La Scuola Superiore Sant’Anna di Pisa e Scapigliato insieme per la Fabbrica del futuro
Frey: «La logica è pensare a una Fabbrica del futuro che non sia soltanto legata alle prospettive di Industria 4.0, ma che tenga conto anche dell’orientamento strategico verso la sostenibilità»
La Fabbrica del futuro di Scapigliato, ovvero il progetto industriale che sta già cambiando volto all’omonimo Polo di Rosignano Marittimo per prepararlo all’addio della discarica realizzando impianti per il recupero dei rifiuti, nasce all’incrocio di sostenibilità e innovazione.
Un approccio che sta facendo leva sulle Università ed Enti di ricerca presenti sul territorio, a partire – come mostra lo speciale di Granducato Tv Scapigliato – La sostenibilità ambientale attraverso l’innovazione tecnologica – da realtà d’eccellenza come la Scuola Superiore Sant’Anna di Pisa.
«Questa collaborazione rientra in una delle doppie sfide che stiamo vivendo – spiega Marco Frey, economista all’Istituto di Management della Sant’Anna – Abbiamo visto col Green deal come l’economia circolare e la digitalizzazione tendano a convergere: il nostro Istituto e quello di Biorobotica sono capaci di mettere in pista l’integrazione tra queste due dimensioni. La logica dunque è pensare a una Fabbrica del futuro che non sia soltanto legata alle prospettive di Industria 4.0, ma che tenga conto anche dell’orientamento strategico verso la sostenibilità».
Si tratta dunque di lavorare alla Fabbrica del futuro seguendo i tre capisaldi dello sviluppo sostenibile: sostenibilità ambientale, sociale ed economica.
«La prospettiva economica – argomenta nel merito Frey – è cercare di capire come i mercati possono essere in grado di accogliere determinate soluzioni per i rifiuti che gestisce Scapigliato. In altre parole bisogna capire come separarli, trattarli e prepararli per il recupero, attraverso una comprensione precisa di quali sono le caratteristiche anche merceologiche di questi rifiuti: quali sono i mercati delle materie prime seconde che possono essere messe in campo in quest’ottica, sia in una logica business-to-business sia in una rivolta ai consumatori».
È evidente che una prospettiva di questo tipo coinvolge Scapigliato come un attore fondamentale dell’economia circolare sul territorio, ma rifacendosi a dinamiche molto più ampie.
«Siamo stati abituati a pensare al ciclo dei rifiuti come qualcosa che si concentrava sulla parte finale del ciclo, mentre è necessario costruire le condizioni per il riciclo – conclude Frey – Occorre dunque pensare al ciclo di vita complessivamente inteso: ci vogliono dei produttori che pensino sin dall’inizio, nella fase di progettazione dei prodotti, quali elementi possono essere utilizzati come materie prime seconde, addirittura concependo prodotti in maniera tale che siano più facilmente disassemblabili e riutilizzabili. Qui entrano in gioco anche i robot, evidentemente. In un contesto come quello di Scapigliato noi vorremmo andare a sperimentare delle soluzioni avanzate, tenendo conto anche di tutta una serie di aspetti di carattere sociale perché non si fa sostenibilità senza tenere conto degli aspetti sociali».