L’agroecologia è la chiave per il futuro del Niger

Con un’estensione territoriale di 1.267.000 kmq, quasi quattro volte l’Italia, il Niger è il Paese più grande dell’Africa Occidentale, ma anche il secondo Paese più povero al mondo. Il deserto, che occupa due terzi della zona, rende la terra arida e modelli insostenibili messi in pratica sul territorio stanno consumando le risorse naturali, non permettono alle comunità alcun ricavo.

In passato, il Niger era percorso da grandi carovane di cammelli che rifornivano d’oro e di avorio l’impero romano e l’Europa medievale, oggi si è trasformato in un corridoio di transito per camion di migranti in cerca di fortuna in Europa. La stessa rotta che ieri ha fatto fiorire le meraviglie della regione di Agadez, favorisce adesso il proliferare di trafficanti e gruppi armati di matrice jihadista. La vita delle comunità, in maggior numero agricoltori e allevatori, è sempre più difficile e molti, senza alternative, sono entrati nel business del mercato illecito per sostentare se stessi e le proprie famiglie.

Una situazione così critica è possibile vincerla solo passando per una conversione ecologica del modello di sviluppo e del sistema alimentare. «La chiave è l’agroecologia», dice il Responsabile area Niger di COSPE Simone Teggi che da anni lavora sul territorio.

Ne è un esempio il Comune di Tabalak, nella Regione di Tahoua, in cui si lavora con la popolazione Haussa, i commercianti e agricoltori stanziali del Niger, per promuovere sementi autoctone e valorizzare le millenarie tecniche contadine. Dal 2004, COSPE Onlus, in partenariato con la piattaforma nazionale di coordinamento delle organizzazioni contadine (Coordination National Plateforme Paysanne du Niger), promuove progetti di sviluppo agricolo e rurale. Oggi, si punta sui giovani e sulle donne. È stato permesso a 20 giovani di seguire una formazione della durata di 3 mesi perché possano poi avviare attività microimprenditoriali. Mentre 50 agricoltori, il 50% dei quali donne, sono stati dotati di attrezzature e conoscenze tecniche agroecologiche che gli permettono di sviluppare delle capacità produttive sostenibili. Restando sulla loro terra e prendendosene cura, i giovani e le giovani africane potranno costruire il loro futuro e contribuire alla tutela di ecosistemi fragili,  come quelli del Sahel semi-arido,  e migliorare le capacità di adattamento e risposta ai cambiamenti climatici che qui a Tahoua sono sotto gli occhi di tutti.

In Africa, come in Italia, la produzione di qualità, ispirata all’agro-ecologia – biologica,  è in grado di aprire ai giovani nuove prospettive e nuovi mercati: non solo per la vendita del cibo, ma anche per l’offerta di servizi ambientali ed educativi collegati e collegabili. A Tabalak, ad esempio, un gruppo di donne produce un olio che è un bio pesticida estratto dalla pianta del Nimes che viene usato dagli agricoltori locali e che le donne commercializzano anche come cosmetico.

Grazie al partenariato con Natura sì e alla raccolta punti dedicate ai contadini del NIGER al progetto di Cospe onlus le associazioni e I contadini locali saranno in grado di produrre, recuperare e moltiplicare le varietà locali, sconfiggendo povertà e malnutrizione.

Vedi qui le brevi video clip realizzate e partecipa alla raccolta punti o dona a Cospe onlus: https://www.naturasi.it/community-card/cospe