L’eolico off-shore in Italia attende ancora il Piano di gestione degli spazi marittimi

Insieme all’assenza delle linee guida per i procedimenti volti al rilascio dell'autorizzazione unica, resta uno dei principali limiti allo sviluppo di questa fonte rinnovabile

Il grande e crescente interesse suscitato dall’eolico off-shore in questi ultimi anni rimane legato all’intensità e alla continuità dei venti, che garantiscono uno standard di produzione energetico molto al di sopra di quello realizzabile con i classici aerogeneratori on-shore.

La necessità di governare al meglio questo importantissimo settore – sono state presentate diverse decine d’istanze – dipende moltissimo da due questioni di base che, ancora oggi, risultano irrisolte.

La prima riguarda la mancata individuazione degli spazi marittimi da dedicare ai campi eolici off-shore, molti dei quali oltre le 12 miglia nautiche dalla costa, in considerazione che il Piano di gestione degli spazi marittimi – di cui alla direttiva comunitaria 2014/89/Ue – non è stato ancora compiutamente definito dal ministero delle Infrastrutture e dei trasporti (Mit); ad oggi sono state completate, infatti, le procedure di consultazione nazionale e transfrontaliera e si attende il parere della Commissione Vas.

La seconda questione, non meno rilevante, riguarda la previsione di cui all’art. 23 del Dlgs 199/2021 che stabilisce, tra l’altro, da parte dell’allora ministero della Transizione ecologica – ora ministero dell’Ambiente e della sicurezza energetica (Mase) – l’emanazione, tramite decreto interministeriale, delle linee guida per lo svolgimento dei procedimenti volti al rilascio dell’autorizzazione unica, di competenza Mase, alla realizzazione e funzionamento dei parchi eolici in parola.

Dette linee guida, consentirebbero, peraltro, in caso di campi eolici off-shore che si dovessero sovrapporre nel medesimo specchio acqueo, di assumere le determinazioni del caso in considerazione del fatto che non è stato chiarito dalla norma quale sia il criterio d’applicare per l’attribuzione dell’area medesima.

Per le ragioni già indicate, appare non più procrastinabile ricercare con urgenza le soluzioni alle inadempienze, ancora irrisolte, e smettere il pagamento dell’infrazione comunitaria – che grava da tempo – per la mancata elaborazione del Piano di gestione degli spazi marittimi che, giova ricordare, include anche l’individuazione degli spazi marittimi da riservare all’eolico off-shore.