Diario di uno spettacolo, seconda puntata
Metti l’Ilva di Taranto a Tehran: diario di uno spettacolo
Greenreport.it ospita in cinque puntate la straordinaria esperienza raccontata in prima persona dal protagonista
Siamo da pochi giorni rientrati da Tehran, dove su invito del 16° IIFUT International Iranian Festival of University Theatre, abbiamo presentato tre repliche del nostro spettacolo “L’eremita contemporaneo – MADE IN ILVA” una rielaborazione artistica di una ricerca svolta sull’ILVA di Taranto.
Tehran ha costituito un passo importante per noi. Si tratta della prima volta in cui questo spettacolo viene presentato fuori dall’Europa. Questa tappa internazionale ci ha permesso di incontrare un pubblico molto diverso e certamente all’oscuro della vicenda dell’ILVA, non solo per una questione di distanza ma anche per una serie di regole e censure che incidono pesantemente sull’informazione e sulle notizie che provengono dall’estero.
Lo spettacolo è nato da una lunga ricerca iniziata già nel 2008, quando parlare dell’ILVA poteva sembrare anacronistico e di scarso interesse. All’inizio siamo partiti dall’indagine della condizione di oppressione generata dai ritmi frenetici della società contemporanea. Una critica al sistema capitalistico che si è poi esplicitata in una critica ad una situazione specifica, che Anna Dora Dorno, regista dello spettacolo, nata e cresciuta in provincia di Taranto, conosceva bene da vicino: la vicenda dell’ILVA.
Quello che ci interessava esprimere attraverso questo lavoro era l’ambivalenza, il dramma, il dissidio umano che provavano i lavoratori o i giovani costretti a fuggire dalla città. La continua tensione esistente tra la volontà di evadere da quella “prigione” e la necessità di sopravvivere e quindi di lavorare in condizioni disumane, nella consapevolezza di causare danni a se stessi, ai propri cari e all’intero territorio.
Abbiamo intervistato i ragazzi della nostra generazione che oggi hanno tra i 30 e i 40 anni, che hanno provato a lavorare all’ILVA, molti dei quali hanno deciso di emigrare nella speranza di trovare strade migliori, altri invece, quelli che restano, sono costretti a vivere questa condizione di “condanna”.
I racconti e le suggestioni sono state da noi trasposte in chiave poetica, azioni fisiche e suggestioni musicali, capaci di esprimere questi sentimenti, in maniera forte ed emozionale al pubblico italiano che conosce ormai la vicenda ma anche a tutti coloro i quali potevano essere in grado di comprenderla e di vivere emozioni affini. Così lo spettacolo è arrivato prima a Stoccolma e poi a Tehran.
La motivazione della scelta dell’Eremita contemporaneo – MADE IN ILVA come spettacolo principale dell’IIFUT Festival ci è stata rivelata direttamente da Ali Taghizadeh, direttore del festival, durante il nostro primo incontro negli uffici del teatro. Davanti ad una tazza di tè, Ali ci ha spiegato che ciò che lo ha colpito nello spettacolo è il linguaggio fisico attraverso il quale una vicenda ed una condizione così drammatica può essere espressa e di conseguenza recepita in maniera universale. Lo spettacolo contiene a suo avviso non solo un messaggio chiaro, ma una spinta vitale che può rivoluzionare e condizionare il teatro Iraniano ed infondere nei giovani attori e studenti, la volontà di riscoprire il rapporto col proprio corpo, vittima di una serie di limitazioni imposte dalle regole. Secondo lui, il lavoro dell’artista e dell’attore e il teatro contemporaneo in generale possono farsi promotori di un cambiamento, e mettere in atto, nel rispetto delle regole, una piccola “rivoluzione”. Uno stimolo che arriva da lontano, come il nostro spettacolo, può, grazie alla sua forza scenica ed alla sua diversità, diventare un esempio per gli studenti. In Iran infatti le Università rappresentano le uniche zone franche in cui alcune regole si possono trasgredire e in cui il teatro appare come un luogo libero e necessario.
Forse in un primo momento non abbiamo davvero compreso la spinta rivoluzionaria di cui parlava il direttore del Festival. Il nostro spettacolo ha sempre suscitato in Italia e all’estero forti reazioni ma sicuramente a Tehran è successo qualcosa di diverso, di magico che si è andato chiarendo nei giorni. Raccontare attraverso il corpo, le immagini proiettate, le suggestioni, i suoni, le emozioni, una storia di cui tutti potremmo essere protagonisti, intrappolati nelle nostre “fabbriche”, nelle nostre prigioni, costruite dalle regole imposte dalle società di cui facciamo parte, ha consentito agli spettatori Iraniani di entrare per empatia scenica in una vicenda a loro estranea ma allo stesso tempo così vicina, attuale e densa di rimandi alla propria condizione sociale e politica. Che importa se le regole sono quelle del sistema di produzione capitalistico o di un regime politico e religioso, quello che conta è il sentire di essere strumenti al servizio di qualcosa di più grande che condiziona la nostra libertà e la nostra esistenza. Vivere sotto un embargo imposto dal colosso americano, o nel rispetto di un rigido sistema di regole che vieta e censura molte forme di espressione artistica, lavorare per pochi Rial, moneta che si è svalutata così rapidamente che i tassi di cambio su internet non sono ancora aggiornati, ha reso il nostro “Eremita contemporaneo”, un personaggio con il quale immedesimarsi, soffrire, emozionarsi, reagire, lottare per l’affermazione della propria libertà.
Nicola Pianzola, attore (in esclusiva per greenreport.it)
Comunicato introduttivo
La compagnia di teatro sperimentale Instabili Vaganti è di rientro dall’Iran, dove dal 7 al 11 maggio 2013 ha presentato nell’ambito del 16° IIFUT International Iranian Festival of University Theatre, tre repliche dello spettacolo “L’Eremita contemporaneo – MADE IN ILVA” e diretto un workshop intensivo di teatro per gli studenti dell’Università di Tehran nell’ambito del nuovo progetto MEGALOPOLIS, una ricerca sull’era globale che la compagnia porta avanti lavorando con attori e performer delle più grandi metropoli del pianeta. Lo spettacolo, diretto dalla regista di origine Tarantina Anna Dora Dorno e interpretato da Nicola Pianzola, è il frutto di una lunga ricerca sull’ILVA di Taranto, condotta dalla compagnia dal 2008. La drammaturgia trae ispirazione dal diario di un operaio, deceduto a causa di un incidente sul lavoro e dalle testimonianze di numerose persone che vivono nella città di Taranto. Lo spettacolo ha vinto in Italia il premio di residenza creativa OFFX3 a Trento, il bando di selezione Visionari al festival Kilowatt di Sansepolcro, è stato recentemente candidato al Premio Antonio Landieri -Teatro d’impegno civile 2013 a Napoli. A livello internazionale è stato selezionato allo STOFF Festival di Stoccolma, dove ha debuttato nel 2012.
Note sulla compagnia Instabili Vaganti
Nasce nel 2004 dal sodalizio artistico della regista e attrice Anna Dora Dorno e del performer Nicola Pianzola a Bologna dove dirige il LIV – Performing Arts Centre e il Festival PerformAzioni. La compagnia basa la propria ricerca sulle capacità espressive del corpo del performer e sulla relazione con altri linguaggi performativi: musica, arti visive, video. Instabili Vaganti produce spettacoli, performance, installazioni, dirige workshop, laboratori, seminari e progetti in tutto il mondo collaborando con importanti istituzioni come il Grotowski Institute in Polonia, la Fondazione Bauhaus in Germania, il BIPAF Festival in Corea e con numerosi centri di ricerca, Festival e Università internazionali.