Le Guardiane dell’acqua che difendono l’Amazzonia nella regione colombiana del Putumayo
«Oggi non ho più paura, perché se noi stesse non lottiamo per quello che vogliamo e lasciamo che mettano a tacere le nostre voci, chi continua con la lotta?»
Ana Milena Delgado, 41 anni, è Guardiana dell’acqua e promotrice dell’associazione femminile e femminista Alianza de mujeres tejedoras de vida per i municipi di Valle del Guamuez e San Miguel, nella regione colombiana del Putumayo.
Il suo primo lavoro – oltre a quello di madre – è stato presso un’associazione di donne, alcune delle quali facevano parte di Mujeres ahorra doras en acción. È proprio da qui che è iniziato il processo che ha infine portato alla creazione della figura e del ruolo delle Guardiane.
Le “Guardiane” si prendono cura del proprio territorio a partire dalla risorsa acqua, facendo laboratori sul clima, sull’ambiente, sulla raccolta di rifiuti.
Nata da una sensibilità sempre più forte sui temi ambientali – ed in particolare sulle conseguenze di attività di estrazione petrolifera, minerarie e di deforestazione non controllata – Mujeres ahorra doras en acción ha risposto ad una necessità di maggiore protezione del patrimonio ambientale formando un gruppo di donne guardiane.
«Le migliori custodi del territorio siamo noi donne. Noi sappiamo cosa significa vivere senza acqua. L’acqua è vita, è salute, è igiene, è alimento. È tutto», spiega Ana Milena. Gli uomini, spesso e volentieri, si trovano invece dalla parte della fazione opposta: molti di loro firmano infatti contratti di lavoro con le imprese petrolifere e minerarie pensando solo al guadagno senza dare importanza all’impatto ambientale che queste producono. Lo stesso accade nelle coltivazioni illecite di coca.
Ma la creazione di questo gruppo di donne è passata anche attraverso un processo di riflessione sul valore dell’acqua e della ricchezza ambientale. Grazie ad un corso di formazione in turismo ornitologico, il municipio di appartenenza di Ana Milena ha cominciato a vedere le risorse ambientali come una possibile fonte di attrazione turistica e quindi di guadagno sostenibile: «Possiamo così pensare di non vivere bene solo il momento ma di costruire in modo lungimirante per vivere bene la vita intera, vivir sabroso come si dice ora», aggiunge Delgado.
Milena ci racconta che si occupa di organizzare laboratori e attività di socializzazione e etno-turismo: «Questo tipo di turismo etnico fa sì che ognuno di noi qui possa conoscere le proprie radici perché, in un modo o nell’altro, siamo indigeni».
Insieme alla fondazione Hormiguitas rescatando huellas Milena e le altre guardiane hanno avviato un progetto di recupero di un ruscello presente nel loro territorio, mentre con Las hormiguitas arte sanas hanno sviluppato una macchina artigianale con cui si producono eco-mattoni: presto sarà terminata la prima banca in eco-mattoni nel municipio de La Hormiga. Inoltre, ha organizzato diverse giornate di riforestazione: «Pochi mesi fa abbiamo fatto una passeggiata per vedere come stanno gli alberi e se stanno crescendo, di cosa hanno bisogno». Gli alberi stanno crescendo.
Il ruolo delle guardiane non si limita solo alle attività di formazione ed ecoturismo. «Generalmente quando c’è in corso una violazione, chiudiamo le strade e scioperiamo», ci dice Milena che, insieme alle sue compagne, non ha permesso la costruzione a Nueva Isla – una località a pochi chilometri da La Hormiga – di una discarica municipale, non per spirito di opposizione ma per l’impatto ambientale che avrebbe generato.
«Qualche anno fa abbiamo scioperato sulla via Teteye, ci siamo lamentate con le petroliere perché, a causa dell’alto sfruttamento dei pozzi, questo settore non ha più acqua», ci racconta. «Qui siamo nel bacino amazzonico: è una vergogna che non ci sia acqua e che le persone non possano beneficiare delle risorse del territorio in cui vivono».
Milena è stata minacciata due volte, si presume da gruppi di fuorilegge. «Chiaramente ho avuto paura nel momento delle minacce, però oggi non ho più paura, perché se noi stesse non lottiamo per quello che vogliamo e ci facciamo vincere dalla paura, si dejamosque nos apaguen la voz – se lasciamo che mettano a tacere le nostre voci – chi continua con la lotta?».
Difendere il territorio. Creare coscienza ambientale tanto nelle istituzioni, quanto nelle compagnie petrolifere, che nelle persone. Capire che ciò che oggi per noi significa guadagno, da qui a pochi anni, per noi significherà distruzione. La terra che abbiamo è una sola. «Da tutti dipende che l’acqua continui a scorrere, come deve essere – ci ricorda Milena – qui piove moltissimo e ultimamente ci sono frequenti inondazioni, ma l’acqua della pioggia non è sufficiente, in molte località l’acqua piovana si raccoglie e si riutilizza ma non è abbastanza, abbiamo bisogno di fiumi che siano puliti. Questa è la nostra lotta: trarre beneficio dal territorio ma con responsabilità, prendersi cura dell’acqua».
di Federica Imparato, Cospe, per greenreport.it