Fedeli (Ecolat): «Tanti progetti e l’obiettivo di divenire punto di riferimento nel recupero dei materiali post consumo»

Ecolat fa parte del sistema di aziende toscane impegnate nella valorizzazione dei materiali post consumo; l’impianto che opera a Grosseto, infatti, seleziona i rifiuti che provengono dalle raccolte differenziate multi materiale e li prepara per il riciclo.

Il principale impianto che opera in Toscana in quest’attività è la Revet di Pontedera, di cui Ecolat si considera un “satellite” e a cui conferisce le plastiche eterogenee selezionate a Grosseto per essere avviate nel circuito dei Ri-prodotti in Toscana.

E’ quindi a tutti gli effetti, una società che opera nella green economy.

«L’obiettivo di Ecolat – ci ha spiegato il neo presidente del consiglio di amministrazione Roberto Fedeli– è divenire punto di riferimento per il recupero dei materiali post consumo per tutta l’area vasta compresa nell’Ato Toscana Sud. Già oggi seleziona gli imballaggi provenienti dalla raccolta differenziata multi materiale dei rifiuti solidi urbani dei comuni della provincia di Grosseto, Arezzo e Prato».

Dove sono destinati questi materiali, una volta che avete operato la selezione?

«Gli imballaggi in plastica, vetro, alluminio, acciaio e Tetra Pak, che selezioniamo in impianto, sono poi consegnati ai consorzi per il recupero e riciclo che operano nell’ambito del sistema Conai. Le plastiche eterogenee sono invece inviate a Revet ed entrano nel circuito dei Ri-prodotti in Toscana».

Quella di Ecolat è un’esperienza abbastanza recente, ma è già ben inserita nella green economy regionale.

«Ecolat è un’azienda che nasce nel luglio del 2007, dalla volontà di Cooplat ed Ecotrasporti, due società già operanti nel settore dei rifiuti. A fine 2010 abbiamo terminato un revamping dell’impianto per renderlo più efficiente nel ciclo di lavorazione che ci ha permesso di rispettare gli elevati standard richiesti dai consorzi. E’ stata anche operata una riqualificazione ambientale grazie all’introduzione di tecnologie che abbattono le polveri. Il nuovo impianto lavora ormai da oltre un anno a pieno regime e l’attuale società, di cui l’amministratore delegato è Leonardo Canzonetti, è partecipata per il 70% da Cooplat e per il 30% da Ecotrasporti. Stiamo portando avanti il lavoro impostato dal precedente consiglio di amministrazione, Fabrizio Frizzi presidente e Giuseppe Pinto amministratore delegato, con l’intenzione di stabilizzare e al contempo sviluppare la nostra attività, inserendola a pieno titolo nella filiera e nel processo produttivo dell’area tirrenica e della Toscana del sud».

Quali sono i progetti per il futuro?

«Con Cooplat siamo nel raggruppamento di aziende di Progetto6 che ha da poco consegnato l’offerta per partecipare alla gara per il gestore unico dell’Ato Toscana Sud. E’ stato per noi un grande impegno ma se la gara fosse aggiudicata a Progetto6 significherebbe costituire un’azienda che per numeri di addetti potrebbe essere una delle principali di tutta la Toscana. Una sfida cui abbiamo voluto esserci. La stessa Cooplat è in procinto di avviare una nuova società dove confluirà tutto il settore ecologia».

Ovvero?

«I soci di Ecolat – Cooplat ed Ecotrasporti – in attuazione di un progetto di “stabilizzazione e sviluppo” del settore che vede coinvolte entrambe le realtà, sono impegnati nella costituzione di una società di scopo che opererà nel settore ecologia, con fulcro in Toscana, ma con punte di attività ben radicate e sviluppate anche nel Piemonte, in Sardegna e nel Lazio. Nella “Ecolat Ambiente”, questo sarà il nome della newco, confluirà la storia di settore di Cooplat e di Ecotrasporti; sarà inoltre lo strumento di sviluppo della attività specifica nel comparto ecologia.Vogliamo candidarci a essere tra le poche società private di settore protagoniste a livello nazionale. Ne parleremo magari in maniera più approfondita al momento della sua costituzione».

Il momento non è certo dei più favorevoli, sia per le incertezze dovute alla crisi economico-finanziaria, sia per quelle che derivano dai riassetti istituzionali e dagli aggiornamenti normativi in continuo divenire. Quali sono gli elementi per voi più critici?

«La crisi non aiuta le imprese che vorrebbero investire per migliorare gli standard nel settore in cui operano: gli enti pubblici non pagano regolarmente i servizi che ci richiedono ed il denaro costa molto. Ma è altrettanto vero che lavorare in una situazione- ed è quella in cui lavoriamo- in cui non c’è alcuna certezza sugli adempimenti da rispettare è davvero un serio problema. Le norme cambiano in continuo, il che non ci permette di lavorare nel modo migliore, senza contare i costi che comporta in termini economici, di consulenze, di tempo dedicato. Ecolat è un’azienda che ha l’obiettivo di lavorare bene e di migliorare costantemente la qualità del servizio ma la irrequietezza della norma non ti aiuta, anzi, ti complica la vita».

Ecolat è a tutti gli effetti, un’azienda che opera nella green economy, anche se in genere chi parla di economia verde pensa alle energie rinnovabili anziché al riciclo dei rifiuti. Pensa che sarebbe necessario qualche intervento per porre maggiore attenzione su questo tema?

«C’è un tema politico, nazionale e europeo, al quale non voglio sottrarmi. La cultura ambientale, fatta di minor produzione di rifiuti, in azienda e nella famiglia, è uno dei nodi di fondo del problema. E fino a che questo tema non lo si affronta proprio dal punto di vista politico-culturale, ritengo che si vada poco lontani.

Occorrono diversi anni di lavoro e su tutti i fronti, ma se non si comincia non si arriverà mai in fondo. Detto questo, credo che intanto sia indispensabile migliorare la qualità dei materiali che provengono dalle raccolte differenziate per garantire un effettivo riciclo dei rifiuti e aumentare le quantità di materie prime seconde da re- immettere sul mercato. Dopodiché è altrettanto necessario che siano incentivati i prodotti ottenuti dai materiali post-consumo accompagnando il percorso affinché possano essere avviati sul mercato e quindi acquistati. Se il ciclo non si chiude è difficile parlare di un’economia sostenibile.

Gli incentivi come quelli che ha messo a disposizione la Regione Toscana per l’acquisto da parte dei comuni di materiali di arredo in plastica riciclata o per l’utilizzo di vetro proveniente dal riciclo sono degli esempi importanti. Sarebbe però utile che ci fosse un sistema nazionale impostato in questa direzione e che anche il settore del riciclo fosse sostenuto – almeno nella fase di avvio – così com’è stato per le energie rinnovabili. L’impressione è però che data la scarsa attenzione a questo tema e il momento poco favorevole per l’economia non sarà facile ottenere qualcosa».