Del cambiamento climatico e altre storie: perché facciamo scelte irrazionali?
Nel suo “Scelgo dunque sono” l’economista Luciano Canova ci porta alla scoperta delle trappole cognitive in cui cadiamo ogni giorno
Perché tutti noi facciamo, ogni giorno, scelte irrazionali? In molti si saranno svegliati con questa domanda in testa la mattina dello scorso nove novembre, scoprendo che il nuovo presidente degli Stati Uniti d’America per i prossimi 4 anni sarebbe stato Donald Trump. Lungi da noi proporre una lettura semplicistica della tornata elettorale, ma è la scienza a spiegare che le nostre scelte «si muovono all’interno di un continuum molto delicato in cui a prevalere, di volta in volta, possono essere fattori contestuali che portano l’istinto a prediligere un’opzione a un’altra o, invece, l’io che elabora le informazioni in modo strutturato e consequenziale, come un computer che esegue una sequenza di comandi. Non c’è una netta separazione, ma un costante dialogo». Una complessità che «rende forse superato il concetto stesso di irrazionale» confermandoci però al contempo come il cervello, per la sua stessa struttura, porta «l’essere umano a rimanere vittima di una serie di trappole cognitive che non presentano vie di fuga».
Stando così le cose, sarebbe assai utile imparare a riconoscere questi vicoli ciechi. Se non è possibile evitarli, in quanto insiti nella nostra natura umana, ciò non significa che sia anche impossibile provare ad aggirarli. cambiando il contesto, o – per dirla con le parole degli economisti comportamentali – l’architettura della scelta. Se non è possibile controllare noi stessi, controlliamo almeno il nostro ambiente.
Come? Partendo da queste premesse l’economista Luciano Canova ci accompagna alla scoperta di questo affascinante (e determinante) campo d’indagine nel suo ultimo volume Scelgo dunque sono – Guida galattica per gli irrazionali in economia (Egea), esaminando molti elementi cruciali per prendere migliori decisioni anche in campo ambientale.
Si pensi alla progressiva scarsità delle risorse naturali, o ancora all’aggravarsi del cambiamento climatico. La scienza mostra inequivocabilmente come le temperature siano salite insieme ai gas serra emessi massicciamente dall’uomo in atmosfera a partire dalla rivoluzione industriale, ma sono ancora numerosi gli scettici che ritengono questi fatti delle bufale. In primis – tornado agli Usa – il neopresidente Trump. Ma anche escludendo il punto di vista degli eco scettici, il cambiamento climatico non è certo al vertice dell’agenda politica. Come mai?
«Perché il cambiamento climatico – osserva Canova – è la tempesta perfetta di una combinazione di fattori psicologici che ne distorcono la percezione. Innanzitutto è distante nel tempo (anche se gli effetti del clima che cambia, purtroppo, sono sempre più sotto i nostri occhi, ndr)», e in secondo luogo «la progressione del cambiamento climatico non è graduale ma avviene per salti discreti, e questo rende più complessa l’identificazione di un rapporto causa/effetto che leghi l’impatto antropico all’aumento della temperatura». Ha una sua influenza anche «la nostra marginalità di individui rispetto a un problema di così ampia portata». Infine, le morti «causate dal cambiamento climatico, piaccia o meno, non sono così evidenti come quelle originate da altre cause». Al proposito l’autore cita i 15mila decessi avvenuti nella sola Francia nella caldissima estate del 2003, mettendole poi a confronto con i meno di 150 uccisi dagli attentatori che hanno assaltato Parigi nel novembre del 2015 per poi domandare retoricamente «quale fatto susciti in voi una reazione emotiva più intensa».
La risposta è chiara, per quanto poco incoraggiante per la causa ambientalista. Tenere conto della nostra irrazionalità è dunque essenziale per sperare di poter combattere il cambiamento climatico, e non solo. I successi raggiunti negli ultimi mesi, come l’entrata in vigore dell’Accordo sul clima di Parigi, dimostrano che l’obiettivo è alla nostra portata. Per poterlo però finalmente agguantare è indispensabile però ricordare che «l’irrazionalità non è una modalità di azione tipica dei folli, ma un elemento quotidiano delle nostre scelte».