), problema rilevato anche dalle indagini che Invalsi svolge annualmente.
Quattro regioni/province italiane hanno scelto di svolgere l’indagine in modo da consentire una lettura più “ravvicinata” delle competenze dei loro studenti. Trento e Bolzano hanno ottenuto punteggi simili a quelli di Germania e Slovenia, superiori alla media nazionale; la Toscana sta nella media nazionale; la Sardegna ha ottenuto punteggi inferiori alla media nazionale e simili a quelli di Grecia e Turchia.
Dieci anni di scolarità obbligatoria: ma la scuola italiana è davvero capace di orientare, promuovere e sostenere le scelte di tutti i giovani cui si rivolge?
Divario per tipologia di scuole
Punteggio medio per tipologia di scuola Liceo Ist.tecnico Centro f.p. Ist.prof | |
Literacy
| 521 458 404 395
|
Literacy matematica
| 522 482 423 405
|
Literacy scienze
| 503 460 408 394
|
Il campione di 11.785 quindicenni testati in Italia è rappresentativo dei 521.226 che frequentano la scuola (di questi circa l’1% è ancora nella scuola secondaria di primo grado, il 4% circa frequenta centri di formazione professionale, il 14% circa Istituti professionali di Stato, il 30% circa Istituti tecnici, il 50% i licei).
La scuola italiana, al di là della modestia dei risultati medi raggiunti – che si conferma negli anni e soprattutto la colloca al di sotto di quelli di molti paesi europei – rivela, nell’organizzazione gerarchica degli indirizzi e dei curricoli, una tradizionale impostazione selettiva che si produce soprattutto negli ultimi due anni di scuola obbligatoria. Dopo l’ultimo anno di scuola secondaria di primo grado gli studenti vengono di fatto indirizzati a scelte fortemente caratterizzate, poco flessibili e che poco hanno a che vedere con quelle finalità di sostegno, orientamento, rinforzo, ampliamento di esperienze e di strumenti culturali, che dovrebbero avviarli alla continuazione degli studi o al lavoro. Accade dunque ancora oggi quello che è sempre accaduto, malgrado il prolungamento dell’obbligo – o per meglio dire del diritto – all’istruzione nei primi due anni di secondaria superiore (legge 269/2006).
Ogni anno uno studente su cinque si perde, abbandona la scuola senza concludere il percorso oppure arriva al diploma senza le competenze fondamentali necessarie; i giovani di 18-24 anni che hanno abbandonato prima del diploma sono il 14,5% (contro l’obiettivo europeo del 10%), mentre al Sud e nelle isole sono quasi il 30%.
I punteggi rilevati, ancora dall’ultima tornata dell’indagine Pisa, evidenziano ad oggi questa drammatica emergenza, che rischia purtroppo di non fare più notizia. Tuttavia vale la pena di fare alcune considerazioni sulla in-equità di un sistema che riproduce, nelle scelte e nei risultati della scuola, disparità di status socio-culturali (Pisa 2019 lo mette bene in luce), ma anche l’incapacità di un sistema scolastico di evitare “ghetti” formativi, in quelle fasce e zone di marginalità che avrebbero bisogno di interventi ormai non più dilazionabili.
Un documento dell’Ocse, già alcuni anni fa, ricordava che “leggere il cap (codice postale) di ogni studente ci dà in larga misura una previsione attendibile del suo destino scolastico e questo soprattutto in alcuni paesi”. Non sarebbe male se si provasse a considerare scandalosa una situazione in cui i licei, tutti, superano il punteggio di 500, mentre gli istituti professionale di Stato, salvo che per la matematica, non riescono a raggiungere neanche i 400 punti.
La modalità adottata da Pisa 2018, che utilizza la struttura dei test adattivi (si somministra un primo stock di test e poi si procede nelle due fasi seguenti assegnando test di maggiore o minore difficoltà, a seconda del risultato conseguito nella primissima fase), consente di cogliere bene cosa riesce a fare anche chi ha capacità limitate e quindi di discriminare, con molta precisione, cosa esprime ciascuna performance (i livelli di literacy di Pisa 2019 sono sei: sotto il livello 1c, livello 1c, livello 1b, livello 1a, livello 2, livello3, livello4, livello5, livello6). Una bella mole di informazioni per assumere decisioni politiche e stabilire priorità.
Trend Pisa 2018: (non) cambiamenti dei risultati italiani
I risultati in literacy sono sostanzialmente gli stessi della rilevazione precedente; in literacy matematica, dopo una significativa crescita dal 2006 al 2015, si sono stabilizzati su un livello di poco inferire a quello precedente, mentre il miglioramento registrato nel 2012 in literacy scienze è calato in modo significativo nel 2015, calo che si manifesta pesantemente ancora nel 2018. Questi trend non positivi si amplificano nelle zone critiche del nostro Paese che vedono aumentare i low performer e diminuire la quota dei più competenti.
Nel 2018 le studentesse italiane registrano 25 punti di vantaggio in literacy sui colleghi maschi a causa del peggioramento dei maschi (nel 2015 la distanza si era ridotta a 16punti, non per effetto di un miglioramento dei maschi, ma per prestazioni più modeste delle ragazze), tuttavia la differenza di genere è poco significativa nei licei e nei tecnici.
In literacy matematica i maschi hanno un vantaggio di 16 punti rispetto alle ragazze (è di 5 punti il vantaggio dei maschi nella media Ocse), mentre le ragazze conseguono un risultato medio di 2 punti superiore a quello dei ragazzi in literacy scienze, in linea con quanto avviene nella media Ocse (risultato che forse statisticamente appare poco significativo, ma che dà il senso di una tendenza al cambiamento).