Il consumo di suolo è sempre più insostenibile
Anche il Pnrr costituisce un’occasione mancata, in quanto sostanzialmente non prevede alcun impegno per limitare il consumo di suolo
Il Sistema nazionale per la protezione dell’ambiente (Snpa) ha recentemente presentato l’edizione 2021 del rapporto sul “Consumo di suolo in Italia”, con i dati relativi al 2020, mettendo al contempo a disposizione i dati aperti relativi agli anni dal 2006 al 2020.
Le attività di monitoraggio del territorio in termini di uso, copertura e consumo di suolo nel nostro Paese, assicurate dal Snpa come previsto dalla L.132/201610, permettono di avere un quadro aggiornato annualmente dell’evoluzione dei fenomeni di consumo di suolo, delle dinamiche di trasformazione del territorio e della crescita urbana, in particolare, attraverso la produzione di cartografia tematica e l’elaborazione di indicatori specifici, che sono resi disponibili per tutti.
Nel 2019, prima della pandemia, le nuove coperture artificiali avevano riguardato 57,5 kmq, ovvero, in media, circa 16 ettari al giorno. Un incremento che, purtroppo, non mostra segnali di rallentamento.
Anche nel 2020, l’anno del lockdown, la velocità di copertura artificiale è stata di 2 mq al secondo, in valore assoluto il suolo consumato in più nel 2020 rispetto al 2019 è stato di oltre 50 chilometri quadrati, ovvero in media, oltre 15 ettari al giorno. Ormai risulta impermeabilizzato il 7,11% del territorio nazionale rispetto al 6,76% del 2006. Secondo il rapporto “ogni italiano ha a disposizione circa 360 mq di cemento (erano 160 negli anni ’50).”
La velocità del consumo di suolo è ancora molto lontana dagli obiettivi europei, che prevedono l’azzeramento del consumo di suolo netto, ovvero il bilancio tra il consumo di suolo e l’aumento di superfici naturali attraverso interventi di demolizione, deimpermeabilizzazione e rinaturalizzazione.
I dati confermano che il rallentamento del consumo di suolo è, di fatto, terminato e che si continua a incrementare il livello di artificializzazione e di conseguente impermeabilizzazione del territorio, causando la perdita, spesso irreversibile, di aree naturali e agricole. Tali superfici sono state sostituite da nuovi edifici, infrastrutture, insediamenti commerciali, logistici, produttivi e di servizio e da altre aree a copertura artificiale all’interno e all’esterno delle aree urbane esistenti.
L’incremento maggiore quest’anno è in Lombardia, che torna al primo posto tra le regioni con 765 ettari in più in 12 mesi, seguita da Veneto (+682 ettari), Puglia (+493), Piemonte (+439) e Lazio (+431).
Complessivamente in Italia fra il 2006 ed il 2020 il consumo di suolo è incrementato di 1.045 chilometri quadrati e fra il 2012 ed il 2020 di 446 kmq.
Nel rapporto si sottolinea come manchi ancora, nel nostro Paese, una legge fondamentale per la tutela dell’ambiente, del territorio e del paesaggio italiano, indispensabile anche per assicurare un futuro adeguato ai cittadini di oggi e di domani, in un’ottica di sviluppo sostenibile dell’uso del suolo e di aumento della resilienza delle aree urbane di fronte a vecchie e nuove sfide, dovute sia alla nota fragilità del nostro territorio, sia alla necessità di adattamento ai cambiamenti climatici in atto.
La prima proposta di legge per la limitazione del consumo di suolo risale al 2012, quando l’allora ministro delle Politiche agricole alimentari e forestali presentò il Rapporto “Costruire il futuro: difendere l’agricoltura dalla cementificazione” e il disegno di legge “valorizzazione delle aree agricole e di contenimento del consumo di suolo”, non approvato a causa della fine anticipata della legislatura.
La discussione in questi dieci anni ha riguardato diversi disegni di legge, sinora mai andati in porto. In questa legislatura sono in discussione diverse proposte di legge, da quelle dedicate specificamente al consumo di suolo a quelle invece dedicate principalmente alla rigenerazione urbana, sul riutilizzo degli edifici dismessi che possono diventare spazi fruibili per i cittadini, contrastando poi ogni forma di abusivismo che deturpa il paesaggio aggirando leggi e norme di sicurezza.
Il Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr) menziona il tema del contrasto del consumo del suolo, indicando quale misura da intraprendere la adozione di una legge di riforma, qualificata da Pnrr come riforma di accompagnamento agli interventi previsti nel Piano stesso.
Tuttavia, secondo alcuni autorevoli osservatori la redazione del Pnrr costituisce un’occasione mancata su questo tema, in quanto sostanzialmente non prevede alcun impegno per limitare il consumo di suolo.