Come progettare la transizione ecologica a partire dal mare
Nascono le Alleanze per le energie marine promosse dal progetto Blue deal
Il ministro Orlando: «L’energia rinnovabile marina è una fonte di energia pulita che può svolgere un ruolo importante nel sostenere la transizione energetica nell’area mediterranea»
Il progetto Blue deal, finanziato nell’ambito del programma europeo Interreg Med, è prossimo alla conclusione dopo tre anni di attività volte ad indagare e promuovere soluzioni per lo sviluppo delle fonti energetiche rinnovabili marine, note come blue energy.
Il partenariato internazionale, coordinato dall’Ecodynamics group dell’Università di Siena, ha coinvolto amministrazioni pubbliche, imprese, esperti del settore e cittadini con l’obiettivo di far conoscere le tecnologie blue energy e costruire consenso intorno a possibili impieghi nel Mediterraneo.
Tra le attività del progetto Blue deal sono stati realizzati laboratori partecipati, i Blue deal labs a Durazzo, La Valletta, Creta, Spalato e Larnaca; attraverso un processo di pianificazione partecipata con stakeholders locali, i Labs hanno prodotto piani per l’implementazione di tecnologie blue energy in vaste aree marine di Albania, Malta, Grecia, Croazia e Cipro, individuando specifici siti potenziali per l’installazione di turbine eoliche flottanti e convertitori del moto ondoso per la produzione di energia elettrica e stimando il potenziale impatto benefico sul sistema elettrico nazionale e sul clima.
Due Business forum sono stati organizzati ad Atene e a Valencia per stimolare investimenti e innovazione nel settore delle blue energy da parte di imprese private. In particolare, attraverso un’azione di Open innovation challenge, sono state lanciate dodici specifiche richieste di soluzioni (Isola del Giglio e Marina di Pescara, in Italia) per sfruttare le energie marine, e 80 aziende hanno risposto all’appello proponendo le proprie tecnologie innovative; 12 solvers sono stati poi ufficialmente selezionati dai challenger per ricevere un riconoscimento e instaurare un dialogo con amministrazioni e enti locali.
Un sondaggio tra cittadini è stato condotto con circa 200 interviste per ognuna delle 12 aree campione; i risultati pubblicati in un portale dedicato rivelano profili differenti nelle varie circostanze ma anche una generale propensione ad accogliere lo sviluppo delle energie rinnovabili marine in aree costiere. Inoltre, studenti di scuole superiori e istituti professionali sono stati coinvolti in una competizione, Blue deal for future school contest, per proporre idee innovative sul tema delle energie marine: i risultati e i vincitori sono stati rivelati nel corso della conferenza finale, svoltasi il 18 maggio 2022.
Un ampio dibattito su attività e risultati del progetto Blue deal è stato recentemente organizzato anche a Livorno dall’associazione Tes – Transizione ecologica solidale, e le considerazioni emerse fanno veramente ben sperare, soprattutto in virtù dell’interesse dimostrato da parte delle amministrazioni a livello nazionale, locale e delle autorità di sistema portuale.
Nel corso dell’iniziativa “Blue days – Progettare la transizione ecologica a partire dal mare” sono stati infatti raccolti interventi molto positivi a sostegno dello sviluppo dell’innovazione in questo promettente settore energetico e in parte sintetizzati in un video di testimonianze che coinvolge esperti, ricercatori e amministratori. https://www.youtube.com/watch?v=OeVvndPNGP4
Tra gli altri delegati, il ministro del Lavoro Andrea Orlando è intervenuto all’evento manifestando un chiaro interesse per le prospettive di innovazione legate al settore: «Credo sia molto acuto e proficuo capovolgere il punto di vista con il quale solitamente guardiamo allo sviluppo del territorio e osservarlo dal punto di vista del mare, è un punto di vista assolutamente innovativo. […] L’energia rinnovabile marina, nota appunto come blue energy, è una fonte di energia pulita che può svolgere un ruolo importante nel sostenere l’area mediterranea per raggiungere i suoi obiettivi di transizione energetica, generare crescita economica e posti di lavoro, migliorare la sicurezza dell’approvvigionamento energetico e aumentare la competitività attraverso l’innovazione tecnologica, soprattutto in questa fase in cui la diversificazione dell’approvvigionamento delle fonti energetiche è ancora più urgente».
L’appello del ministro è quello di affrontare la sfida su più piani, anche oltre gli attuali confini normativi, e specialmente quello culturale e quello della creazione di reti solidali, pensando nuove forme e nuove reti che siano in grado di promuovere la transizione e valorizzarla: «Abbiamo una grande occasione per pensare anche a come anticipare dei processi che diversamente rischiamo soltanto di trovarci a subire. […] In un settore che ancora può crescere molto ed è ai primi passi, fin dall’inizio, possiamo evitare anche quel formarsi di generi di “comitatismo” che oggi pesano molto in altri settori nell’ambito delle rinnovabili e anche quelle forme di particolarismo campanilistico che non sempre hanno agevolato lo sviluppo delle rinnovabili sulla terra. […] Coinvolgere le popolazioni negli esiti delle possibili ricadute è un modo per dare una risposta a una domanda di transizione che sia effettivamente equa, solidale ed inclusiva. Se ci riflettiamo bene, in questo ambito di sviluppo, noi siamo in grado di coinvolgere aree che hanno davvero bisogno di processi di rilancio, di ragioni di ripensamento; penso alle grandi regioni del Sud de-industrializzato, penso alle zone dell’altra sponda del Mediterraneo, e cioè aree che possono trovare in questo filone una nuova ragion d’essere, una nuova vocazione in un modello diverso da quello legato ai combustibili fossili».
Un aspetto cruciale per lo sviluppo di un settore con un tale carattere innovativo, risiede, oltre che su un adeguamento normativo, su un’ampia condivisione di conoscenze e intenti: «Abbiamo sempre più bisogno di mettere a sistema il contributo della ricerca e di progetti europei, come appunto il progetto Blue deal, creando capitale dai risultati che si realizzano sui territori e cercando nuove dinamiche, nuove relazioni di rete. […] Stringere alleanze di questo tipo, fondate sulla ricerca, in grado di realizzare delle sinergie complesse tra amministratori, stakeholders e con la cittadinanza, credo sia tra le chiavi essenziali di successo della transizione ed è anche la spinta che consente l’aggiornamento del quadro normativo», ha concluso il ministro.
Il progetto Blue deal chiude il suo corso proprio con la formalizzazione delle Blue deal alliances, Alleanze territoriali per le blue energy composte da amministrazioni, imprese, associazioni e cittadini, per individuare e discutere proposte di sviluppo di energie rinnovabili marine.
Le Alleanze sono il lascito del progetto Blue deal che si conclude aprendo questa nuova prospettiva e sono destinate a durare, svilupparsi, crescere e moltiplicarsi nel tentativo di rendere la transizione energetica una realtà che abbia ricadute positive sulla qualità della vita, sul benessere economico e sociale delle comunità e sulle future generazioni.