Ecovisioni, l’ecologia al cinema dai fratelli Lumière alla Marvel
È in libreria e negli shop online “Ecovisioni. L’ecologia al cinema dai fratelli Lumière alla Marvel” di Marco Gisotti, Edizioni Ambiente, il primo libro in Italia a raccontare la storia del cinema attraverso le tematiche dell’ambiente e del clima.
«In questo volume – spiega Gisotti – passo in rassegna 150 opere, 100 nel dettaglio e altre 50 più succintamente a uso e consumo di possibili usi didattici, a cominciare da quello che il grande cineasta Bertrand Tavernier ha definito come “il primo film ecologista mai realizzato”, “Baku”, prodotto dai fratelli Lumière nel 1897».
Da Buster Keaton a “Metropolis”, da “Bambi” a “2022: i sopravvissuti”, da” Avatar” al più recente “Siccità”: tutti i grandi film e i più importanti registi che dalla nascita del cinema a oggi hanno raccontato la crisi ecologica e le sue possibili (o impossibili) soluzioni.
Una prospettiva che non manca di includere titoli popolarissimi che rivelano pezzi di storia del nostro Paese o inaspettati allarmi come “Il ritorno di Don Camillo”, dove si racconta la vera tragedia del Polesine, o “007 Quantum of Solace” dove il James Bond di Daniel Craig deve combattere contro uno spietato speculatore dell’ambiente, fino a recenti film della Marvel nei quali la metafora dell’11 settembre è sostituita dalla preoccupazione per il futuro delle risorse e degli ecosistemi.
Il libro rivolge l’attenzione anche agli impatti ambientali della filiera cinema, dalle produzioni fino all’efficientamento energetico delle sale e ai grandi Festival.
«Nella mia vita ho girato più di 180 film, e questo è il mio lavoro e la mia vita. Sono convinta che ciò che facciamo e diciamo noi artiste e artisti del cinema possa avere un peso importante nello spiegare questi problemi alle persone, per convincerle ad agire – spiega Claudia Cardinale, che firma la prefazione al libro –. A volte bastano poche azioni, spesso anche una sola, per ottenere grandi risultati. Il cinema non solo fa bene all’anima ma può fare bene anche all’ambiente».
«Colpisce che il cinema, forse per la sua genetica vocazione all’emozione collettiva, abbia fin dall’inizio saputo esprimere un’attenzione, poi una trepidazione e infine un allarme per il destino della nostra specie su questo pianeta. Colpisce più ancora, però, che l’industria del cinema abbia invece tardato tanto a porsi il problema del proprio impatto ambientale», aggiunge Carlo Cresto-Dina, il produttore italiano che per primo ha cominciato a realizzare film con una certificazione ambientale (“Sul mare” di Alessandro D’Alatri, 2010) e che firma la seconda prefazione del volume.