Fermare l’escalation di armi e combustibili fossili, a partire da San Piero a Grado

Domani manifestanti da tutta Italia per protestare contro la realizzazione di una nuova base militare contigua al Parco di San Rossore

In una dimostrazione plastica del concetto pensa globale, agisci locale, manifestanti da tutta Italia si sono dati appuntamento sabato 21 ottobre davanti alla basilica di San Piero a Grado, per dare corpo alla manifestazione nazionale Fermare l’escalation contro guerre, armi e combustibili fossili. La piccola frazione del Comune di Pisa, che sorge all’ombra del Parco regionale di San Rossore – Migliarino – Massaciuccoli, è infatti divenuta un luogo-simbolo dove le ambizioni di pace e sviluppo sostenibile si scontrano con una crescente militarizzazione dei territori.

Un’estate fa, grazie alla massiccia protesta messa in campo da un variegato nucleo di associazioni ambientaliste e movimenti sociali, sembrava scongiurata la realizzazione della nuova sede del gruppo d’intervento speciale del 1° reggimento Carabinieri paracadutisti Tuscania e del Centro cinofili. Il progetto originario da 75 ettari, concentrato inizialmente nell’area di Coltano – contigua al Parco –, è stato invece rivisto e spezzettato su più zone del territorio pisano, tornando stavolta a interessare direttamente il cuore dell’area protetta.

Di fronte a questo progetto si sono riannodati i fili del dibattito pubblico nazionale, incrociando i venti di guerra con gli interessi dell’economia fossile: «Secondo Greenpeace – argomentano i promotori della manifestazione – circa il 64% della spesa italiana per missioni militari all’estero serve a difendere asset strategici del fossile. Per questo possiamo parlare di un’escalation militare in cui fossile e guerra sono intrecciate». La svolta è arrivata nel corso del mese di settembre, quando a Roma si è riunito il tavolo interistituzionale convocato al ministero della Difesa, alla presenza di tutti i rappresentanti delle istituzioni coinvolte – dal Governo alla Regione Toscana, dal Comune di Pisa all’Ente Parco –, concentrando il focus del progetto sull’area del Centro interforze studi per le applicazioni militari (Cisam) con sede appunto a San Piero a Grado.

Si parla di «caserma diffusa sul territorio» perché in quest’ipotesi alcune infrastrutture verrebbero dislocate in altre aree della provincia pisana: Pontedera vedrebbe nascere una nuova pista d’addestramento per automezzi, mentre nel borgo di Coltano si prevede il recupero e la valorizzazione di alcuni immobili di pregio – la Villa Medicea, l’ex Stazione radio Marconi e le stalle del Buontalenti – per assegnarli ai Carabinieri. Quasi tutte le strutture che erano previste nel progetto bocciato un anno fa troverebbero comunque spazio all’interno del Cisam: un’area interna del Parco e non contigua, quindi con un grado di importanza ambientale e un livello di tutela decisamente più alto rispetto a Coltano.

Un fazzoletto di terra che ricade inoltre all’interno di una zona cuscinetto della riserva della biosfera Mab Selve costiere di Toscana, la cui importanza per la biodiversità è dunque riconosciuta all’interno di un programma globale dell’Unesco. Soprattutto, il Cisam ospita ancora un piccolo reattore nucleare da 5 MW ormai dismesso – attivo dal 1963 al 1980 per la ricerca a fini militari – in attesa di essere definitivamente smantellato; uno dei tanti memento mori alle rinnovate ambizioni nucleari del Governo Meloni.

Come osserva Luigi Piccioni, docente dell’Università della Calabria e storico delle aree protette, oltre che attivista della lista di cittadinanza Una città in comune di Pisa – da sempre in prima fila contro l’ipotesi di militarizzare il Parco – ci sono molte buone ragioni per «chiedere e ottenere di fare un passo indietro e definitivo; non si può cementificare il cuore di un’area protetta, in spregio a tutta la normativa ambientale. L’Ue ha stabilito un’ambiziosa ma indispensabile strategia che prevede di portare la superficie protetta al 30% di tutto il territorio dell’Ue e di rinaturalizzare almeno il 20% entro il 2030. Nel caso del parco di San Rossore un’area militare in disuso da decenni situata nel cuore del Parco, della rete Natura 2000 e di una riserva Mab dell’Unesco com’è l’area ex-Cisam, dovrebbe senz’altro essere oggetto di un progetto di rinaturalizzazione, finalizzato a smantellare gli edifici esistenti e favorendo la ripresa del bosco, anche per dare continuità alle aree boschive limitrofe».

Nel merito, dal Comune di Pisa informano laconicamente che il progetto prevede «il completo smantellamento dell’ex reattore presente nell’area e l’avvio di un piano di riqualificazione floro-faunistica d’intesa con l’Ente Parco», con «la riqualificazione delle aree già urbanizzate» e la contemporanea riconversione a bosco delle superfici non utilizzate tramite la piantumazione di «circa12 mila nuove piante». Rassicurazioni reputate non sufficienti alla tutela e rinaturalizzazione dell’area.

«Resta da smaltire l’edificio che conteneva il reattore e, presumibilmente, parte delle attrezzature e degli strumenti utilizzati. Sono inoltre ancora presenti in loco le scorie radioattive prodotte – ribattono dal circolo pisano di Legambiente, con il Cigno verde nazionale a sostenere la manifestazione di sabato – Dove metterle? In Italia non è ancora stato individuato il Deposito nazionale per le scorie a bassa e media radioattività, anche perché nessuno lo vuole vicino a casa. Tanto meno per le scorie potenzialmente ad alta attività come quelle provenienti da un reattore. Prima di utilizzare l’area bisogna sapere quale sarà la sorte delle scorie. Legambiente chiede che il bosco di gran pregio naturalistico sia restituito al Parco e alla cittadinanza, piuttosto che essere utilizzato per una base militare».

Eppure sul finire di settembre la Comunità del Parco, ovvero l’organo formato dai sindaci dei cinque Comuni e dai presidenti delle due Province ricadenti nell’area protetta, ha dato il proprio via libera all’ipotesi del centro addestramento dei Carabinieri nell’area Cisam; solo due dei sette enti hanno espresso voto favorevole al progetto, ma tanto è bastato all’approvazione. È stata la goccia che ha fatto traboccare il vaso, preannunciando la nuova marea di protesta attesa questo sabato alle 14 a San Piero a Grado.

Il testo di quest’articolo è stato redatto per “il manifesto”, con cui greenreport ha attiva una collaborazione editoriale