Il Club di Roma aveva ragione sui limiti della crescita. E adesso?
Una conseguenza di aver superato i limiti è che dobbiamo necessariamente “rientrare” su livelli di consumi più bassi: non è una soluzione indolore, ma non è necessariamente una tragedia
Quest’anno ricorre il cinquantenario della pubblicazione del primo rapporto al Club di Roma, i Limiti alla crescita (noto in Italia come “I limiti dello sviluppo”).
Dopo tanti anni di denigrazione, ci si comincia a rendere conto che il rapporto non era affatto una serie di “previsioni sbagliate” come qualcuno continua ostinatamente a sostenere. Era semplicemente una valutazione di cosa ci potevamo aspettare se il “sistema mondo,” ovvero l’industria, l’agricoltura, e la popolazione umana, avessero continuato a crescere alla ricerca della massimizzazione del profitto. In quel caso, ci si poteva aspettare la fine della crescita e l’inizio di un declino irreversibile in qualche momento durante i primi decenni del ventunesimo secolo. Oggi, sembrerebbe che siamo veramente arrivati ai limiti alla crescita: fra guerre, epidemie, crisi climatiche, e carenza di risorse, l’economia mondiale sta cominciando a contrarsi.
E adesso? Quello che è stato è stato, ed è inutile cospargersi il capo di cenere per non aver fatto quello che, forse, avremmo potuto fare. Oggi è troppo tardi per rallentare la crescita prima di arrivare al punto che precede quello che possiamo chiamare il “dirupo di Seneca.” È un termine che ho coniato sulla base di un’osservazione del filosofo Romano Lucio Anneo Seneca che aveva notato, 2000 anni fa, che “la crescita è lenta, ma la rovina è rapida”. Siamo ancora in grado di evitare la rovina?
Come sempre, il futuro è nelle nostre mani, e i modelli matematici sono soltanto ipotesi. Ci servono come guida, ma non sono profezie. Se ci parlano di un futuro difficile, è perché siamo noi ad agire in modo tale da renderlo difficile. Abbiamo esagerato con il prelievo delle risorse naturali e abbiamo trascurato il problema dei danni causati dall’inquinamento che, oggi, vediamo più che altro in forma di riscaldamento globale (ma non solo). Così, l’economia è cresciuta più di quanto le risorse possano sostenere a lungo. Per arrivare a questa conclusione, non erano nemmeno necessari dei modelli matematici. Ma i modelli ci hanno dato una guida di quello che poteva succedere e ora ci permettono di capire a che punto siamo.
Una conseguenza di aver superato i limiti è che dobbiamo necessariamente “rientrare” su livelli di consumi più bassi. Questa non è una soluzione indolore, ma non è necessariamente una tragedia. Abbiamo delle buone strategie che possiamo impiegare: in primo luogo si tratta di sostituire le fonti di energia fossili con fonti rinnovabili. Questo è possibile con i miglioramenti tecnologici degli ultimi anni. Oggi, le rinnovabili danno una resa energetica superiore a quella dei fossili: si tratta di investirci sopra e abbattere le barriere burocratiche e culturali che rallentano la transizione. Poi, si tratta di eliminare gli sprechi più evidenti di un sistema industriale che non era mai stato concepito con l’idea che ci fossero dei limiti alla crescita.
L’altro problema fondamentale è quello dell’inquinamento. Qui, le rinnovabili evitano l’emissione di gas serra, e sono un modo per mitigare il problema del riscaldamento globale. Ma non basta: si tratta anche, e forse soprattutto, di evitare la deforestazione che sta facendo enormi danni alla stabilità degli ecosistemi. Dobbiamo cominciare a pensare a ricostituire foreste come ecosistemi, non soltanto come risorse di legname. Poi, abbiamo metalli pesanti, microplastiche, e altri veleni vari allegramente sparsi in giro. Sono problemi che richiedono sforzi e investimenti per rimediare ai danni fatti da secoli di produzione industriale. Non è impossibile, tuttavia.
E la popolazione umana? Siamo veramente in troppi? Fortunatamente, questa è un’area dove i risultati del modello dei “Limiti” del 1972 si sono rivelati effettivamente sbagliati. Lo scenario di base prevedeva che la popolazione globale avrebbe continuato ad aumentare fino al 2050, circa. Questo non sta accadendo: la diminuzione delle nascite in tutti i paesi ricchi sta creando una inversione di tendenza. Rimangono aree ancora in forte crescita, per esempio l’Africa, ma i dati disponibili indicano che il declino delle nascite dovrebbe stabilizzare la popolazione nei prossimi anni e poi gradualmente abbassarla a numeri compatibili con quello che l’ecosistema terrestre può mantenere.
Quindi, ce la possiamo fare a evitare il collasso chiamato “dirupo di Seneca”? Si, se evitiamo di fare errori, come continuare a usare i fossili, deforestare, inquinare, farsi guerre, e – soprattutto – credere che la crescita infinita sia possibile su un pianeta finito. Per il momento non sembra che questi errori li stiamo evitando, anzi, in molti casi stiamo peggiorando. Ma il tempo potrebbe portarci migliori consigli.